19 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Dieta e diabete

Diabete: la dieta che lo previene (e lo combatte)

Tutte le ricerche scientifiche che indicano il miglior regime alimentare per i soggetti a rischio diabete e quello da adottare per chi è già affetto da tale patologia

Dieta per i diabetici
Dieta per i diabetici Foto: Shutterstock

Il diabete è una patologia in costante aumento che mostra i primi segnali di aumentato rischio quando si evidenzia una sindrome metabolica. Si tratta di un insieme di sintomi che porta a un aumento del girovita, iperglicemia, ipertensione e colesterolo alto. Le stime ufficiali ci parlano di oltre tre milioni di italiani affetti dalla patologia, specie negli over 60. Ponendo particolare attenzione sullo stile di vita e, soprattutto sull’alimentazione, la condizione può essere evitata o tenuta sotto controllo. Ecco la dieta per prevenire (e controllare) il diabete.

Mangia i carboidrati a fine pasto
La prima regola da seguire è quella di mangiare i carboidrati a fine pasto. Potrebbe sembrare un’assurdità ma, secondo un recente studio pubblicato sulla rivista BMJ Diabetes Research and Care, permette di dimezzare il picco glicemico che avviene in genere dopo i pasti. I ricercatori, infatti, hanno scoperto che assumendo i carboidrati (compreso il pane) per ultimi, la glicemia post prandiale era circa la metà di quella che avevano gli stessi pazienti quando li assumevano all’inizio. Inoltre, consumando i carboidrati alla fine del pasto, la glicemia scendeva del 40% rispetto al consumo di tutti gli alimenti contemporaneamente. «Noi tutti sappiamo che mangiare meno carboidrati serve a controllare i livelli di zuccheri nel sangue – scrivono gli autori dello studio – ma può essere difficile qualche volta seguire questo suggerimento. Mangiarli per ultimi può essere una buona strategia».

Bevi sempre un caffè, specie se sei donna
Uno studio condotto da un team di ricercatori portoghesi, tra cui il dottor João Sérgio Neves e il professor Davide Carvalho dell’Università di Porto, ha rivelato che le donne diabetiche che consumavano più caffeina riducevano il rischio di morte. I soggetti di sesso femminile che consumavano l’equivalente di una tazzina di caffè al giorno, avevano il 51% in meno probabilità di morire rispetto a coloro che non consumavano caffeina. Le donne con diabete che invece consumavano 100-200 mg al giorno di caffeina (circa il doppio) avevano un rischio di morte inferiore del 57% rispetto ai non consumatori. Infine, coloro che consumavano oltre 200 mg al giorno, assistevano a una riduzione del rischio di morte del 66%. Pare che il consumo di caffè o di tè riducesse anche le probabilità di morire precocemente a causa di disturbi cardiovascolari e cancro.

Evita gli alimenti che contengono edulcoranti
E’ abbastanza frequente vedere persone diabetiche – o prediabetiche – affidarsi ad alimenti senza zucchero che però sono ricchi di edulcoranti. Recenti studi, tuttavia, puntano il dito su questi ingredienti, accusandoli di provocare il diabete anche in chi ancora non ce l’ha. Uno di questi è quello condotto dall’Università di Adelaide che ha mostrato come i dolcificanti artificiali siano in grado di alterare i livelli ematici di glucosio. In particolare lo studio si è concentrato sull’acesulfame K e il sucralosio. «Questo studio sostiene il concetto che i dolcificanti artificiali potrebbero ridurre il controllo dei livelli di zucchero nel sangue e sottolinea l'eventualità che altissimi picchi di glicemia post prandiale nei forti consumatori abituali di Nas [non caloric artificial sweeteners, n.d.a] possano predisporre allo sviluppo del diabete di tipo 2».

