19 marzo 2024
Aggiornato 08:30
La crisi del coronavirus

Mario Draghi apre al «rischio ragionato»

«Dal 26 aprile tornerà la zona gialla e le scuole riapriranno completamente in presenza nelle zone gialle e arancione». Lo ha annunciato il premier all'inizio della conferenza stampa a Palazzo Chigi

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Dal 26 aprile l'Italia inizia a riaprire, con un «rischio ragionato». L'annuncio, atteso, è stato dato dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, dopo una cabina di regia che ha visto ancora una volta contrapposti «aperturisti» (in primo luogo la Lega) e «rigoristi» (il ministro della Salute, Roberto Speranza). Quel che ne è venuto fuori è il compromesso trovato dal premier: tornano, dove i dati lo consentono, le zone gialle, anche se «rafforzate». Tradotto: i ristoranti possono fare servizio anche la sera e possono tornare le attività culturali, ma solo all'aperto e con il coprifuoco confermato alle 22.

«Si può guardare al futuro con prudente ottimismo e fiducia», ha detto Draghi in conferenza stampa con Speranza, sottolineando che «il governo ha preso un rischio ragionato, fondato sui dati che sono in miglioramento ma non in miglioramento drammatico».

Nel dettaglio, dal 26 la ristorazione all'aperto sarà possibile a pranzo e a cena e tutte le scuole riapriranno completamente in presenza nelle zone gialle e arancione, mentre in zona rossa le modalità saranno in parte in presenza e in parte a distanza. Gli spostamenti saranno consentiti tra regioni gialle e con un pass, un certificato, tra regioni di un colore diverso. Poi dal 15 maggio verranno riaperte le piscine all'aperto, il 1° giugno verranno riaperte alcune attività connesse alle palestre, dall'1 luglio le attività di natura fieristica. Misure definitive, salvo un nuovo drastico peggioramento. «La campagna vaccinale va bene - ha precisato Draghi - e su questa non ho dubbi. Se i comportamenti sono osservati la probabilità che si debba tornare indietro è molto bassa».

Le nuove misure «rispondono al disagio delle categorie» e «pongono le basi per il rilancio dell'economia», su cui il presidente del Consiglio è molto ottimista, prevedendo «un rimbalzo molto forte nei prossimi mesi». Certo c'è il problema del debito, esploso per coprire i costi della crisi, la cui sostenibilità dipende proprio dalla ripresa. E' una «scommessa», perchè solo se la crescita sarà forte e «sostenibile» l'Italia potrà ripagare il debito «senza pensare a una manovra correttiva negli anni a venire». In questa ottica, con il prossimo decreto Sostegni, sarà dato un aiuto a imprese e professionisti colpiti dalle restrizioni, ma poi sarà necessario cambiare rotta per accompagnare il tessuto produttivo verso la ripresa, in particolare facilitando la «transizione» di alcune realtà «verso settori che hanno più mercato».

Intanto, però, il dl manterrà l'aspetto di «sostegno umanitario» e aiuti, ma con alcune significative novità, a partire dai criteri per l'erogazione, come era stato chiesto dalla Lega. «Il Mef - ha spiegato - sta pensando ad aggiungere oltre al fatturato il criterio dell'utile, o dell'imponibile fiscale, in modo da vedere quali sono i soggetti più colpiti dalla pandemia».

Alla fine tutti i partiti si dicono soddisfatti, ma è il Carroccio che canta vittoria: «Si torna a vivere, la Lega al governo vuol dir questo», proclama Matteo Salvini, che nelle ultime settimane aveva 'martellato' quotidianamente contro Speranza. Draghi oggi ha confermato la stima per il suo ministro, contro cui le critiche non sono «né fondate né giustificate» e devono finire: anche se, pubblicamente, il presidente del Consiglio assicura che non c'è stato «bisogno» di fare un «appello all'unità», l'auspicio è che la nuova strada serva a riportare anche un po' di serenità nell'esecutivo.

Per il segretario del Pd Enrico Letta il governo «va nella direzione giusta», mentre Forza Italia con il viceministro allo Sviluppo economico, Giliberto Pichetto Fratin, parla di «un tangibile passo in avanti compiuto». «Riapriamo in sicurezza, ma serve prudenza», il messaggio del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, mentre l'unica voce critica è quella di Giorgia Meloni (Fdi), secondo cui Draghi procede con la «stessa miope e inconcludente visione» di Conte.

(con fonte Askanews)