29 marzo 2024
Aggiornato 11:00
Depressione e zafferano

Depressione: lo zafferano riduce i sintomi come gli psicofarmaci

Alcune ricerche scientifiche sembrano confermare le virtù antidepressive dello zafferano. Gli effetti sono paragonabili alla fluoxetina, ma senza reazioni avverse

Lo zafferano aiuta in caso di depressione
Lo zafferano aiuta in caso di depressione Foto: Shutterstock

Recentemente l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l’allarme: in soli 10 anni si è assistito a un aumento del 20% dei casi di depressione. E il trend sembra in aumento: la depressione sarà il male del nuovo secolo. Ecco perché è importante trovare strategie di cura efficaci che rispettino anche la salute globale della persona. E la risposta potrebbe provenire dal Crocus sativus, alias zafferano.

Effetto paragonabile agli psicofarmaci
Una recente ricerca condotta dai ricercatori della School of Psychology and Exercise Science, della Murdoch University in Australia, ha evidenziato come lo zafferano potrebbe essere un ottimo rimedio naturale per contrastare i sintomi della depressione. L’analisi è stata condotta su studi effettuati in doppio cieco e randomizzati. Dai risultati è emerso che: «Negli studi sul confronto placebo, lo zafferano ha avuto grandi effetti di trattamento e, rispetto ai farmaci antidepressivi, ha avuto un'efficacia simile agli antidepressivi. Gli effetti antidepressivi dello zafferano sono potenzialmente dovuti ai suoi effetti serotoninergici, antiossidanti, antinfiammatori, neuroendocrini e neuroprotettivi. La ricerca condotta finora fornisce il supporto iniziale per l'uso dello zafferano per il trattamento della depressione lieve-moderata. Ulteriori ricerche sono necessarie per espandere la nostra comprensione del ruolo e delle azioni dello zafferano nella depressione maggiore».

Riduce significativamente i sintomi
Anche un’altra revisione, condotta dal Dipartimento di Sport e Esercitazioni dell’Università di Jacksonville in Florida ha evidenziato una marcata riduzione dei sintomi della depressione grazie all’assunzione dello zafferano. A differenza dello studio revisionale precedente, in questo caso sono stati esaminati i soggetti affetti da depressione maggiore. «I risultati di studi clinici condotti finora indicano che la supplementazione dello zafferano può migliorare i sintomi della depressione negli adulti con MDD [disturbo depressivo maggiore, nda]. Sono necessari studi clinici più grandi, condotti da team di ricerca al di fuori dell'Iran, con follow-up a lungo termine prima di stabilire chiare conclusioni in merito all'efficacia e alla sicurezza dello zafferano per il trattamento dei sintomi depressivi», concludono gli scienziati.

Meglio se associato alla curcuma
Uno studio ha voluto valutare gli effetti della curcumina, il principio attivo della curcuma, su pazienti affetti da depressione e ansia. Durante il test – eseguito su 123 persone – la curcumina è stata confrontata con lo zafferano e usata in combinazione. «I trattamenti attivi di droga comprendenti diverse dosi di curcumina e curcumina / zafferano combinati erano efficaci nella riduzione dei sintomi depressivi e ansiolitici nelle persone affette da disturbo depressivo maggiore».

Alla pari della fluexitina
Uno studio clinico controllato con placebo in doppio cieco è stato effettuato su 40 pazienti affetti dalla sindrome da depressione maggiore. I pazienti sono stati assegnati in maniera del tutto casuale al gruppo fluoxetina cloridrato – un farmaco appartenente alla classe degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina – oppure al gruppo zafferano. I pazienti dei due gruppi sono stati valutati con la scala della depressione Beck all'inizio dello studio e dopo quattro settimane. Al termine dello studio i sintomi di entrambi i gruppi sono migliorati significativamente nella gravità della depressione senza differenza significativa. Tuttavia essendo i partecipanti allo studio un numero molto ristretto, gli scienziati avvisano: «Il nostro studio non ha dimostrato effetti antidepressivi per lo zafferano. Il nostro studio è preliminare e studi più grandi con più pazienti e durata più lunga sono necessari per dimostrare i nostri risultati».

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