29 marzo 2024
Aggiornato 09:00
Kart

«È italiano il nuovo Hamilton»: al Diario Motori parla il suo scopritore Minardi

Ha solo 11 anni ma è già sotto contratto Mercedes. Si chiama Andrea Kimi Antonelli l'ultimo talento italiano scoperto da Giovanni Minardi, che ce lo racconta

ROMAGiovanni Minardi, figlio di Gian Carlo, storico team principal in Formula 1, e manager e talent scout di piloti. Come hai scoperto Andrea Kimi Antonelli, che a soli undici anni ha già attirato su di sé gli occhi di tutto il mondo dell'automobilismo?
L'ho conosciuto perché lavoravo con il padre in Formula 4. Sapendo che gli piacevano i go-kart e che all'epoca stava iniziando, andai a vedere il suo primo campo estivo con la Federazione a Sarno, nel 2014. E già al primo giro rimasi subito entusiasta di quello che avevo visto.

Cosa ti colpì in particolare?
Difficile spiegarlo: sono sensazioni che si provano quando lo vedi girare e capisci che ha qualcosa in più degli altri. Di base si notava la sua facilità di imparare una pista che non aveva mai visto, e anche piuttosto complessa. Azzeccava immediatamente le traiettorie giuste, senza che nessuno gli avesse mai spiegato dove mettere le ruote o frenare. Gli veniva naturale.

Un talento innato, insomma.
Esatto.

E quindi ti sei detto: «Questo lo voglio seguire».
Dopo un giro telefonai al padre e gli chiesi quando potevo mandargli il contratto... Da lì siamo partiti a farlo correre. La sua famiglia sta bene, ma non si può certo permettere di spendere le cifre necessarie per portarlo fino alla Formula 1. Quindi il mio lavoro era trovare in breve tempo qualcuno che capisse il valore del ragazzo.

Ed è arrivata la Mercedes. Come è nato il contatto?
Convinto da quello che avevo visto, sono andato a parlare con Toto (Wolff, team principal, ndr) e gli ho esposto le mie sensazioni. Andrea è ancora giovane, ma secondo me è più corretto iniziare a lavorare oggi, per dargli un'impostazione migliore rispetto a quella che avrebbe avuto se fosse stato lasciato crescere da solo. Toto ha mandato il suo responsabile dell'Academy a vederlo in gara, ad Adria nel novembre scorso, che ha percepito le stesse sensazioni che gli avevo raccontato. Poi ha conosciuto il ragazzo, si è reso conto della sua umiltà e della sua passione e si è deciso a seguirlo.

Wolff ha speso delle parole pesanti nei suoi confronti. Questo crea soddisfazione, ma anche pressione.
La pressione c'è a prescindere, ma forse adesso un po' di più. Bisogna sempre ricordarsi che è un ragazzo di undici anni, e sto cercando di tenerlo il più tranquillo possibile. Quanto alla Mercedes, non gli sta troppo addosso: seguono le gare su Internet, rimangono costantemente entusiasti e mandano solo dei gran complimenti.

Anche perché i risultati di quest'anno finora sono stati estremamente lusinghieri.
Sì. Ha vinto tutte le gare, tranne una in cui era in testa ma ha commesso un errore, altrimenti avrebbe vinto pure quella. Stiamo andando discretamente bene, vediamo di continuare così.

Dove può arrivare, secondo te?
Per le mie sensazioni, che si rafforzano ogni giorno quando lo vedo guidare, può raggiungere il tetto massimo della Formula 1. È chiaro che la strada è lunga, difficoltosa, con tante variabili. Ma se riusciremo, insieme alla famiglia, a tenergli alta la voglia e la concentrazione, secondo me ha tutte le carte in regola per arrivare.

Quando lo senti definire come il «nuovo Hamilton», che cosa pensi?
Mi fa piacere. Non ho lavorato con Hamilton, quindi non posso fare paragoni. Io, piuttosto, lo accosto ad uno che ho vissuto come Fernando Alonso. In Andrea ho rivissuto le stesse sensazioni, quelle che ho trasmesso alla Mercedes. E loro le hanno capite.

Peccato che un talento italiano del genere se lo sia lasciato sfuggire la Ferrari.
Purtroppo sono situazioni complesse. Loro, in questo momento, hanno una struttura diversa. Credo che siano loro i primi ad essere dispiaciuti: ho un ottimo rapporto con il responsabile della loro Academy, Massimo Rivola, che ieri era con me a vedere la gara di Andrea. Gli scoccia, è ancora lì che spera che prima o poi si possa tornare ad avere un rapporto con lui. Non se lo sono lasciati scappare: se fosse stato per loro lo avrebbero messo sotto contratto prima ancora della Mercedes...