25 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Arte

Le luci di Roma e i loro segreti nelle foto di Carlo Gavazzeni Ricordi

Sarà inaugurata domani la mostra “Il segreto della luce” che vede l’esposizione degli scatti del celebre fotografo milanese

ROMA – Molto più di una mostra fotografica: quella che verrà inaugurata domani, 28 febbraio, nelle sale del Museo Ostiense, all’interno dell’area archeologica di Ostia Antica, è un dialogo tra la scultura classica romana e la fotografia contemporanea. Gli di Carlo Gavazzeni Ricordi saranno esposti nella mostra curata da Valentina Bonomo e organizzata dal Parco Archeologico di Ostia Antica con Il Cigno GG Edizioni, in collaborazione con Gelmar.

Le luci di Roma, fino al 30 giugno
«Le luci di Roma sono un’eterna scuola. Che si può cogliere solo avendo del tempo e non avendone mai abbastanza», con queste parole il  celebre fotografo milanese ha introdotto la sua mostra «Il segreto della luce». «Si tratta di 18 immagini – ha spiegato – prive di ancoraggi geografici e cronologici, sembrano proporre all'osservatore di superare i riferimenti spazio/temporali per affidarsi al messaggio custodito dalla luce cesellata da Carlo Gavazzeni. Una proposta esoterica presentata vicino al marmo di statue, busti e ritratti classici esposti nel Museo Ostiense", spiega Mariarosaria Barbera, direttore del Parco Archeologico di Ostia Antica, "concrete rappresentazioni di soggetti che, a millenni di distanza, continuano a raccontare gesta capaci di plasmare la storia di Roma e del suo porto antico aperto sul Mediterraneo».

L’impegno in Cile, l’amore per Roma
Tra il 2016 e il 2017 Gavazzeni è stato impegnato in Cile per esporre le sue opere al MAC, Museo di Arte Contemporanea di Santiago e alla Marlborough, la più grande e prestigiosa galleria d’arte del Sudamerica: attraverso la rassegna romana ritroverà la città che forse più di tutte ha segnato la sua esistenza. «Ho iniziato a venire a Roma a 5 anni, per un concerto di mio nonno a Santa Cecilia. Subito venni folgorato dalla città. Un po’ come i musicisti russi, che sono forse i più vicini a me nel sentire questo luogo. Il mio incontro con Roma è stato decisivo, la città eterna e il miracolo della sua luce mi hanno rapito; in ogni secondo brilla di una luce diversa, è un continuo cambiare. E poi, Roma è unica anche per l’eterno riuso della città, per la sua stratificazione».

Le parole di Strinati
A descrivere la tecnica del fotografo milanese, è stato lo storico dell’arte, Claudio Strinati: «Come molti artisti del passato, Gavazzeni, ha preso in mano un tecnica consolidata e ne ha fatto uno strumento personale e in qualche modo irripetibile». Il suo metodo di ripresa e di stampa – secondo Strinati –  è certamente fotografico, ma l’artista non soltanto rappresenta immagini manomesse dalle sue peculiari modalità di esposizione e di illuminazione, «ma predispone per l’osservatore eventi visivi che non si capisce bene se confinino con il dominio della pittura, con quello della grafica, con quello del disegno o, addirittura, direttamente con quello della rappresentazione onirica».

La tecnica di Gavazzeni
Dopo anni di ricerca, con l’uso del banco ottico e della pellicola, l’artista crea le sue opere sperimentando, usando la chimica, adoperando lo scanner, stampando le foto con una finitura lunghissima. In un mondo precario, passeggero e mutabile, il suo è un tentativo di afferrare attraverso l’obiettivo lo spirito del tempo. Un’osservazione di Marco Di Capua sulla serie Teatri di Invenzione, in occasione della mostra del 2012 al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, è stata: «Per Gavazzeni la fotografia è lusso e flusso, una connessione ardita e una congiunzione grandiosa tra gli elementi. Tutti, nessuno escluso».