19 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Arte

Identità Improbabili: in mostra la trasformazione dei materiali e delle idee

Si svolgerà dal prossimo 19 gennaio nei Musei di San Salvatore in Lauro l’esposizione degli artisti Emanuela Fiorelli e Paolo Radi

ROMA – Non solo due artisti, ma anche compagni di viaggio nella vita: infatti, i protagonisti della mostra che si terrà nel Complesso Monumentale del Pio Sodalizio dei Piceni sono marito e moglie. Ad accomunare le loro visioni contrapposte è la geometria. Da una parte, nelle opere di Emanuela Fiorelli si vive la razionalità che si sensibilizza; in quelle di Paolo Radi la luce diventa armonia del visibile. Il filo conduttore è una ricerca che si interroga su ciò che appare e ciò che traspare. Gli artisti obbligano infatti gli spettatori ad avvicinarsi e a retrocedere dalle opere, «costringendoli» a cambiare di continuo il punto di vista, mettendo alla prova la propria percezione.

L’arte della geometria
In «Identità Improbabili» – organizzata da «Il Cigno Edizioni» in collaborazione con «FerrarinArte» e curata da Giovanni Granzotto – il ruolo fondamentale è svolto dalla geometria. «La geometria come la intendiamo noi – sottolinea la coppia – non è completa come quella tradizionale, ma nega quasi se stessa». La mostra, ideata per essere realizzata negli ampi spazi del Museo, prevede anche l’esposizione di nuove opere dei due artisti capitolini ispirati al tema del passaggio, mondo intermedio di transizione tra sensibile e intellegibile ovvero, attraversamento da uno stato fisico ad uno stato mentale. «La trasformazione è data dall’unione di materiali diversi che, insieme, si completano ed evocano il passaggio da un luogo all’altro, da un tempo a un altro tempo».

Artisti complementari
«Per me la luce è l’elemento più evocativo – confessa Paolo Radi – E poi c’è il buio. I neri che utilizzo in molte opere sembrano aprire a qualcosa, ma in realtà non aprono a nulla. Possono essere intesi come ricordi che vanno e che vengono». Così, per animare le sue opere vengono utilizzati materiali variegati (tra cui l’acciaio inox) per dare forma a una membrana/diaframma che sembra pulsare, fremere sottopelle, rivelando senza mai svelare completamente il proprio contenuto. Per questo, la scultura racchiusa – in parte occultata, in parte ancora visibile – all’interno è resa impalpabile, come fosse stata disancorata dal suo peso e stesse per involarsi. In questo modo l’artista romano orienta la propria ricerca verso lo studio delle qualità formali dell’immagine, rintracciando e analizzando, all’interno della storia dell’arte, l’opera di personalità affini al proprio percorso tra cui Kazimir Malevič e Ben Nicholson.

Oltre i limiti
L’arte non resta nei limiti, non si può incorniciare: è questa la filosofia che caratterizza le sculture di Emanuela Fiorelli. Le sue opere – trasposizione di uno schema mentale preordinato – sono delicate, ricche di leggere sfumature, cui avvicinarsi in punta di piedi, ma al tempo stesso si può avere la sensazione che esse sortiscano un effetto stroboscopico di forte impatto. «L’elasticità – ha spiegato – è la forza invisibile che tiene i fili in tensione ed è la tensione la caratteristica del materiale che utilizzo nelle mie opere. Mentre il mio intento è «un muoversi verso», la natura dell’elastico è «un tornare a»». In questo modo, si assiste a quadri che diventano sculture, con fili che si intrecciano, bucano il plexiglass e invadono gli spazi che le accolgono. Le ombre delle opere si proiettano sui muri, sul pavimento, sull’opera stessa. La mostra prevede anche l’esposizione di nuove opere dei due artisti capitolini ispirati al tema del passaggio, mondo intermedio di transizione tra sensibile e intellegibile ovvero, attraversamento da uno stato fisico ad uno stato mentale. È prevista, infine, anche la presentazione di alcune installazioni che si articoleranno nei suggestivi spazi dei Musei di San Salvatore in Lauro.