19 aprile 2024
Aggiornato 22:00
Lazio

Rapporto Mafie: 'ndrangheta leader nel narcotraffico nel Lazio

Dalla camorra alla mafia: il quadro nella Capitale che emerge dal III° Rapporto "Mafie nel Lazio" presentato questa mattina a Roma, al WeGil di Trastevere

Il Questore di Roma Guido Marino (S) con il Prefetto di Roma Paola Basilone (D)
Il Questore di Roma Guido Marino (S) con il Prefetto di Roma Paola Basilone (D) Foto: Angelo Carconi ANSA

ROMA - A Roma sono presenti clan di mafia tradizionale, come Cosa nostra, 'ndrangheta e camorra, gruppi di derivazione mafiosa che son diventati "autonomi" sul territorio romano, clan autoctoni ovvero generati dal tessuto socio-economico romano che nel tempo hanno "mutuato" per effetto contagio "il metodo mafioso" che oggi esercitano sul territorio, come già confermato in alcune sentenze. E' quanto emerge dal III° Rapporto "Mafie nel Lazio" presentato questa mattina a Roma, al WeGil di Trastevere alla presenza di Nicola Zingaretti presidente della Regione Lazio, Paola Basilone, prefetto di Roma, Don Luigi Ciotti, presidente Associazione Libera, Guido Marino, questore di Roma, il generale Antonio De Vita, Comandante Provinciale Carabinieri di Roma, il colonnello Gerardo Mastrodomenico, Comandante G.I.C.O. della G.d.F., il colonnello Francesco Gosciu capo Centro Operativo DIA di Roma, e Gianpiero Cioffredi, presidente Osservatorio Sicurezza e Legalità della Regione Lazio.

Lo spaccio nella Capitale
La gestione delle piazze di spaccio a Roma a destare maggiori preoccupazioni perché rappresentano il luogo in cui maggiore è il contagio delle mafie tradizionali con i gruppi della criminalità romana che evolvono nell'assunzione del metodo mafioso. A Roma  funzionano contemporaneamente un centinaio di piazze di spaccio, operative h24 e caratterizzate dall'uso di sentinelle, ostacoli mobili e fissi (come inferriate), l'utilizzo di telecamere e l'esistenza di edifici che - da un punto di vista urbanistico - garantiscono un controllo delle aree di spaccio. I gruppi organizzati, in gran parte romani, gestiscono le piazze di spaccio con una rigidissima suddivisione del territorio, spesso nella stessa strada, e hanno rapporti e relazioni con soggetti componenti appartenenti ai casalesi, gruppi di camorra e soprattutto calabresi, che sono i grandi fornitori delle piazze di stupefacenti. E' la 'ndrangheta che può essere considerata l'organizzazione leader nel settore del narcotraffico.

L'analisi del questore di Roma
"La fotografia dice che esiste una presenza invasiva allarmante della mafia e delle organizzazione che si avvalgono del metodo mafioso, ma esiste anche un'antimafia che dimostra quotidianamente di non consentire alcuna forma di controllo del territorio in nessun quartiere di Roma. Ma fino a quando il contrasto alla mafia sarà appannaggio di forze dell'ordine e magistratura sarà una strada in salita». Così il questore di Roma, Guido Marino, nel corso del suo intervento alla presentazione del terzo rapporto sulle mafie nel Lazio. "Probabilmente è il caso di dedicare un minimo attenzione al modo di agire e pensare mafioso, a chi preferisce girarsi a da altra parte, a chi non si chiede più è giusto o sbagliato quello che faccio, mi conviene o no. Se tutto questo non cambia non può cambiare solo un adeguato impianto educativo deve cambiare anche l'impianto legislativo. Se tre quarti di queste indagini di cui rapporto da conto trovano sapere stessi protagonisti che sono in strada. Anziché in galera, i magistrati hanno bisogno solo che cambi qualcosa in questa valutazione altrimenti continueremo a prendere atto che i soliti noti pretendono di controllare pezzo del territorio, ma regolarmente non ci riescono, però tutto quello che fa dire a un ragazzo ti sciolgo nell'acido al suo professore, questo deriva non solo da maleducazione, ma da consapevolezza di rischiare poco o nulla. Non va introdotto un regime di paura ma di consapevolezza che di fronte a certe violazioni si va incontro a conseguenze reali. Forze polizia e magistrati non possono risolvere tutto" ha aggiunto.