19 aprile 2024
Aggiornato 00:30
MotoGP

Beltramo intervista Suppo: «I miei 22 anni di corse e di vittorie»

Livio, team manager pluri-iridato prima con la Ducati e poi con la Honda, dopo aver annunciato il suo ritiro dal Motomondiale ci racconta la sua lunga storia nelle due ruote

VALENCIA«Sono passati ventidue anni ed è arrivato il momento di cambiare». Livio Suppo, proprio il giorno dopo la vittoria dell'ennesimo Mondiale della sua carriera, ha annunciato l'addio alle corse. «Ero impegnato per la metà dei weekend all'anno e questo influisce sulla qualità della vita – racconta il manager torinese al nostro Paolo Beltramo – Poter sciare in inverno, stare con gli amici, farsi un giro in bici, fare le vacanze insieme agli altri. Sembra una stupidaggine, ma dopo tanto tempo comincia a pesare. E questo lavoro, se non lo fai con entusiasmo, diventa veramente difficile. Nella vita, arrivati a una certa età, è sempre dura fare dei grossi cambiamenti. Ma le mie decisioni le ho sempre prese con la pancia e mi sono sentito di prendere anche questa. Mi sembra il momento giusto: abbiamo vinto tutto quello che c'era da vincere quest'anno, i piloti e gli sponsor sono sotto contratto, lascio un'azienda a posto».

L'inizio in Benetton
Sono stati ventidue anni di intuizioni, coraggio e successi: «Nel 1995 lavoravo in Benetton e abbiamo iniziato a fornire l'abbigliamento al team Hrc: erano i tempi di Mick Doohan. Dall'anno successivo ci chiesero di gestire le sponsorizzazioni della squadra ufficiale in classe 250, e noi sfruttammo la notorietà dei colori bianco-azzurro-blu che vincevano i Mondiali in F1 con Michael Schumacher. Iniziammo così. Nel 1996, quando Valentino Rossi doveva salire di categoria dalla 125, lo portai in azienda con suo papà, ma Alessandro Benetton voleva che io trovassi gli sponsor prima di far partire il progetto, quindi alla fine non potei prendermi questo impegno. Invece, volendo un pilota italiano, portai Marco Melandri all'esordio nel Mondiale e fu un anno di grande successo: vinse ad Assen, diventando il più giovane trionfatore in una gara».

Il trionfo in Ducati
Poi arrivò la Ducati, con cui Suppo scrisse la storia della MotoGP: «A fine anno, per differenze di vedute, me ne andai senza sapere cosa avrei fatto dopo. Provai ad offrirmi alla Hrc ma era prematuro, in compenso la Ducati mi chiese di iniziare a lavorare con loro. Dal 1999 al 2002 fui responsabile marketing in Superbike, poi essendo l'unico che aveva esperienza in MotoGP iniziai a rompere le scatole a Claudio Domenicali, lo presentai a Carmelo Ezpeleta. Quando la Federazione annunciò i motori a quattro tempi l'azienda si convinse ad accettare questa sfida. Da lì in poi sono stati undici anni bellissimi, culminati con il titolo nel 2007».

La consacrazione in Honda
Il nuovo (e, per ora, ultimo) capitolo è targato Honda: «Il 2009 fu un'altra stagione per me molto difficile e pesante, con Casey Stoner che non stava bene. Ho avuto la fortuna che, quando ero un po' demotivato, Shuhei Nakamoto mi chiese di andare in Hrc, che per tutti gli appassionati di moto europei è qualcosa di misterioso. Ricordo che quando mi è arrivato il primo bigliettino da visita con quel marchio fu una grande emozione. Sono stati otto anni molto belli. L'obiettivo era quello di risvegliare la Hrc, che arrivava da stagioni difficili e dopo aver perso Valentino aveva fatto fatica a ritrovare la strada giusta. L'unico dal 2004 al 2010 a riuscire a togliersi la grandissima soddisfazione di vincere un Mondiale fu Nickyâ? Hayden, dotato di meno talento di Valentino ma con una storia amata da tutti gli appassionati, anche in Italia. Era veramente benvoluto e avevamo un rapporto speciale, per me è stato un brutto colpo quando se n'è andato, troppo presto. Questa missione mi è piaciuta molto e credo che l'abbiamo risvegliata un bel po': dal 2010 ad oggi abbiamo vinto cinque Mondiali piloti e sei costruttori, e quando non l'abbiamo vinto ce lo siamo sempre giocato. L'obiettivo di Nakamoto l'abbiamo raggiunto».