27 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Urologia

Calcolosi, ora la cura è anche per i bambini

L’Urologia del Policlinico San Donato, diretta dal Professor Luca Carmignani, offre un servizio per il trattamento della calcolosi, una rara ma sempre più rilevante patologia pediatrica

La cura della calcolosi anche per i bambini
La cura della calcolosi anche per i bambini Foto: Shutterstock

MILANO – La calcolosi pediatrica nei bambini si può considerare ancora rara nel mondo occidentale, ma purtroppo è in progressivo aumento. Questa patologia è considerata endemica in Paesi come la Turchia, il Pakistan, l’India e altre aree meridionali dell’Asia, a causa di problemi diffusi come la scarsità di acqua e la malnutrizione. Una delle concause risiede nel sempre più diffuso consumo di ‘cibo spazzatura’ e nel conseguente incremento di disturbi metabolici che colpiscono i bambini sin dalla prima infanzia. In alcuni casi la calcolosi pediatrica può essere anche correlata a una malattia genetica chiamata Cistinuria, caratterizzata dall’accumulo di calcoli di cistina (un particolare aminoacido) nel rene, nell’uretere o nella vescica.

Il trattamento è ora disponibile
Il dottor Pietro Acquati, da poche settimane entrato a fare parte dell’équipe di Urologia del Policlinico San Donato, vanta una solida esperienza nel trattamento della calcolosi urinaria, con particolare attenzione all’ambito prettamente pediatrico. «Il nostro team – spiega ha il professor Luca Carmignani, direttore dell’Unità di Urologia dell’IRCCS Policlinico San Donato – conta su un approccio multidisciplinare, tecniche chirurgiche avanzate e mininvasive, stretta sinergia con gli esperti anestesisti rianimatori della divisione di cardiochirurgia pediatrica: queste le solide basi, insieme alla nuova professionalità del dottor Aquati, ci permettono di porci come centro di riferimento per la cura della calcolosi, specialmente guardando ai bambini».

I sintomi della calcolosi pediatrica
Febbre, perdita di appetito, mancato aumento di peso, urine torbide e maleodoranti, coliche renali ricorrenti sono i sintomi con cui la calcolosi pediatrica si presenta in bambini anche piccolissimi e nei neonati: non sempre, però, viene riconosciuta ed è per questo che una diagnosi accurata da parte di un urologo specializzato diventa fondamentale per trattarla e inquadrarla correttamente. Di rilevanza strategica è il ruolo di supporto di altri specialisti, dal pediatra all’endocrinologo, per identificare con la massima precisione le cause del problema e seguire al meglio il paziente durante tutto il trattamento.

Il trattamento
«La tecnica chirurgica più indicata per la cura della calcolosi pediatrica è rappresentata da un intervento endoscopico definito con l’acronimo anglosassone ‘RIR’ (litotrissia retrograda intrarenale) – fa notare il dottor Pietro Acquati – É effettuata con strumenti mininvasivi e flessibili digitali, che, grazie all’ausilio di fibre laser dello spessore di un capello, polverizzano i calcoli mediante l’erogazione di energia pulsata (Holmium laser). Questa tecnica si sta imponendo come valida alternativa alla tradizionale litotrissia percutanea, molto più invasiva in quanto prevede l’accesso di strumenti direttamente nel rene».
L’intervento si effettua in anestesia generale, ma al Policlinico San Donato la divisione di Urologia può contare sul supporto e la consolidata esperienza del team di anestesisti rianimatori che già da tempo opera nella struttura occupandosi dei pazienti pediatrici del reparto di Cardiochirurgia, primo in Italia per volume di attività.

Diventare un punto di riferimento
«Il nostro obiettivo, oggi – sottolinea il professor Luca Carmignani – è diventare a nostra volta un punto di riferimento per i piccoli pazienti affetti da calcolosi e per le loro famiglie, puntando su un approccio diagnostico e terapeutico accurato e corretto, spazi dedicati, approccio multidisciplinare, tempi di attesa brevi, strumenti chirurgici all’avanguardia e alta qualità nel trattamento. Puntiamo inoltre a ‘fare rete’ con altri ospedali nazionali, collaborando con loro così che si possano sviluppare in modo capillare le competenze legate a questa patologia, ancora rara ma in crescita».