Aggiungi i lupini alla tua dieta
Alcuni scienziati della Curtin University guidati dal dottor Philip Newsholme della Scuola di Scienze Biomediche, hanno analizzato gli effetti dei semi di lupino. Un suo estratto, a loro avviso, dovrebbe essere prodotto alla stregua di un farmaco antidiabetico. La polvere di lupini, infatti, potrebbe essere assunta facilmente diluendola in una bevanda o in uno yogurt prima dei pasti. Questo escamotage permetterebbe di abbassare i livelli di glicemia e il picco che si verifica dopo aver mangiato. Pare che la riduzione glicemica avvenga grazie a un particolare componente dei lupini denominato gamma-conglutina. Tra le altre cose, sembra sia estremamente efficace anche a piccole dosi.

La prevenzione golosa: il cioccolato
Secondo quanto emerge da uno studio pubblicato sul Journal of Nutritional Biochemistry, alcuni composti tipici del cacao, chiamati monomeri epicatechinici, permetterebbero alle cellule beta del pancreas di preformare in maniera ottimale. «Quello che accade è che protegge le cellule, aumenta la loro capacità di affrontare lo stress ossidativo. I monomeri dell'epicatechina stanno rendendo più forti i mitocondri nelle cellule beta, che produce più ATP (la sorgente energetica di tutte le cellule del corpo), e aumentano il rilascio di insulina», spiega il professor Tessem, autore dello studio. Quindi sì al cioccolato e al cacao, ma solo quello fondente senza zucchero.

Bevi sempre un bicchiere di vino rosso ai pasti
Secondo uno studio pubblicato su Diabetologia, il vino potrebbe svolgere effetti benefici nella prevenzione e riduzione dell’iperglicemia. Però non bisogna esagerare: la dose raccomandata è di 4 bicchieri a settimana. «Abbiamo scoperto che la frequenza ha un effetto indipendente rispetto al quantitativo di alcol assunto. Quello che possiamo dire è che c'è un effetto migliore nel bere alcolici in quattro porzioni rispetto a un'unica consumata dose tutta insieme», ha dichiarato Janne Tolstrup del National Institute of Public Health dell'University of Southern Denmark, prima autrice dello studio. Secondo i risultati ottenuti dai ricercatori, anche la birra svolgerebbe un effetto benefico: il rischio di sviluppare il diabete si ridurrebbe del 21% consumando da uno a sei dosi a settimana. Inaspettatamente, però questi ultimi benefici, pare si verifichino solo negli uomini. «La creazione di un meccanismo biologico per il funzionamento di questo effetto protettivo è fondamentale per capire i risultati di questi tipi di studio», ha commentato il dottor Graham Wheeler, dell’University College London.

Evita la carne grigliata
A trovare una relazione negativa tra diabete e carne grigliata sono stati alcuni scienziati della Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston. Secondo quanto emerge dalle loro ricerche, infatti, consumare spesso carne grigliata, aumenterebbe il rischio di contrarre il diabete di tipo 2. Alla base di tutto ci sarebbe l’aumentata infiammazione indotta da questo genere di cottura. Durante la grigliata, infatti, si formerebbero delle ammine eterocicliche (HCA) innescate da proteine e carboidrati. Questo fenomeno si presenta soprattutto nelle piccole strisce nerastre di pseudo bruciatura. «Quando si cuoce a temperature molto elevate, come succede con la cottura alla griglia, da alcune sostanze che compongono la carne, quali proteine, carboidrati e creatina, si formano i cosiddetti HCA, cioè amine eterocicliche. In particolare le ritroviamo nelle parti bruciacchiate, nerastre presenti sulla superficie della carne cotta. Oltre a queste vanno considerate quelle che si sviluppano quando il grasso di cottura raggiunge la brace ardente e si infiamma, sostanze chiamate PAH (idrocarburi policiclici aromatici). I fumi che contengono questi PAH penetrano nella carne. I PAH si ritrovano anche nel fumo di sigaretta e nelle carni affumicate. Tutti questi prodotti sono risultati associati anche al cancro, l'obesità, l'infiammazione e la resistenza all'insulina», ha dichiarato all’Ansa Roberto Miccoli del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell'Università di Pisa.