Cancro al seno: svelato il meccanismo della 'mutazione Jolie' o Brca. L'80% di rischio in più
I geni BRCA1 e BRCA2 sono direttamente associati a un altissimo rischio di contrarre il cancro al seno: fino all'80%. Uno studio recente svela il meccanismo della mutazione, alla base di nuove cure. La mutazione di Angelina Jolie
Il cancro al seno è una delle neoplasie più diffuse tra la popolazione femminile, nonché la prima causa di morte nelle under 44. Solo in Italia si registrano quasi cinquantamila casi all’anno. Più a rischio, ovviamente, chi ha già una storia di familiarità alle spalle. Va da sé che comprendere il meccanismo scatenante è alla base dell’ideazione di nuove – e più efficaci – cure. E forse, siamo sulla buona strada.
Colpa delle mutazioni genetiche
Ormai per la scienza sembra assodato che alla base di tutti i tumori vi sia una mutazione genetica. Non a caso è possibile ereditare il cancro dai propri familiari. Tra le varie mutazioni incriminate, nel cancro al seno, emergono i geni BRCA1 e BRCA2. Questi due, quando alterati, determinato un’altissima probabilità di contrarre questa forma cancerogena in età giovanile, quindi al di sotto dei quarant’anni.
La particolarità del BRCA1 e BRCA2
Ciò che contraddistingue queste due mutazioni rispetto alle altre è che può portare alla formazione della neoplasia in entrambi i seni. Ma non solo: spesso si presenta in maniera altamente aggressiva, permettendo alle cellule cancerogene di proliferare in maniera rapidissima. Generalmente i recettori ormonali sono negativi. I geni BRCA 1 e BRCA 2 non sono affatto una recente scoperta, tutt’altro: la prima a riconoscerli è stata una genetista americana di nome Mary Claire King che li scoprì nel lontano 1990, quindi quasi trent’anni fa.
Cosa fanno i geni BRCA 1 e BRCA 2
In geni incriminati sono, in sostanza, degli oncosoppressori a trasmissione autosomica dominante e penetranza elevata. In due parole, gli individui che hanno il gene difettoso possono trasmetterlo alla prole con una probabilità del 50% dei casi. Ma ciò che forse non ci si aspetta è che può essere trasmessa anche a un individuo di sesso maschile. Se, al momento della nascita, vi è una mutazione di questo gene, le probabilità di contrarre un cancro al seno sono altissime e possono arrivare fino all’80%.
Non solo cancro al seno
Il problema è che il gene BRCA 1 non è correlato solo al cancro al seno, bensì anche a quello ovarico, con un rischio del 40% di contrarlo in seguito a una sua mutazione. In realtà pare che anche il BRCA2 possa causare lo stesso tipo di tumore ma con un rischio leggermente inferiore. Quest’ultimo, quando presente in un individuo di sesso maschile, può determinare ugualmente un tumore mammario in tali soggetti.
Il ruolo protettivo del BRCA2
Il BRCA2 è un gene che si conosce per la sua abilità di formare una sorta di scudo protettivo per difenderlo da aggressioni pericolose. Ad asserirlo è una recente ricerca pubblicata su Molecular Cell e condotta da ricercatori internazionali guidati da Vincenzo Costanzo dell'Istituto Firc di Oncologia Molecolare (Ifom) di Milano. «Il Brca2 promuove la formazione di una guaina di protezione costituita da tante molecole della proteina Rad51, che si dispongono a spirale intorno al filamento di Dna. Questo previene l'attacco di enzimi degradativi come Mre11, che altrimenti distruggerebbero il Dna appena sintetizzato», spiega Costanzo. È chiaro che nei casi di mutazione ciò non avviene e Mre11 può danneggiare il Dna in maniera completamente indisturbata. Secondo il ricercatore, quando il nostro organismo cerca di riparare i danni lo fa in maniera non corretta predisponendo all’insorgenza di vari tumori tra cui il cancro al seno, alle ovaie, alla prostata, al pancreas e al polmone.
Una possibile via di uscita
«Questi studi ci hanno permesso di comprendere che l'inibizione di Mre11 potrebbe prevenire l'insorgenza di queste lesioni e la loro degenerazione che predispone ai tumori. Non solo: i risultati ci consentono anche di capire come funzionano i farmaci che si stanno sperimentando nel tumore della mammella e ovaio, i cosiddetti inibitori di Parp che sfruttano la debolezza intrinseca delle cellule tumorali che non hanno Brca, prevenendone la riparazione e quindi inducendo la morte delle cellule che accumulano tali lesioni», conclude Costanzo.
La prevenzione è importante
E’ importante sapere se esiste una familiarità per il tumore mammario e mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2. In questo modo si può cercare di intervenire prematuramente con alcuni metodi che possano ridurre il rischio di cancro. Tra le più famose portatrici della mutazione di questi due geni ricordiamo Angelina Jolie che alcuni anni fa si è fatta asportare totalmente il seno, ovaie e tube di Falloppio. La star di Holliwood ha infatti ereditato dalla sua famiglia il difetto del gene BRCA 1 portando alla morte la mamma a soli 56 anni, la nonna e persino la zia. «A mia madre fu scoperto un cancro alle ovaie quando aveva 49 anni. Io ne ho 39», aveva spiegato l’attrice americana. Per ovviare al problema ed eliminare totalmente il rischio c’è solo un metodo: quello dell’asportazione completa. La donna non potrà più portare a termine una gravidanza, attualmente, però, è madre di sei figli.
- Leggi anche: La maledizione del «gene Angelina», le donne che hanno rimosso le ovaie per ridurre il rischio di cancro rischiano la demenza
Le donne che, come Angelina Jolie, hanno il gene BRCA mutato e a cui è suggerito rimuovere le ovaie per prevenire l’insorgenza del cancro possono non solo avere una menopausa precoce ma, secondo uno studio, aumentare in modo significativo il rischio di demenza
[1] MRE11 gene - MRE11 homolog, double strand break repair nuclease
[2] RAD51 gene - RAD51 recombinase
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