28 marzo 2024
Aggiornato 23:00
Resistenza agli antibiotici

Antibiotico resistenza: batteri multiresistenti sono ormai killer quotidiani

Ogni anno causano circa 700mila decessi

Batteri resistenti agli antibiotici
Batteri resistenti agli antibiotici Foto: Shutterstock

ROMA – Sempre più vittime delle infezioni da batteri resistenti. Tanto che l'antibiotico-resistenza oggi è una vera priorità, presto sarà un'emergenza: si tratta delle resistenze batteriche agli antibiotici, una realtà che può rendere nel tempo le infezioni non curabili in modo efficace. Una situazione molto rischiosa che potrebbe rendersi drammaticamente reale nei prossimi anni se non vengono presi subito tutti i provvedimenti che la scienza medica già oggi ci permette di assumere efficacemente. Ogni anno, infatti, nel mondo circa 700mila decessi sono causati dall'antibiotico-resistenza; l'uso smodato di antibiotici infatti ha vanificato i loro effetti e reso i batteri più resistenti, con trend in continua crescita e costi sempre più elevati.

Batteri killer
Il grido di allarme è lanciato dagli specialisti della SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive a livello nazionale, e da quelli della SIAARTI, la principale società scientifica che raccoglie gli Anestesisti-Rianimatori. Entrambe le società hanno concesso il loro patrocino ed incoraggiamento all'iniziativa dell'Ospedale Civile di Pescara, dove rianimatori ed infettivologi abruzzesi hanno dato vita il 1 e il 2 dicembre a due importanti appuntamenti sul tema delle infezioni da germi resistenti e su quello ad esso correlato, ancora più urgente, del corretto uso degli antibiotici e degli antimicotici, che può giocare un ruolo molto rilevante nell'interrompere la selezione e la diffusione dei germi resistenti. Presente fra gli altri anche Marcello Tavio, (Ospedali Riuniti Ancona), presidente eletto SIMIT per il biennio 2019-2021.

L'ospedale come serbatoio
Le infezioni batteriche contratte in comunità sono in aumento rispetto al decennio scorso e sono soprattutto i soggetti più fragili, con patologie come diabete, problemi cardiovascolari, trattamenti chemioterapici, quelli più a rischio. Tra questi soprattutto gli anziani, che oltre alle patologie associate, presentano spesso una riduzione dell'efficienza del proprio sistema immune. Il tasso di infezioni batteriche severe cresce col crescere dell'età: sopra i 65 anni esse aumentano di almeno tre volte, di quattro volte superati i 75 anni. A livello territoriale, le infezioni più frequenti sono le urinarie, bronchiali, polmonari e gastrointestinali; tra i pazienti ospedalizzati invece oltre il 60% presenta un problema polmonare.

Usare gli antibiotici consapevolmente
«Razionalizzare l'uso degli antibiotici in questi pazienti è una priorità enorme – sottolinea Giustino Parruti, Direttore dell'UOC di Malattie Infettive e Presidente Regionale SIMIT – un laboratorio molto efficiente ci può aiutare molto, come sta accadendo a Pescara negli ultimi due anni, facilitando l'uso mirato degli antibiotici. Uno dei problemi principali per ridurre al minimo le resistenze batteriche sempre più diffuse è infatti usare bene ed in modo mirato gli antibiotici. Altra priorità è riuscire ad identificare senza correre rischi quando non usare gli antibiotici o ridurre il numero e la durata della terapia antibiotica nel singolo paziente».

Il problema della terapia intensiva
Un problema diverso è rappresentato invece dai pazienti ospedalizzati in terapia intensiva. «Molti di questi sono più giovani dei ricoverati in area medica, e spesso senza patologie di rilievo maggiore prima dell'evento che li conduce al ricovero in Rianimazione – sottolina Tullio Spina, Direttore dell'UOC di Anestesia e Rianimazione di Pescara – l'ambiente della Terapia intensiva si presta molto alla sperimentazione ed alla ricerca di buone pratiche nell'uso degli antibiotici e degli altri strumenti per il controllo delle infezioni contratte in Ospedale. Noi qui a Pescara da circa 4 anni abbiamo messo a punto un pacchetto di interventi che ci ha permesso di ridurre moltissimo la selezione di germi resistenti durante la degenza ospedaliera, e in questa circostanza presenteremo la nostra esperienza con i suoi buoni risultati, che ci inducono a perseguire in questa strategia, se possibile potenziandola ancora».