19 marzo 2024
Aggiornato 07:00
Glucosio e SGLUT1

Ci sono persone che assorbono il glucosio come aspirapolveri. Ecco perché

Scienziati italiani scoprono la stretta relazione tra assorbimento di glucosio eccessivo ed esuberanza del trasportatore sodio-glucosio. Si aprono le strade per la cura del diabete. Ecco perché alcuni sono letteralmente degli aspirapolveri di glucosio

SGLT-1 e assorbimento del glucosio
SGLT-1 e assorbimento del glucosio Foto: Shutterstock

Ci sono persone che ingrassano alla sola visione di un bel dolce alla crema e, in più, manifestano picchi glicemici, altre che si strafogano di prelibatezze senza prendere un etto con livelli ematici di zuccheri sempre ottimali. Se non si tratta di un’ingiustizia divina, cos’altro può essere? È una domanda che da anni ci poniamo a cui forse, alcuni ricercatori italiani, sono finalmente riusciti a dare una risposta.

Tutta colpa di un «trasportatore»
Secondo una recentissima ricerca condotta da alcuni scienziati italiani alcune persone assorbono il glucosio quasi come fossero aspirapolveri. La colpa sembrerebbe di un trasportatore denominato SGLT-1 che si trova a livello duodenale. È lui il diretto responsabile dell’assorbimento di glucosio a termine pasto che, in più, provocherebbe i tanto temuti picchi glicemici post-prandiali. La scoperta di tale meccanismo potrebbe aprire una nuova strada nella cura e prevenzione del diabete.

Iperglicemia
Assorbire in maniera eccessiva il glucosio non significa solo avere una maggiore predisposizione all’aumento di peso ma, soprattutto, essere maggiormente a rischio sindrome metabolica. Ciò significa che ancora prima che tale condizione si manifesti, è molto probabile che a termine pasto si evidenzi un’impennata glicemica. Problema che, se non tenuto sotto controllo, potrebbe causare anche il diabete e tutta una serie di conseguenze avverse a meno che non si riesca in qualche modo a intervenire sul trasportatore SGLT-1.

La scoperta della Magna Graecia
La scoperta della relazione SGLT-1 e l’assorbimento di glucosio la si deve a uno studio coordinato dal professor Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Diabetologia SID e ordinario di Medicina Interna dell'Università 'Magna Gaecia' di Catanzaro. Se si lascia il trasportatore di glucosio agire indisturbato i continui picchi glicemici potrebbero portare a tutta una serie di effetti sfavorevoli tra cui danni renali, al sistema cardiocircolatorio, agli occhi e al sistema nervoso.

Lo studio
Per arrivare a tali conclusioni il team coordinato da Sesti ha arruolato 54 volontari sottoposti a una curva di carico glicemico facendogli, cioè, bere una bevanda contenente 75g di glucosio. Subito dopo gli scienziati hanno eseguito un esofago-gastro-duodenoscopia associata a biopsia della mucosa duodenale che consentisse loro di misurare i livelli di SGLT-1. «Abbiamo osservato che i soggetti con 'NGT-alta glicemia ad 1 ora' e i soggetti con ridotta tolleranza glicidica hanno aumentati livelli del trasportatore SGLT-1 nell’intestino, paragonabili a quelli riscontrati nei pazienti con diabete tipo 2. Le condizioni di NGT-alta glicemia ad 1 ora e IGT sono condizioni di cosiddetto 'pre-diabete' con un alto rischio di progressione verso il diabete tipo 2. In questo studio abbiamo inoltre osservato che alti livelli duodenali di SGLT-1 sono associati ad elevati livelli di glicemia dopo carico orale di glucosio. Tali risultati suggeriscono che l’aumento dei livelli duodenali del trasportatore SGLT-1 (e il conseguente eccessivo assorbimento intestinale del glucosio) rappresenta uno dei meccanismi responsabili dell’iperglicemia post-prandiale», spiega Sesti.

Una spiegazione scientifica
Lo studio, pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, è finalmente riuscito a fornire una spiegazione scientifica a ciò che da tempo si stava osservando. Ci sono persone che assorbono troppo glucosio a causa dell’attività eccessiva del SGLT-1. Già negli anni precedenti il team di Sesti era riuscito a evidenziate come le persone che mostravano picchi glicemici alla prima ora della curva del carico di glucosio, hanno un rischio 400 volte superiore di contrarre il diabete entro i cinque anni.

Iperglicemia post prandiale causata da SGLT-1
«Questa nuova ricerca – dichiara Sesti ad Ansa - aiuta a comprendere perché queste persone a rischio di diabete presentano elevati livelli di glicemia dopo i pasti. L'assorbimento intestinale del glucosio introdotto con gli alimenti avviene prevalentemente nella prima porzione dell'intestino, cioè nel duodeno. A tale livello il glucosio, grazie ad uno speciale 'trasportatore', l'SGLT-1, attraversa la parete intestinale per raggiungere la circolazione sanguigna».  

Prima del diabete
«La scoperta che i livelli duodenali di SGLT-1 siano aumentati nei soggetti con pre-diabete, così come nei pazienti affetti da diabete tipo 2 dimostra che tale alterazione è presente ancor prima dell’esordio della patologia diabetica e suggerisce che l’aumentato assorbimento intestinale del glucosio mediato dal trasportatore SGLT-1 potrebbe essere un meccanismo coinvolto nello sviluppo del diabete tipo 2», ha dichiarato la dottoressa Teresa Vanessa Fiorentino, co-autrice dello studio, dottoranda presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro.

La soluzione viene dalla natura
A questo punto verrebbe da chiedersi quale potrebbe essere la soluzione, visto che finalmente si è compreso il meccanismo scatenante. Secondo gli scienziati, un possibile rimedio verrebbe dal mondo della natura: «Tenendo in considerazione che l’attività del trasportatore SGLT-1 può essere inibita da alcuni composti fenolici presenti nelle mele e che sono attualmente in fase di sviluppo farmaci con una doppia azione inibitoria sui trasportatori SGLT-1 e SGLT-2 (quest’ultimo presente a livello renale), è possibile ipotizzare che la correzione dell’eccessivo assorbimento intestinale del glucosio potrà rappresentare una possibile strategia terapeutica utile non solo per trattare l’iperglicemia post-prandiale, ma anche per prevenire lo sviluppo del diabete nei soggetti a rischio», conclude Sesti.