19 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Salvato da insufficienza respiratoria

Intervento record: un paziente è in fin di vita, ma i medici studiano di notte e riescono a salvarlo

Un uomo con pochissime possibilità di sopravvivere è stato salvato da un team di medici di Treviso dopo uno studio approfondito sul caso

Medici salvano un  paziente in fin di vita dopo aver studiato tutta la notte
Medici salvano un paziente in fin di vita dopo aver studiato tutta la notte Foto: Shutterstock

TREVISO - Questo è uno di quei casi di cronaca che ogni giorno vorremmo sentire. Seppur a volte fa più scalpore l’errore medico, è un piacere leggere tra le righe di un quotidiano che ci sono ancora dottori pronti a fare qualsiasi cosa per salvare la vita a un uomo. L’episodio di cui vogliamo parlarvi è accaduto a Treviso, luogo in cui un 73enne stava seriamente rischiando di morire soffocato. Ma questa volta non si trattava di cibo, bensì dell’effetto collaterale di un farmaco. Ecco l’incredibile intervento dei medici dell’ospedale di Treviso.

Rischio di soffocamento
Alcuni medici dell’ospedale di Montebelluna si sono dovuti scontrare con un enorme dilemma. Avevano a che fare con un paziente di 73 anni che viveva a Mareno. Il pover’uomo soffriva di problemi cardiaci ed era costretto ad assumere farmaci per la salute del cuore. Tuttavia, pare che siano stati proprio questi a causargli un problema gravissimo: stava rischiando di soffocare.

Una notte intera passata a studiare
I medici non sapevano come ridurre o eliminare del tutto il grave effetto collaterale indotto dal farmaco. Quello che era certo è che avevano pochissimo tempo per trovare una soluzione. Decidono, così, di mettersi comodi e studiare un metodo che avrebbe potuto salvargli la vita. La situazione non era delle migliori e non avevano a disposizione un gran numero di case reports con cui confrontarsi.

L’intuizione all’alba
Finalmente durante le prime ore di luce i medici che si occupavano del 73enne hanno un’intuizione: pensano che la soluzione sia quella di eseguire una circolazione extracorporea. Secondo quanto riportato da Il Gazzettino, l’idea era già stata sperimentata in Giappone. Si trattava, sostanzialmente, di depurare il sangue attraverso uno speciale filtro. Non era di certo una delle soluzioni più semplici, ma considerata la gravità del paziente le alternative erano poche - se non nulle.

Il paziente «risorge»
La dichiarazione del paziente, dopo essere stato sottoposto a circolazione extracorporea è stata abbastanza eloquente: «i medici mi hanno fatto risorgere». L’intervento di circolazione extracorporea, infatti, era riuscito a eliminare totalmente la gravissima insufficienza respiratoria indotta dai farmaci. «Ormai stavo morendo. Poi i medici mi hanno fatto risorgere. Non posso che ringraziare tutti quelli che si sono dati da fare per me». Ma ciò che il paziente non potrà mai dimenticare – asserisce lui stesso – è il viso del suo medico, il dottor Federico Caria dell'unità di Anestesia e Rianimazione, che nelle prime ore del mattino gli ha detto: «abbiamo ancora una possibilità».