19 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Cancro al seno e linfoma

Tumore al seno e linfoma: arrivano i farmaci sottocute che si somministrano in 5 minuti

I farmaci biologici utilizzati nella terapia contro il cancro da ora in poi potranno essere somministrati sottocute anziché endovena e l’infusione durerà solo 5 minuti

Arrivano i farmaci da somministrare sottocute
Arrivano i farmaci da somministrare sottocute Foto: Shutterstock

La ricerca contro il cancro sta facendo grandi passi, specie con l’immunoterapia. Se da un lato dopo tanti anni abbiamo ancora a che fare con la chemioterapia, dall’altro si affiancano farmaci sempre più innovativi. Uno di questi potrebbe per sempre cambiare la vita dei pazienti che ogni tre settimane devono recarsi in ospedale per una flebo contenente i cosiddetti farmaci biologici. Il tutto migliorerà notevolmente la vita dei malati di cancro e diminuirà vistosamente i costi sanitari.

Abbattimento dei costi
E’ il sogno di tutti: una riduzione dei costi sanitari e un miglioramento della qualità della vita dei pazienti. Tutto questo ora diventerà realtà per tutte le persone affette da cancro al seno e linfoma non Hodkin. Finalmente da ora in poi sarà disponibile una modalità di somministrazione totalmente innovativa che verrà effettuata sottocute. Un cambiamento apparentemente minimo che permetterà di risparmiare oltre 60 milioni di euro in costi sociali, sanitari e organizzativi. Di questi 31,5 milioni verrebbero risparmiati in oncoematologia e 30 in oncologia.

Riduzione dei tempi di somministrazione
L’ottima notizia è che i tempi di infusione del farmaco saranno notevolmente ridotti: al posto dei tradizionali novanta minuti si passerà a 5. Un grande traguardo che, oltre a rendere più agevole la terapia aiuterà a ridurre i tempi di attesa in ospedale del 34%, con un taglio alla permanenza in Day Hospital del 50%.

Gli anticorpi monoclonali
Lo studio è stato realizzato dall'Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari (Altems) dell'università Cattolica di Roma, presentato oggi nella Capitale. Il Report è stato realizzato grazie alla collaborazione di Roche. La ricerca in questione si è concentrata sul tumore al seno e il linfoma non Hodkin e sull’utilizzo di anticorpi monoclonali: il rituximab utilizzato per il linfoma e il trastuzumab per il trattamento del carcinoma mammario. Gli esperti hanno spiegato che la terapia breve consente di salvaguardare la qualità della vita del paziente con enormi vantaggi dal punto di vista economico e sociale.

Risultati incredibili
«I risultati che sono stati raggiunti oggi grazie alla ricerca scientifica erano impensabili fino a pochi anni fa e questo ha permesso a milioni di persone in tutto il mondo di portare avanti progetti di vita, guardando con speranza al futuro oltre la malattia. Tuttavia è fondamentale che le innovazioni anche tecnologiche siano rese note ai pazienti, disponibili nelle strutture ospedaliere e recepite nell'organizzazione del percorso di cura, altrimenti affermare la centralità del paziente rischia di diventare un semplice slogan», ha dichiarato ad Adnkronos Davide Petruzzelli, presidente dell'associazione pazienti La Lampada di Aladino Onlus.

Stessi livelli di sicurezza
«Il cambiamento delle vie di somministrazione dei due anticorpi monoclonali non modifica i livelli di efficacia e sicurezza già molto elevati in questi farmaci ma il passaggio dalla somministrazione endovena a quella sottocute rappresenta una vera e propria rivoluzione sotto il profilo organizzativo e riduce i costi dell'assistenza. Ma a beneficiare di più sono proprio i pazienti con un significativo miglioramento della loro qualità di vita», spiega  Americo Cicchetti, direttore di Altems e docente di Organizzazione aziendale, Facoltà di Economia, Università Cattolica di Roma.

I vantaggi
I vantaggi della somministrazione sottocute sono numerosi. Con la somministrazione endovena tradizionale, infatti, è necessario avere a disposizione un accompagnatore e i flussi lavorativi dello staff medico si allungano sensibilmente. Tutto ciò non accade con il nuovo metodo di infusione. «Da oncologa e da donna, ritengo che poter offrire alle pazienti una soluzione di cura che permette loro di conciliare il momento della cura con l'attività lavorativa e la routine quotidiana sia un valore clinico e sociale cui possiamo e dobbiamo tendere tutti. Senza dimenticare che la somministrazione sottocutanea di trastuzumab è maneggevole e di breve durata, e permette di ridurre i costi di somministrazione e di ottimizzare il tempo del personale dedicato», spiega Alessandra Cassano della Fondazione Policlinico universitario Gemelli di Roma. Inoltre «una somministrazione sottocutanea che dura 5 minuti si traduce in 5 ore in meno di lavoro per infermieri, medici e farmacisti per ciascun paziente, tempo che può essere dedicato all'ottimizzazione delle risorse. La breve permanenza in ospedale comporta minor impegno per il paziente e il suo accompagnatore. A questo si aggiunge la maggior compliance del paziente al trattamento».

Minori complicazioni nel linfoma non Hodkin
I pazienti affetti da linfoma non Hodkin, inoltre, sembrano aver meno complicazioni legate alla somministrazione: «i benefici della somministrazione sottocute di rituximab sono. Intanto minor tempo di permanenza in ospedale da parte del paziente e del suo accompagnatore, poi ridotto tempo di impegno per il personale sanitario, liberando risorse umane per altri compiti; quanto all'efficacia e sicurezza di rituximab per via sottocutanea, sono state dimostrate in molteplici studi e sono risultate equivalenti alla somministrazione endovena», conclude Stefan Hohaus, ematologo del Policinico Gemelli.