19 marzo 2024
Aggiornato 04:00
Adria sotto shock

Bimbo torturato per un semplice prelievo di sangue. La denuncia di una mamma

Una mamma di Adria in provincia di Rovigo denuncia: «Mio figlio torturato per un semplice prelievo». Ecco cosa è accaduto

Prelievo di sangue
Prelievo di sangue Foto: Shutterstock

ADRIA – Un bambino di soli 4 mesi ‘torturato’ per un prelievo di sangue. Questa la denuncia di una mamma veneta di Adria, in provincia di Rovigo. Potrebbe sembrare lo sfogo di una mamma apprensiva o un’esagerazione, ma la donna ci tiene a precisare che è abituata a ben altro e che non si spaventa per una cosa da poco. Lei infatti è mamma di due gemelli nati prematuri, che all’epoca sono stati ricoverati per ben 50 giorni in terapia intensiva neonatale. Con tutto quello che, a livello emotivo ha per lei comportato. Ecco perché direbbe di non aver pontificato sull’accaduto.

Il prelievo dell’orrore
Quando la signora Federica si è recata il 17 agosto presso la struttura sanitaria di Adria per far eseguire il prelievo di sangue al piccolo, racconta che l’infermiera che in genere si occupa di questo era impegnata perché in quel momento vi era un parto cesareo. L’incarico sarebbe dunque stato affidato a due infermiere. Come molti sapranno, quando si effettua un prelievo di sangue, di solito si utilizza un laccio emostatico. Ma, a sorpresa, una delle due infermiere avrebbe «detto all’altra di farle da laccio emostatico – racconta ancora incredula la mamma – Altra cosa piuttosto strana: non capivo perché non usassero il laccio come si fa in questi casi. Invece, per prendere la vena nel braccino di mio figlio, che pesava appena 5 chili, hanno pensato di schiacciarlo con la pressione del proprio corpo». La scena deve essere apparsa alla mamma come un qualcosa di assurdo, e di certo avrebbe preoccupato chiunque avesse assistito.

Ma non finisce qui
Il racconto della mamma prosegue, «Mio figlio si è messo a piangere disperato. Hanno provato per tre volte a inserire l’ago, ma senza trovare la vena. Ho fatto presente che non mi sembrava una tecnica normale, ma sono stata tacciata di preoccuparmi inutilmente. Per fortuna, però, nel frattempo è arrivata una terza infermiera che, usando il laccio, ha fatto il prelievo nell’altro braccio in un attimo e senza lasciare nemmeno un segnetto. Così come all’altro mio figlio che non ha avuto alcun problema e non ha praticamente nemmeno pianto. Il primo braccino, però, è diventato viola, così siamo passati dalla pediatra che è rimasta sconcertata dal mio racconto. Ha detto che un ematoma così non l’aveva mai visto, che era gravissimo e che il piccolo aveva rischiato perfino una trombosi. Per una settimana ho dovuto applicare ghiaccio e una pomata apposita». In seguito all’accaduto, di cui in molti si sono detti esterrefatti, sembra che il padre dei due piccoli abbia fatto una segnalazione all’URP dell’Asl, ma che questa sia stata per così dire ignorata, dato che i genitori dall’epoca non avrebbero ricevuto risposta o spiegazioni in merito. Ecco perché ora la mamma ha deciso di rendere pubblica la vicenda, affinché episodi del genere non capitino più – anche perché il piccolo non solo è dovuto ricorrere a delle medicazioni ma ha rischiato davvero che vi fossero delle più gravi conseguenze.