19 aprile 2024
Aggiornato 03:00
A Brescia il Terzo Corso Europeo di Fotodermatologia

Malattie della pelle in aumento, un'arma efficace è la fototerapia

Gli esperti: curiamo i pazienti anche con la luce con risultati sempre più incoraggianti per trattare patologie cutanee autoimmuni, senza somministrazione di farmaci biologici. Meno tossicità e risparmio per il SSN

Malattie della pelle
Malattie della pelle Foto: Shutterstock

BRESCIA – Le malattie della pelle pare prediligano gli italiani, tanto che sono proprio queste a essere in costante aumento. Psoriasi, dermatite atopica e vitiligine sono alcune delle malattie infiammatorie della pelle sempre più diffuse. Molti pazienti possono essere trattati dal dermatologo senza farmaci ma con gli strumenti messi a disposizione dalla fototerapia, in cui gli Spedali Civili di Brescia sono un punto di riferimento europeo. La fototerapia consiste nell’esposizione alla luce con particolari apparecchiature che permettono di irradiare il paziente o solo alcune zone specifiche del corpo, evitando l’uso di farmaci biologici, molto costosi, che possono provocare effetti indesiderati anche pesanti e sono comunque controindicati in pazienti portatori di infezioni croniche o che hanno sofferto di tumori.

Fototerapia, funziona e costa meno
«La fototerapia è da tempo un approccio utilizzato con successo nel nostro ospedale – spiega il prof. Piergiacomo Calzavara-Pinton, Direttore del Dipartimento di Dermatologia all’Università di Brescia e Presidente SIDeMaST, (Società Italiana di Dermatologia medica e chirurgica, estetica e di Malattie Sessualmente Trasmesse) – non riduce le difese immunitarie e può essere efficace quanto le terapie farmacologiche. Inoltre i costi sono ridotti rispetto all’uso di alcune molecole: un ciclo di farmaci biologici costa circa 15 mila euro per paziente ogni anno, utilizzando le apparecchiature per la fototerapia si possono trattare efficacemente tra i 100 e i 200 pazienti al giorno, con un notevole risparmio per il sistema sanitario nazionale. Con i nuovi macchinari, a tecnologia laser, LED o a eccimeri, l’esposizione alla luce può essere localizzata e regolata sulla persona e sul tipo di malattia modulando il sistema immunitario senza avere la tossicità sistemica tipica dei farmaci biologici, che tra l’altro non sono indicati in pazienti con epatite B o C, HIV e tumori».

Un argomento di grande interesse
E proprio di fototerapia, senza dimenticare anche le malattie causate da sensibilità alla luce e di fotoprotezione, si parla al III Corso Europeo di Fotodermatologia che si apre oggi al Centro Pastorale Paolo VI a Brescia. Nella prima giornata sotto i riflettori i meccanismi della fotodermatologia (fototerapia e fotosensibilità); nella seconda invece si approfondiranno i temi della fotoprotezione. «In seguito all’esposizione al sole i pazienti con fotodermatosi autoimmuni come eritema solare (polimorfo solare) e orticaria solare – continua il prof. Calzavara-Pinton – hanno una potente reazione cutanea perché il loro sistema immunitario non si adatta alla luce come nelle persone sane. Reazioni fotoallergiche o fototossiche da farmaci o sostanze naturali applicate localmente o assunte per bocca sono anche frequentissime. L’esposizione solare, insieme all’inquinamento ambientale, contribuisce in modo determinante all’invecchiamento della pelle. Per averne un’idea – sottolinea l'esperto – basta guardare la differenza tra la pelle del viso e quella della pancia: hanno la stessa età, hanno mangiato le stesse cose, ma la pelle del viso ha un aspetto più vecchio con molte più rughe e macchie. Dunque, come dobbiamo proteggere la pelle? I solari, e ne esistono moltissimi in commercio, non sono sempre adeguati. A volte si usano i prodotti sbagliati e in modo errato. È importante sapere quali prodotti usare e in che modo». Tutto ciò rappresenta un ulteriore costo per il SSN. Nella seconda giornata del corso previsti anche i contributi dei direttori medici di alcune delle maggiori aziende produttrici di prodotti solari impegnate nella ricerca sulla fotoprotezione, insieme ai clinici, per mettere a punto nuove linee guida europee per la fotoesposizione che saranno disponibili il prossimo anno.