Otto anni di incubo per un intervento estetico. Annapaola racconta sui social il calvario: «Ragazze, amatevi come siete»
Annapaola Xodo, 30 anni ed ex modella, si era operata al seno quando aveva poco più di 20 anni, e da allora è iniziato il suo calvario. Ora racconta la sua storia per mettere in guardia le altre ragazze

Era il 7 giugno 2018 quando Annapaola Xodo pubblica sulla pagina Instagram tre post con la scritta a caratteri cubitali: «Pronta per il viaggio verso la mia salvezza». Ma perché? Il suo messaggio voleva far sapere che era la speranza di mettere la parola fine al suo calvario iniziato otto anni fa quando, poco più che vent’enne, si era sottoposta a un intervento di chirurgia estetica per il seno – una mastoplastica. Il suo post riguardava la partenza per gli Usa, dove avrebbe finalmente ‘ritrovato la vita’. Sui social, Annapaola ha voluto documentare l’incubo che ha vissuto in tutti questi anni e il suo percorso verso la guarigione. Ma si è anche sentita in dovere di mettere sull’avviso tutte le ragazze (e donne) da certi pericoli: «Voglio dire alle ragazze che devono amarsi per quello che sono e non farsi vincere dall’insicurezza».
La bella e la bestia
Lei, modella documentata da numerosi scatti pubblicati su Instagram era la bella, ma la bestia erano gli altri scatti pubblicati anch’essi su Instagram con le ferite, gli ematomi e le lesioni provocate dall’intervento cui si era sottoposta per rifarsi il seno. «Ero così giovane, ero così ingenua, ero così bella, ero così insicura – scrive in un post del 16 ottobre – Maledetta insicurezza... mi ha fregata e mi ha fatto passare 8 anni di incubo e ora ancora non è finita la fatica, la guarigione totale è lunga».
Il maledetto intervento
Quando aveva 22 anni, Annapaola che lavorava nel mondo della moda e allo stesso tempo frequentava l’università a Milano, decide di sottoporsi a una mastoplastica additiva. «Avevo il mondo in mano, ma un amore mi ha catapultata negli abissi e non sono più riuscita a risalire», scrive ancora l’ex modella. La decisione di rifarsi il seno, tuttavia, non era dettata da ‘esigenze di lavoro’, come si potrebbe pensare ma, come confessa lei stessa, lo ha fatto per amore. «Questo amore purtroppo mi creò nel tempo molte insicurezze che mi portarono a volermi modificare fisicamente quando non ne avevo bisogno».
Le cose si complicano
Ceto, di donne che si rifanno il seno ce n’è sono molte, e nella maggioranza dei casi va tutto bene. Ma a volte no. Come nel caso di Annapaola. Dopo l’intervento, infatti, la giovano ha iniziato a sentirsi male: «Avevo le gambe gonfie e bollenti», racconta parlando dei primi sintomi che sono apparsi. Dopo di che, anziché essere un possibile effetto collaterale passeggero, la situazione è precipitata. Da questi primi sintomi sono comparsi gonfiori alla bocca, alla mandibola, alla lingua. E poi arrivano le prime intolleranze alimentari, un insolito e repentino dimagrimento, senza contare i diversi shock anafilattici – che potevano anche essere letali. «Dal 2011 a giugno 2018 ho avuto quasi 70 ingressi in pronto soccorso e due ricoveri – racconta Annapaola – Un calvario che non auguro a nessuno. I medici qui in Italia non capivano cosa avessi. Perché avevo esami perfetti, ero solo anemica, un fattore comune nelle donne che hanno questa malattia oscura». Già, una ‘malattia oscura’ non così rara, e denominata ‘Breast implant illness’ (BII), che colpisce chi ha delle protesi mammarie ed è correlata a una intossicazione da silicone – la materia con cui ancora oggi sono composte le protesi.
La prima decisione
Dopo aver compreso che il suo corpo era stato intossicato dalle protesi, Annapaola prende la prima drastica decisione: «Ho deciso di farmi immediatamente togliere le protesi», scrive. Solo che, durante l’intervento, non sono state asportate le capsule. «Questo ha contribuito a intossicarmi ulteriormente – aggiunge la giovane – e a peggiorare i miei sintomi, ma nessuno qui in Italia voleva operarmi per togliermi le capsule, anzi venivo presa per pazza». E così, Annapaola, si passa altre tre mesi a letto – un drammatico periodo in cui anche gli odori potevano innescare uno shock anafilattico.
Una speranza di salvezza
Dopo aver saputo che anche la moglie del fondatore di Playboy, Crystal Harris Hefner, era stata colpita dalla Breast implant illness, l’ha contattata via Instagram per chiedere aiuto. Crystal le ha consigliato di rivolgersi alla dottoressa Feng, dell’Ohio. Dopo aver preso accordi, arriva la speranza di salvezza e il posto pubblicato a giugno intitolato ‘Verso la mia salvezza’.
«Mi sono operata lo scorso giugno e qui è iniziata la mia rinascita – scrive Annapaola – Sto bene, ho ricominciato a uscire, a mangiare, a fare yoga. Certo ho dei momenti in cui mi sento più stanca e prendo tre bloccanti dell’istamina al giorno, ma ho ripreso finalmente a vivere. Il mio è stato un vero e proprio avvelenamento e ora che sto smaltendo la tossicità il mio obiettivo è informare le donne su questa malattia sconosciuta in Italia e lanciare il messaggio di amarsi per come si è. Siamo una macchina perfetta, non va toccata».