19 marzo 2024
Aggiornato 07:30
Sindrome da videogiochi

Videogiochi: i bambini rischiano mal di testa, tic e sindromi visive

Uno studio condotto da alcuni ricercatori italiani ha messo in evidenza tutti i sintomi causati dalla «sindrome da videogiochi». Tra questi anche mal di testa e tic

Sindrome da videogiochi
Sindrome da videogiochi Foto: Shutterstock

Tutti i genitori sanno benissimo quanto bisogna lottare con i propri figli contro l’abuso dei videogame. E dall’abuso alla dipendenza il passo è brevissimo. D’altro canto comprendere quanto un bambino sia in grado di staccarsi da pc e playstation è relativamente semplice: basta lasciarlo alcune ore a digiuno dai dispositivi elettronici. Non è raro, infatti, che accusino tutta una serie di disturbi abbastanza frequenti come ansia, noia, insoddisfazione e siano totalmente incapaci di trovare ulteriori interessi. Tutto ciò evidenzia una situazione allarmante che non va in alcun modo sottovalutata. Ma i rischi sono ben altri e riguardano anche la salute fisica.

A rischio tic e mal di testa
Non sono certo pochi i disturbi provocati da un utilizzo frequente dei videogame. Che vengano utilizzati con pc, smartphone o playstation la situazione non cambia. Il bambino è a rischio problemi di salute. Alcuni ricercatori - che hanno recentemente pubblicato il proprio studio su Journal of Pediatric Ophtalmology and Strabismus - si sono concentrati per lo più nei danni causati agli occhi. L’abuso infatti può colpire il sistema visivo provocando non pochi disturbi di salute anche in altri distretti corporei: tra questi anche il famigerato mal di testa e i tic.

Sindrome dei videogiochi
Si chiama proprio sindrome dei videogiochi ed è stata riscontrata da alcuni studiosi italiani. Utilizzare i videogame per diverse ore al giorno può provocare una sorta di sintomatologia visiva che porta a sintomi inattesi. I genitori dovrebbero quindi controllare con molta attenzione i propri figli: si possono riscontrare mal di testa, diplopia transitoria (visione doppia), tic palpebrali, vizi di refrazione (miopia, ipermetropia e astigmatismo), vertigini, riduzione o assenza della capacità di percepire la profondità di campo. Tali problematiche sembrano presentarsi con maggior frequenza nei bambini più piccoli fino a dieci anni di età, ma non è escluso che si presentino anche in soggetti più grandi. Lo studio, per ora, ha esaminato esclusivamente tale fascia di età.

Uno studio condotto da persone qualificate
Se qualcuno avesse dubbi in merito alla validità della ricerca, gli studiosi, in una nota ci tengono a precisare che la squadra «non è, una volta tanto, composta da cervelli in fuga dalle Università o dalle strutture sanitarie italiane, ma da oculisti che operano presso il servizio sanitario di Reggio Calabria, le oculiste Caterina Rechichi e Gilda De Moja’, e la Clinica oculistica dell’Università di Messina, il prof. Pasquale Aragona».

Lo studio
Durante lo studio sono stati invitati oltre 320 bambini di età compresa fra i 3 e i dieci anni, di entrambi i sessi. Per arrivare a tali risultati gli scienziati hanno suddiviso i volontari in due gruppi in base al tempo che trascorrevano davanti a un pc, smartphone o consolle. Il primo gruppo - considerato di controllo - passava meno di 30 minuti al giorno e non tutti i giorni, mentre il secondo oltre trenta minuti tutti i giorni della settimana. Ognuno di questi è stato ulteriormente suddiviso in sottogruppi che identificavano il tempo che i bambini passavano davanti a dispositivi elettronici o tv senza, necessariamente, usare i videogame. Questa volta i tempi erano più alti: meno di tre ore o più.

Segni inequivocabili
«I segni riscontrati frequenti e peculiari nel gruppo videogioco - ha dichiarato l’autrice dello studio Caterina Rechichi - evidenziano che ci troviamo di fronte a un’autentica sindrome visiva da videogiochi su cui la nostra equipe sta lavorando per una migliore definizione dal punto di vista medico e clinico. È importante riconoscere questi sintomi come possibili disturbi funzionali, al fine di evitare interventi diagnostici (risonanze magnetiche) e terapeutici (prescrizione lenti) errati. D’altra parte è bene che i genitori siano a conoscenza dei rischi che corrono i loro bambini durante l’applicazione ai videogiochi, anche per il loro sistema visivo», conclude Rechichi.