19 aprile 2024
Aggiornato 08:30
MotoGP

Beltramo intervista Pirro: «Il consiglio che ho dato a Lorenzo»

Michele è pilota Ducati nel campionato italiano Superbike, collaudatore in MotoGP, ma da coach ha anche aiutato molto la presa di contatto tra Jorge e la Desmosedici

BOLOGNAMichele Pirro, collaudatore Ducati, ormai lo dite chiaramente: l'obiettivo è il titolo mondiale.
Sarebbe fantastico.

Tu hai lavorato moltissimo nel 2017: hai vinto il campionato italiano Superbike, hai sviluppato la Panigale stradale, hai corso tre Gran Premi in MotoGP e hai dovuto sviluppare anche la Desmosedici per il 2018.
È stato un anno molto positivo. Finalmente siamo riusciti a vincere tante gare, Dovizioso era in forma strepitosa ma soprattutto tante Ducati erano veloci, segno che la moto era competitiva in quasi tutti i tracciati. Costruire una moto che possa essere migliore della precedente non è facile, perché bisogna mettere insieme tanti dettagli. Scopriremo nei test quei piccoli miglioramenti iniziati già a fine 2017, ma sono convinto che comunque partiamo per giocarci il Mondiale, anche se sappiamo che Marquez è un avversario molto tosto.

Sarà un'evoluzione, non una rivoluzione: anche perché, visto come andava la moto, non c'era bisogno di rivoluzionare niente.
La rivoluzione è stata fatta nel 2015, quando è stato portato in pista il primo progetto di Dall'Igna. In tutti gli anni successivi sono state fatte delle piccole evoluzioni. È chiaro che una moto che vince sei Gran Premi non è facile da migliorare: ci sono degli aspetti in cui possiamo crescere, ma sono tante piccole cose da mettere assieme. Io cercherò di fare del mio meglio e di essere il più possibile d'aiuto per lo sviluppo. E, parallelamente, mi occuperò dello sviluppo del V4, la moto che poi disputerà il Mondiale Superbike in futuro.

Che cosa hai detto, a un certo punto della stagione, a Lorenzo? Tu sei un poliziotto, e ti sei imposto con la tua esperienza e la tua conoscenza di questa moto.
Lui è un grandissimo campione. L'anno scorso era un po' in difficoltà, quindi ho cercato di trasferirgli la necessità di cercare di sfruttare il potenziale della moto. In quel momento non avevamo le carte per risolvere i suoi problemi, quindi da lì lui ha compiuto un grosso miglioramento, perché si è concentrato sulla moto che avevamo a disposizione, cercando di portarla al limite. E infatti i risultati sono arrivati.

Ho notato una cosa: Marquez è sempre andato particolarmente forte nei circuiti che girano a sinistra, mentre Andrea ha avuto delle difficoltà in tutte quelle piste. La differenza, secondo me, l'hanno fatta in particolare quelle gare.
Anche Jorge è molto forte nelle curve a sinistra. Questo è un aspetto che accomuna me e Andrea. Non so per quale motivo, ma anche io soffro molto in quelle curve. Quest'anno è emerso ancora di più perché, avendo vinto sei gare come Marquez, la differenza l'hanno fatta le piste in cui abbiamo ottenuto risultati al di fuori delle prime cinque posizioni. Ma è un aspetto sul quale sta lavorando tanto e che esula dalla moto.

Forse è anche una questione inconscia?
Sai, come può venire più facile scrivere con la destra piuttosto che con la sinistra, alcuni girano meglio a destra che a sinistra. Quello è vero, è una cosa innaturale, ma alla fine c'è.

Quest'anno ti farai un bel mazzo, forse anche più del solito.
Tutti gli anni ci siamo fatti un gran mazzo ma, se i risultati arrivano, i sacrifici passano in secondo piano: è più la goduria. Spero di disputare una grande stagione in Superbike ma soprattutto contribuire allo sviluppo della MotoGP e, nei tre Gran Premi che correrò, lottare per le prime cinque posizioni, che sarebbe una grande cosa. Ce la metteremo tutta.