20 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Rischio Alzheimer con parodontite e piorrea

Alzheimer, anche le gengive infiammate o che sanguinano possono causarlo

Le persone con parodontite, piorrea o disturbi delle gengive in genere sono state trovate avere un rischio elevato, del 70%, di sviluppare demenza o la malattia di Alzheimer. L’importanza di mantenere sane le gengive

Parodontite, piorrea, periodontite possono far venire l'Alzheimer
Parodontite, piorrea, periodontite possono far venire l'Alzheimer Foto: Shutterstock

TAIWAN – Gli scienziati della Chung Shan Medical University di Taiwan hanno scoperto che avere gengive poco sane mette a serio rischio di sviluppare la demenza o la malattia di Alzheimer. Il rischio derivante dalla malattia delle gengive (periodontite o parodontite), fa aumentare questa probabilità di ben il 70%. Non è proprio una sorpresa questa, dato che numerose e precedenti ricerche hanno collegato i problemi gengivali proprio alla demenza. Tuttavia gli studi sul tema erano stati, fino a oggi, piccoli e poco incisivi. La faccenda è stata risolta con questo largo lavoro, che si configura come uno dei più grandi studi longitudinali con un focus proprio sulla possibile correlazione tra la la periodontite e il rischio di Alzheimer.

Lo studio
Pubblicato nella rivista Alzheimer’s Research and Therapy, lo studio ha visto il coinvolgimento di 9.291 pazienti con malattia gengivale e 18.672 pazienti di controllo senza la malattia. Lo studio è durato oltre 16 anni. I ricercatori, dopo aver controllato fattori quali l’età, il sesso di appartenenza, il luogo di residenza (per esempio se vivevano in città o in campagna), hanno scoperto che avere la periodontite durante il periodo di studio ha portato a un rischio aumentato del 70% di sviluppare demenza e Alzheimer. «Questi risultati – spiega il principale autore dello studio dott. Chang-Kai Chen – evidenziano la necessità di prevenire la progressione della malattia parodontale e promuovere il servizio sanitario a livello nazionale».

Le gengive affliggono non solo il cervello
Oltre ad un aumento del rischio di demenza, le persone affette da malattia cronica delle gengive avevano anche maggiore un rischio di depressione e di colesterolo alto. Ma non solo. Queste associazioni, come pure un aumento del rischio di diabete e malattie cardiache riscontrate negli studi precedenti, sono tutte ritenute correlati alla risposta infiammatoria del corpo alla malattia gengivale, fanno notare i ricercatori. E così come ribadiscono gli esperti, le persone con disturbi alle gengive hanno livelli più elevati di marcatori dell’infiammazione sistemica, una condizione che è stata riconosciuta essere dietro a numerose malattie, anche gravi: per esempio quelle cardiovascolari e anche il cancro. Riducendo l’infiammazione delle gengive, secondo gli scienziati, è possibile ridurre l’infiammazione sistemica. E riducendo la risposta infiammatoria dell’organismo è probabile si possa ridurre anche il rischio di Alzheimer.
Sebbene lo studio non abbia dimostrato una relazione di causa/effetto, è evidente che la correlazione tra l’infiammazione e malattie degenerative come demenza e Alzheimer in qualche modo esiste. Da qui l’importanza di mantenere sane anche le gengive e non solo i denti, come molti credono possa bastare.

Un’infezione sottovalutata
La parodontite, nota anche come piorrea, è una infezione sottovalutata, perché pare non colpire direttamente i denti ─ come per esempio la carie. La parodontite attacca i tessuti di supporto del dente, come osso e gengive, facendoli retrarre a causa dell’infiammazione dovuta ai batteri. Quando diviene a uno stadio avanzato, i denti iniziano a muoversi e spesso vengono estratti, e purtroppo anche se perfettamente sani. Ancora oggi sono molti i dentisti che ritengono non vi sia soluzione a questa patologia. Si possono eseguire le pulizie periodiche, ma alla fine non c’è molto da fare se non attendere l’inevitabile perdita dei denti. Altrimenti, vengono proposti degli approcci chirurgici al problema, con tutti i disagi del caso. In realtà un rimedio c’è: scoprilo qui.