18 aprile 2024
Aggiornato 15:30
Cancro e terapie

Curare il cancro con le medicine alternative aumenta il rischio di morte

Un nuovo studio mostra che trattare il cancro con le medicine alternative aumenta di due volte il rischio di morte a cinque anni, rispetto alle cure tradizionali. I pericoli del rivolgersi a cure non provate

Trattare i tumori con le medicine alternative: secondo uno studio aumenta di 2 volte il rischio di morte
Trattare i tumori con le medicine alternative: secondo uno studio aumenta di 2 volte il rischio di morte Foto: Shutterstock

STATI UNITI – Spesso quando si riceve una diagnosi di cancro si è disposti a tutto pur di guarire. Così può anche capitare di decidere di non seguire le cure tradizionali, ma di rivolgersi alle cosiddette medicine alternative. Molti lo fanno anche perché spaventati dai numerosi e pesanti effetti della chemioterapia o della radioterapia. Solo che non è facile capire quale sia il trattamento giusto, ma che soprattutto funzioni e non faccia che peggiorare le cose. Sono molti infatti i casi di persone che si sono rivolte a presunti esperti o millantati guaritori che poi hanno perso la vita. Ora un nuovo studio ha voluto analizzare le possibilità di sopravvivenza o guarigione rivolgendosi alla medicina alternativa, rispetto alla medicina tradizionale. Si è così scoperto che con le terapie alternative si hanno il doppio di probabilità di morire a cinque anni rispetto alle cure convenzionali.

I dati parlano
I ricercatori dell’Università di Yale negli Stati Uniti hanno condotto uno studio revisionale, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of the National Cancer Institute. Per arrivare alle loro conclusioni, gli scienziati hanno analizzato i dati raccolti in 10 anni (dal 2004 al 2013) nel database nazionale sul cancro. Da questi hanno identificato 281 pazienti con diagnosi di cancro al seno, alla prostata, al polmone e al colon-retto che avevano rinunciato alle core convenzionali per rivolgersi alle terapie alternative. Un numero piuttosto basso, rispetto a coloro che si sono affidati alle terapie tradizionali ma che, tuttavia, costituisce un valore significativo.

I risultati
Dopo l’acquisizione dei dati, il team di ricercatori guidati dall’oncologo dottor Skyler Johnson ha confrontato i tassi di sopravvivenza di questo gruppo con quello di altri 560 pazienti oncologici con la stessa diagnosi, ma che hanno ricevuto la tradizionale chemioterapia, radioterapia o la chirurgia. Dal confronto si è potuto scoprire che coloro i quali si erano rivolti alle medicine alternative avevano in linea generale due volte e mezzo più probabilità di morire entro cinque anni, rispetto agli altri.
Ma i dati erano tuttavia diversi a seconda del tipo di tumore di cui soffrivano questi pazienti. Per esempio, chi soffriva di un tumore al seno aveva 6,68 volte maggiori probabilità di morire entro cinque anni, mentre per il colon-retto le probabilità di morire prima erano di 4,57 volte e infine, per il cancro ai polmoni, le probabilità di morte entro cinque anni erano di 2,17 volte maggiori. A far scendere la media statistica è stato il cancro alla prostata, di cui non è potuta ottenere un’associazione statisticamente significativa. Questo, secondo i ricercatori, può essere dovuto al decorso della malattia stessa, che in genere è molto lento. Per cui l’impatto sulle statistiche esce da campo di applicazione dello studio. «Ora abbiamo le prove per suggerire che l’uso della medicina alternativa al posto delle terapie anticancro convalidate peggiora la sopravvivenza – ha commentato il dottor Skyler Johnson – È nostra speranza che queste informazioni possano essere utilizzate dai pazienti e dai medici quando si discute l’impatto sulla sopravvivenza delle decisioni per il trattamento del cancro».

Non esistono dati precisi
Lo studio è stato promosso anche dall’aver osservato come non esistano dati che riguardano studi sull’efficacia o meno degli approcci alternativi alle cure convenzionali nel trattamento dei tumori. I ricercatori sottolineano che non si è analizzato quali tipi di medicine alternative i pazienti dello studio avessero utilizzato, per cui non si è concluso che tutti gli approcci alternativi siano ugualmente efficaci o inefficaci. Potrebbero essere di tutto, hanno precisato gli scienziati: dalle erbe all’omeopatia, diete, come pure i cristalli, olio di serpente o chissà che altro che sia ritenuto avere poteri curativi. Per questo motivo sarebbe importante che i medici fossero a conoscenza di quali specifiche medicine alternative sono scelte dai loro pazienti. Purtroppo, senza rigorose prove scientifiche, è impossibile per un paziente sapere discernere tra una terapia che può offrire speranze o una che invece è pericolosa, anche perché su Internet abbonando le fake news e la pseudoscienza. Per tutti coloro, spesso giovani, che cercano alternative molte volte i medici possono fare poco, perché sono convinti delle loro scelte – fino a che scoprono, spesso troppo tardi, che la cura non ha sortito gli effetti che pensavano o desideravano.