28 marzo 2024
Aggiornato 10:30
Alzheimer e sale

Troppo sale nella dieta: si rischia anche l’Alzheimer

Un eccesso di sale nella dieta non è pericoloso solo per l’apparato cardiovascolare ma può anche danneggiare il cervello

Troppo sale provoca danni al cervello
Troppo sale provoca danni al cervello Foto: Shutterstock

NEW YORK - Il sale è uno di quegli ingredienti il cui consumo è da limitare, specie con l’avanzare dell’età quando il rischio di ipertensione aumenta vistosamente. Tuttavia, alcuni scienziati della Weill Cornell University, sembrano aver trovato un motivo in più per astenersi da un consumo eccessivo di sale. Secondo i risultati ottenuti durante una delle loro ricerche, infatti, l’eccesso di tale ingrediente potrebbe provocare danni al cervello, di cui il più temuto è senz’altro l’Alzheimer.

Alzheimer e sale
Secondo un recente rapporto pubblicato su Nature Neuroscience, il sale potrebbe incidere con l’evoluzione di temibili malattie come l’Alzheimer. Purtroppo, ben poco si sa su tale patologia e recentemente anche Pfizer ha bloccato le ricerche che, pare, fossero arrivate a un vicolo cieco. Tuttavia, la scienza oggi ritiene che le placche e i grovigli di proteine noti con il nome di placche beta amiloidi siano marcatori abbastanza affidabili dell’Alzheimer. Ma si sa anche che il cervello dei pazienti affetti da questa forma di demenza hanno anche problemi con i vasi sanguigni cerebrali, i quali «non sembrano normali», ha dichiarato il coordinatore dello studio, Constantino Iadecola della Weill Cornell University.

Lo studio
Durante lo studio, i topi sono stati nutriti con una dieta ad alto contenuto di sale – più o meno paragonabile a più di un cucchiaio al giorno se rapportato a una dieta umana. Mentre, ricordiamo, che la dose media raccomandata è di circa 5 grammi al dì. In poche settimane, la dieta ricca di sodio ha causato la disfunzione delle cellule endoteliali che allineano i vasi sanguigni. Ma non solo: si è anche verificato un ridotto afflusso di sangue al cervello. I piccoli roditori facevano enorme fatica a trovare le vie d’uscita da un labirinto, il che faceva pensare a un disturbo della memoria spaziale. Senza considerare che si erano dimenticati come si faceva a costruire un nido. «La costruzione di nidi e le tane sono comportamenti spontanei dei roditori e affini alle attività della vita quotidiana ma sono anche tipicamente alterate nei pazienti con compromissione cognitiva», continua Iadecola.

Cosa è accaduto ai topolini?
Dai risultati ottenuti dai ricercatori è emerso che in risposta al sale, l’intestino dei roditori aveva attivato il sistema difensivo allo scopo di aumentare il numero di cellule immunitarie conosciute come cellule T helper 17 o TH17. Queste cellule potenziano una sostanza chimica pro-infiammatoria chiamata interleuchina 17 o IL17. Sono proprio queste ultime che hanno danneggiato le cellule endoteliali dei vasi sanguigni, creando una reazione che sopprimeva l’ossido nitrico. Tale sostanza, infatti, «aiuta i vasi sanguigni a rilassarsi. È anche necessario che l'ippocampo formi nuovi ricordi, fattore essenziale per la funzione cognitiva», ha dichiarato il dottor Iadecola.

Ridotto afflusso di sangue
Nei pazienti affetti da Alzheimer si ritiene che l’afflusso di sangue sia ridotto: «la normale funzione cognitiva richiede un flusso sanguigno adeguato e ben regolato. I neuroni sono molto schizzinosi, come i bambini piccoli, vogliono solo un tipo di cibo: glucosio e ossigeno», spiega Iadecola.

Se si elimina il sale la condizione migliora
Per fortuna, il processo indotto dal sale non è irreversibile. Dopo aver ridotto il sale nella dieta dei topolini, per quattro settimane, le scansioni cerebrali hanno evidenziato nuovamente un’ottima funzione endoteliale e un normale flusso sanguigno. «Ciò ha dimostrato che un cambiamento nello stile di vita potrebbe contribuire a invertire o prevenire tali effetti».

I cambiamenti dell’intestino
«Questa ricerca non mette in luce solo l'importanza del sistema immunitario per la salute del cervello, ma suggerisce anche che i cambiamenti nell'intestino possono svolgere un ruolo importante», ha dichiarato la dottoressa Sara Imarisio, responsabile della ricerca dell'Alzheimer's Research UK, che non è stata coinvolta nello studio. «I risultati evidenziano l'importanza di ridurre l'eccesso di sale nelle nostre diete, oltre a identificare possibili nuove vie nella ricerca di trattamenti per aiutare chi ha problemi di memoria o demenza», conclude.