19 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Società

Hand-Phone mania, 7 italiani su 10 con lo smartphone sempre in mano

Per sette italiani su dieci è smartphone mania battezzata ‘sindrome da hand-phone’, la dipendenza dallo schermo che tiene incollati occhi e focalizzati con la mente per molte ore al giorno. Tutti i numeri della tecnodipendenza

Tutti pazzi per lo smartphone
Tutti pazzi per lo smartphone Foto: Shutterstock

ROMA – Tutti pazzi per il cellulare, o smartphone, il telefonino ‘intelligente’ che ha rivoluzionato la vita delle persone. Uno studio focalizzato sul lancio della Campagna ’’Coppa Libera Tutti’’, rivela come gli italiani siano affetti dalla cosiddetta ‘Sindrome da Hand-Phone’, ossia il telefonino sempre in mano.

Non ne fai più a meno
Lo studio, realizzato coinvolgendo 4.500 persone tra i 18 e i 65 anni, si è svolto per mezzo di un monitoraggio online (Web Opinion Analysis) sui principali social network: Facebook, Twitter, YouTube, blog e community interattive. Dai dati raccolti la prima conclusione è stata che da quando sono comparsi sul mercato gli smartphone, gli italiani non ne possono più fare a meno.

I numeri e la sindrome
Lo studio ha rivelato che il 77% degli italiani possiede almeno uno degli 83 milioni di smartphone regolarmente attivi. In media, si fanno 130 milioni di chiamate al giorno, mentre il resto del tempo lo si usa per navigare o controllare la posta. Si è poi evidenziato come siano circa 7 italiani su 10 (72%) ad avere lo smartphone sempre in mano. La maggioranza lo utilizza sui mezzi pubblici (78%), sul luogo di lavoro (69%) e naturalmente anche in vacanza (41%). Questo assiduo utilizzo ha come effetto collaterale la ‘perdita di un arto’, in questo caso una mano, dato che questa è sempre occupata dal tenere il telefonino. Si è così costretti a fare molte cose con una mano sola, proprio come se ne mancasse una.

Riprendere possesso delle proprie mani
Per non rischiare di sembrare tutti quanti senza una mano, nove esperti su dieci (l’87%) consigliano di imparare a ‘scollare’ di mano lo smartphone e magari spegnerlo quando non sia proprio indispensabile. Il tempo libero che magicamente si recupera lo si può utilizzare per fare qualcosa di costruttivo o più sano come per esempio dell’attività fisica – che sia una passeggiata o una pedalata o ancora una sessione in palestra. Si può anche approfittarne per leggere un libro (consigliato dal 75% degli esperti) oppure coltivare la passione per il pollice verde (61%), praticare un massaggio al proprio partner (57%), sperimentare in cucina (53%) o ancora gustare un gelato in compagnia (52%).

Tante ore
Sono infine molte le ore in cui gli italiani stanno con gli occhi fissi sullo schermo. In media, si è evidenziato nello studio, due italiani su dieci (il 19%) lo usano per circa 6 ore al giorno. La percentuale, se già alta, aumenta ancora di più tra i giovano, arrivando al 42%. Il 21% lo adopera comunque per una media di 4 ore al giorno, mentre il 41% per 2 ‘sole’ ore. Un piccolo 19% riesce infine a fare anche a meno del cellulare e lo utilizza meno di un’ora al giorno.

Più le donne
Potrà sembrare strano, ma a essere più dipendenti dallo smartphone sono le donne rispetto agli uomini: le prime arrivano a una percentuale del 58% contro il 43% dei secondi. La fascia d’età che va dai 18 ai 24 anni è pari al 67%, mentre quella dai 35 ai 54 è pari al 56%, infine quella dai 13 ai 17 anni si attesta al 31%. «Il problema non è quello di liberarsi completamente dalla tecnologia – sottolinea il sociologo Francesco Mattioli, professore di scienze sociali all’Università di Roma La Sapienza – ma quello di saper governare la tecnologia senza diventarne schiavi. La società di oggi, che è fondata su tecnologia e consumi – prosegue l’esperto – spesso mescola questi due ingredienti e crea ‘zombie incontinenti’. Non si tratta di disintossicarsi, ma di imparare a usarlo, metaforicamente come si fa con un coltello, che si usa per tagliare il cibo ma non per farsi o fare del male. E’ necessario che l’interazione diretta, più difficile e complicata, non sia progressivamente sostituita da quella indiretta, meno impegnativa e compromettente».