19 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Aborto

Manifesto anti aborto rimosso: ma chi "comanda" sulla gestione dei cartelloni?

L'associazione Provita Onlus aveva richiesto tutti i permessi per l'affissione del manifesto contro l'aborto: nonostante questo l'immagine è stata rimossa. Da chi?

ROMA - Alla fine è stato rimosso: il cartellone di grandi dimensioni contro l'aborto affisso ieri dall'associazione Pro Vita sulla facciata laterale di un palazzo di via Gregorio VII, nel cuore di Roma, non c'è più. Il manifesto - secondo alcune fonti - "conteneva messaggi in contrasto con il codice delle affissioni del Campidoglio", eppure l’associazione pro life aveva chiesto e ottenuto dal comune di Roma tutti i permessi per l’affissione del manifesto. Non e' ancora chiaro se a rimuovere il manifesto siano stata la concessionaria pubblicitaria o la Polizia Locale su mandato del Campidoglio. 

Chi ha rimosso il manifesto? E perchè?
Non ci sono immagini violente, nessuna nudità, nessun incitamento all'odio razziale, etnico o religioso. Anzi, il manifesto puntava a mandare un messaggio chiaro e semplice: bisogna difendere la vita in ogni suo momento, sin dal concepimento. Chi può turbare un messaggio del genere? A chiedere la rimozione del cartellone nei giorni scorsi è stata la senatrice del Partito Democratico, Monica Cirinnà: "Vergognoso che per le strade di Roma si permettano manifesti contro una legge dello Stato e contro il diritto di scelta delle donne #rimozionesubito".

Cosa c’era scritto
Ma cosa recitava il cartellone anti-abortista? "Tu sei qui perché tua mamma non ti ha abortito", nell’immagine del feto, poi, veniva spiegato come a 11 settimane i principali organi siano già sviluppati. Il cuore batte già alla terza settimana dopo il concepimento, tutti gli organi erano già presenti e quasi sempre il feto ha già iniziato a succhiarsi il pollice. Come può un messaggio che difende la vita in questo modo turbare la sensibilità della senatrice Cirinnà? «Forse gli esponenti del Partito democratico dimenticano le regole della democrazia quando qualcuno esprime idee diverse dalle loro» osserva il senatore pro-life della Lgea, Simone Pillon. «Nel merito della polemica, «Vorrei ricordare alla gentile senatrice Cirinnà che a meno che lei non sia un'aliena, anche lei è stata embrione, e che se sua madre avesse proceduto ad aborto, lei oggi semplicemente non ci sarebbe. Quindi ci pensi bene quando parla di diritto delle donne e di rimozione dei manifesti ProVita». Troppo tardi: manifesto già rimosso. Su ordine di chi, non si sa.

"Libertà di espressione violata"
Non è tardata ad arrivare la condanna da parte dell'associazione protagonista dell'affissione. "La rimozione del manifesto è un'inaccettabile violazione della libertà di espressione da parte del Comune di Roma, libertà di espressione che è costituzionalmente garantita. In quel manifesto non vi era nulla di insolente o aggressivo, ma il Campidoglio avrebbe ordinato la rimozione apparentemente perché sarebbe una violazione dei diritti civili" sono state le parole rilasciate all'Adnkronos da Toni Brandi, presidente di ProVita Onlus. "Dico apparentemente perché Pro Vita non ha ricevuto alcuna comunicazione da parte del Comune - spiega - così come fino a ieri sera nessuna comunicazione era pervenuta alla società che gestisce lo spazio dove è stato affisso il manifesto. La stessa società, che oggi avrebbe ricevuto una comunicazione in cui il Campidoglio ribadisce l'ordine di rimozione perché sono stati violati i diritti civili, ha avuto paura, come in uno Stato nazista o nazisovietico, e ha rimosso il manifesto, già pagato e regolare». "Qualcuno ha parlato di noi come oltranzisti cattolici - prosegue - qui non c'entra niente la religione, si tratta di buon senso, perché un bambino è un essere umano. La questione non finisce qui - assicura Brandi - Il bambino di 11 settimane, a costo di vendermi la casa, tornerà dovunque e faremo tante altre azioni, nel nome della ragione e del buon senso. Non molleremo. In un Paese dove vi è il consenso informato, la privacy e l'autodeterminazione, le donne non sono informate sui rischi alla salute fisica e psichica che comporta l'aborto. Per questo mercoledì 11 aprile alle ore 12 alla Sala Nassirya del Senato terremo una conferenza stampa sulla salute delle donne, affinché vengano informate dei rischi alla salute che comporta l'aborto. Tutte le donne socialiste e femministe oneste dovrebbero condurre questa battaglia".