17 agosto 2025
Aggiornato 10:30
Tecnologia ospedaliera obsoleta

Strumenti sanitari, troppo vecchi nel 50% degli ospedali

Apparecchiature obsolete e inutilizzate, il sistema sanitario italiano è lontano anni luce dalla tecnologia del resto d’Europa

ROMA – Ospedali italiani troppo «vecchi» in fatto di strumentazioni diagnostiche. Si contano oltre seimila apparecchiature per diagnosi a immagini obsolete. Oggi, dichiarano gli esperti, siamo messi peggio che in passato.

Tac e mammografie quasi inutili
Secondo un’indagine condotta dal Centro Studi Assobiomedica, che ha lo scopo di esaminare la funzionalità del sistema sanitario nazionale (SSN), gli strumenti di diagnostica a immagini hanno ormai superato la soglia di adeguatezza tecnologica. Tac, mammografie, ma anche Pet sono quindi troppo vecchi e probabilmente anche poco utili a una diagnosi realmente accurata.

Il crollo degli ultimi anni
Eh sì, la sanità italiana anziché migliorare sembra stia peggiorando. Le apparecchiature per la mammografia, per le tomografie a emissione di positroni, la risonanza magnetica o la tomografia computerizzata sono messe decisamente male in fatto di tecnologia. Dopo 5-7 anni, infatti, tali macchinari sono considerati vecchi e superati. Dai risultati ottenuti dall’indagine Centro Studi Assobiomedica, le apparecchiature della maggior parte degli ospedali italiani ha oltrepassato i 10 anni di vita.

E il resto d’Europa?
Come spesso accade, l’Italia si distingue in fatto di servizi rispetto al resto d’Europa, e non sempre in maniera positiva. «L’indagine oltre a confermare il persistere di una grave situazione di invecchiamento del parco installato negli ospedali del nostro Paese, registra un aggravamento del gap tecnologico rispetto al resto d’Europa», spiega Marco Campione, presidente dell’Associazione elettromedicali di Assobiomedica.

Prima la rivoluzione, poi l’involuzione
«Siamo tornati indietro di anni», continua Campione. Le apparecchiature presenti nel 50% degli ospedali italiani sono vecchie, inferiori al numero richiesto e quasi inutilizzate. E’ necessario un cambiamento drastico investendo «in innovazione di qualità, anche per mezzo della dismissione di tecnologie obsolete. Uno degli aspetti più gravi è che oggi il 50% delle apparecchiature radiologiche è ancora convenzionale, quando vent’anni fa la radiologia ha assistito a una grande rivoluzione tecnologica con il passaggio dall’analogico al digitale, che ha consentito una migliore capacità diagnostica, la riduzione dei tempi di esecuzione dell’esame e il contenimento dei costi», conclude Campione. A questo punto c’è da chiedersi: basterà questa indagine per cambiare le cose nel sistema sanitario italiano?