29 marzo 2024
Aggiornato 11:30
Videogiochi e salute cerebrale

I videogiochi violenti o sparatutto danneggiano il cervello

Giocare ai videogame violenti, o sparatutto, come per esempio Call of Duty, Killzone e Borderlands 2 danneggia seriamente il cervello, e potrebbe anche aumentare il rischio di Alzheimer. Lo studio

Un videogame sparatutto come Call of Duty
Un videogame sparatutto come Call of Duty Foto: Shutterstock

MONTREAL – Un nuovo studio condotto dai ricercatori canadesi dell’Università di Montreal rivela che i videogame violenti, o sparatutto, possono danneggiare seriamente il cervello e le sue funzioni. Oltre a ciò, lo studio mostra che potrebbero aumentare il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer. Nella fattispecie, la ricerca ha rivelato che i giocatori abituali di questo genere di videogiochi hanno meno neuroni nell’ippocampo, la regione cerebrale che si ritiene essere, tra l’altro, sede della memoria. I videogame sotto la lente dei ricercatori sono stati Call of Duty, Killzone e Borderlands 2.

Dietrofront
Precedenti ricerche avevano in qualche modo assolto i videogiochi dai possibili danni al cervello. Anzi, in alcuni casi si era arrivato a concludere che questi possono anche essere benefici per migliorare alcuni aspetti dell’elaborazione mentale e promuovere la memoria a breve termine. Ma questo pare non sia il caso quando si tratti di giochi violenti, dove si deve uccidere più persone possibile.

Lo studio
Per questo nuovo studio pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry, il dottor Greg West e colleghi dell’Università di Montreal hanno reclutato circa 100 persone che sono poi stata invitate a giocare con alcuni videogame violenti, tra cui Call of Duty, Killzone e Borderlands 2. Il tutto per circa 90 ore in totale – che è una media del tempo giocato dai chi li usa abitualmente. Allo stesso modo, i partecipanti sono poi stati invitati a giocare con altri videogame non violenti come per esempio quelli 3D della serie Super Mario.

Possono fare bene ma…
Come ammesso dal dottor West, «I videogiochi hanno dimostrato di offrire benefici ad alcuni sistemi cognitivi nel cervello, principalmente legati all’attenzione visiva e alla memoria a breve termine. Ma ci sono anche prove comportamentali che ci potrebbe essere un costo per questo, in termini di impatto sull’ippocampo – agiunge West – Ecco perché abbiamo deciso di fare uno studio di neuro-imaging completo, analizzando il cervello di giocatori abituali di videogiochi d’azione e confrontandoli con i non giocatori, e quello che abbiamo visto era la minore presenza si materia grigia nell’ippocampo dei giocatori abituali».

Altre prove
Per raccogliere altre prove circa la loro tesi, i ricercatori hanno poi condotto altri due studi longitudinali, come spiega lo stesso dottor West. «In seguito al primo abbiamo poi condotto due studi longitudinali per stabilire la causalità e abbiamo scoperto che era proprio il gioco che ha portato ai cambiamenti nel cervello». Che a essere interessato proprio l’ippocampo fa ritenere come l’impatto dei videogiochi possa essere più importante di quello che si pensa. Questa regione cerebrale, infatti, è fondamentale per la cosiddetta memoria spaziale (che ci aiuta a navigare) e la memoria episodica che sottende alle esperienze passate. E più l’ippocampo risulta impoverito di neuroni, più una persona si ritiene essere a rischio di sviluppare malattie cerebrali che vanno dalla depressione al disturbo post-traumatico da stress alla malattia di Alzheimer, concludono i ricercatori. Come sempre, per confermare o meno queste conclusioni, gli esperti ritengono siano necessari ulteriori studi. Malattie del cervello a parte, quello su cui in molti sono d’accordo è che i videogiochi violenti sono diseducativi, e già solo per questo dovrebbero essere vietati o, per lo meno, destinati a un solo pubblico adulto e, si spera, responsabile.