16 aprile 2024
Aggiornato 16:00
Essere mamme

Avere un figlio cambia il cervello della mamma. Si attivano una sorta di “antenne” che captano i bisogni del bambino

La gravidanza e il parto influiscono in maniera significativa sul cervello della mamma. Parti della materia grigia si trasformano, e i neuroni si trasformano in una specie di ‘antenne’ in grado di captare i segnali inviati dal neonato, rendendo la madre in grado di soddisfare i suoi bisogni e comprendere qual è il suo stato d’animo e l’umore

La gravidanza modifica il cervello della mamma
La gravidanza modifica il cervello della mamma Foto: Shutterstock

SPAGNA – La gravidanza avvia una vera e propria rivoluzione nell’organismo della donna. Tutto il corpo si adatta alla nuova situazione per fornire il supporto adeguato alla vita che si sta sviluppando. Ma non è soltanto una questione di ormoni o altri ‘assestamenti’ fisiologici, la gravidanza agisce anche sul cervello. In base a quanto scoperto dai ricercatori spagnoli dell’Università Autonoma di Barcellona (UAB) parti della materia grigia modificano il proprio volume e i neuroni divengono una sorta di ‘antenne’ capaci di captare i bisogni e l’umore del bambino.

Per diverso tempo
Secondo quanto riportato su Nature Neuroscienze – su cui è stato pubblicato lo studio – questi cambiamenti nel cervello della mamma perdurano per almeno due anni da dopo il parto. Avviene una vera e propria azione sul sentimento di altruismo, che vede la neomamma concentrare il suo vivere più per il bebè che non per se stessa. In sostanza diviene meno egocentrica.

Le prove
Come sempre dovrebbe avvenire, in una ricerca scientifica le tesi devono essere provate. E per allora dimostrare i cambiamenti che avvengono nel cervello della mamma, l’equipe di ricerca diretta dal dottor Oscar Vilarroya e Susanna Carmona ha eseguito una risonanza magnetica nel periodo precedente e in quello successivo alla gravidanza su 25 madri al primo figlio. Allo stesso modo, la risonanza è stata eseguita anche su 19 partner maschili delle 25 donne e su un gruppo di controllo di 20 donne che non erano mai rimaste incinte e da altri 17 partner. Lo studio, nel totale, è durato 5 anni e 4 mesi, periodo in cui sono state raccolte le informazioni necessarie.

La scoperta
Analizzando le immagini restituite dalla risonanza magnetica, i ricercatori hanno osservato come avvenisse una riduzione significativa del volume della materia grigia cerebrale. Tutto ciò in modo quasi del tutto identico nelle donne che avevano concepito sia in modo naturale che per mezzo della fecondazione assistita. Nello specifico, i cambiamenti avvenivano a livello della corteccia posteriore e di quella frontale mediale. «Queste aree corrispondono in larga misura a un network neuronale coinvolto nella cognizione sociale e nell’elaborazione della percezione di sé», spiega la dott.ssa Carmona. La riduzione della materia grigia in queste aree del cervello non provoca tuttavia problemi cognitivi o di memoria bensì, come sottolinea il dottor Vilarroya, mostra «un processo adattivo relativo ai benefici di una migliore rilevazione delle esigenze del bambino, come per esempio l’individuazione dello stato emotivo del neonato. Inoltre, essi forniscono indizi principali per quanto riguarda le basi neurali della maternità, la salute mentale perinatale e la plasticità del cervello in generale». Infine, grazie all’osservazione delle modifiche nel cervello, i ricercatori sono riusciti a prevedere quale sarebbe stato il grado di attaccamento della mamma per il proprio bambino dopo il parto.