23 aprile 2024
Aggiornato 08:00
MotoGP

Pernat, racconti e rimpianti: «Potevo fare un team con Valentino Rossi»

Dalla miniera di aneddoti del veterano dei manager del Motomondiale emergono anche delle scelte sbagliate, che avrebbero potuto cambiare tutta la sua carriera

Valentino Rossi
Valentino Rossi Foto: Michelin

ROMA – Una vita, quella di Carlo Pernat, trascorsa (quasi) tutta nel mondo delle moto, come direttore sportivo, uomo marketing, manager di piloti e poi opinionista. Ma anche una carriera piena di aneddoti da raccontare, alcuni sulle gare, altri semplicemente sul loro contorno. La Gazzetta dello sport gli ha chiesto di metterne insieme una manciata, dalla quale emergono anche diversi rimpianti per scelte sbagliate che avrebbero potuto portarlo in tutt'altra direzione, ancora più vincente. Uno su tutti: «A fine '97, vinto il Mondiale 125, Valentino Rossi venne con papà Graziano a Noale: non voleva più lavorare con Giampiero Sacchi e con Mauro Noccioli capotecnico – racconta Pernat – Ma, soprattutto, disse, 'lascia l'Aprilia, diventa mio manager e facciamo un team con Rossano Brazzi'. In quel momento non potevo accettare l'offerta, ma pensa se avessi detto di sì... A volte ci ripenso ancora».

Svolte della vita
Un'altra volta fu quella in cui rischiò di diventare addirittura il grande boss del circus: «Quando nel 1992 Bernie Ecclestone pensava di comprare il Motomondiale, mi chiese di volare da lui a Londra: mi chiese di appoggiare la sua operazione e di diventare presidente dell'Irta (l'associazione dei team, ndr). Venne anche a un Gran Premio a Jerez e in una riunione con gli altri team presentò il suo progetto. Quando gli dissi che rifiutavo la proposta, lui mi diede la mano e la cosa finì lì». Un ultimo rimpianto, purtroppo stavolta non dipendente dalla sua volontà, ma dal destino sfortunato, è quello che lo lega a Marco Simoncelli, di cui fu manager fino alla sua tragica scomparsa. Del Sic, Carletto racconta una storia divertente: «Marco Simoncelli mi stressava sempre perché smettessi di fumare e quando nell'estate del 2011 andammo in vacanza negli Stati Uniti, un giorno, mentre eravamo in mezzo al nulla, mi rubò le sigarette. Poi si affiancò alla nostra macchina e ridendo come un matto iniziò a infilarsele ovunque, bocca, orecchie, naso... Fu un pomeriggio lungo».