Psoriasi, una cura arriva dal veleno delle formiche di fuoco
Un antico rimedio che utilizza il veleno delle formiche guerriere o di fuoco pare possa essere una cura per i problemi cutanei come la psoriasi, ma non solo. La riscoperta da parte degli scienziati
STATI UNITI – Il veleno delle formiche di fuoco o formiche guerriere (Solenopsis invicta) è da sempre utilizzato nella medicina popolare per il trattamento dei problemi della pelle. Oggi gli scienziati delle università di Emory e Case Western lo hanno riscoperto, conducendo con uno studio che mostra come queste tossine possano essere una potenziale cura della psoriasi.
I ricercatori hanno testato gli effetti delle solenopsine, che sono i principali componenti tossici del veleno che assomigliano chimicamente alle ceramidi, le molecole lipidiche necessarie per mantenere la funzione barriera della pelle. I promettenti risultati sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature.
La psoriasi e la scoperta
La psoriasi è una malattia cutanea autoimmune. Allo stato attuale viene trattata farmacologicamente, il più delle volte per mezzo di steroidi a livello topico. Tuttavia questi farmaci non sono esenti da effetti collaterali anche pesanti, specie proprio a livello della cute. In più è possibile sviluppare una dipendenza.
Lo studio e i risultati sulla psoriasi
Per questo studio i ricercatori si sono avvalsi di un gruppo di topo con psoriasi. Su di questi è stato testato l’effetto di un composto a base di solenopsina (o solenopsin), che è la principale componente tossica del veleno delle formiche di fuoco. Dopo il trattamento, i ricercatori hanno osservato come il composto avesse ridotto sia l’infiammazione che lo spessore della pelle intaccata dalla psoriasi del 30% rispetto al gruppo di controllo trattato con un placebo. «Crediamo che gli analoghi di solenopsina contribuiscano al completo restauro della funzione barriera nella pelle – ha dichiarato in un comunicato stampa il dottor Jack Arbiser, professore di dermatologia presso la scuola di medicina della Emory University – Gli emollienti possono lenire la pelle nella psoriasi, ma non sono sufficienti per ripristinare la barriera della cute».
Al fine di valutare gli effetti del veleno, i ricercatori hanno creato due analoghi di solenopsina che somigliano alle ceramidi ma non possono degradarsi in S1P, o sfingosina-1-fosfato, che possono trasformare le ceramidi in una molecola infiammatoria.
Meno cellule immunitarie che peggiorano la psoriasi
Oltre ad aver constatato un miglioramento delle condizioni della pelle, i ricercatori hanno scoperto che i topi trattati con gli analoghi della solenopsina avevano anche il 50% di meno di cellule immunitarie che infiltrano la pelle. In più, quando il composto veniva applicato alle cellule immunitarie in coltura è diminuita la produzione di cellule del segnale infiammatorio IL-22 e una maggiore produzione di antinfiammatori IL-12. Lo studio ha infine mostrato che gli analoghi della solenopsina hanno spento i geni che invece sono attivati dai trattamenti attuali. «Questo può essere un meccanismo compensativo e di resistenza alla terapia anti psoriasi, e suggerisce che i composti di solenopsina potrebbero essere usati in combinazione con gli attuali approcci», ha concluso Arbiser.
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