28 marzo 2024
Aggiornato 21:30
Formula 1

Speranze e dubbi: ma la Ferrari 2018 sarà davvero vincente?

Dal reparto progetti di Maranello giungono indiscrezioni contrastanti: le simulazioni aerodinamiche sembrano promettenti, qualche incertezza in più sul motore

Il box della Ferrari con la monoposto di Kimi Raikkonen
Il box della Ferrari con la monoposto di Kimi Raikkonen Foto: Ferrari

MARANELLO – La Ferrari 2018 sarà davvero una monoposto da Mondiale? La domanda si ripropone puntuale, nella mente di tutti gli appassionati, come ogni inverno, mentre nell'officina di Maranello i progettisti guidati da Simone Resta e consigliati dal vecchio Rory Byrne (che firmò le Rosse trionfali dell'era Schumacher) lavorano alacremente sugli ultimi dettagli. Il dubbio rimarrà fino al primo Gran Premio del calendario, in Australia, o quantomeno alla presentazione online fissata per il 22 febbraio, ma qualche certezza in più rispetto a dodici mesi fa i ferraristi possono comunque nutrirla. Se l'anno scorso, di questi tempi, si era reduci da un 2016 disastroso, senza vittorie, stavolta la SF70H porta in dote alla sua erede cinque successi e una corsa al titolo comunque portata avanti con vigore almeno fino a metà stagione. Una base di partenza solida, insomma, come conferma il fatto che il nuovo modello non stravolgerà i punti cardine del precedente, ma si limiterà ad evolverli: dalla struttura delle fiancate, con i convogliatori di flusso davanti alle pance per ridurre le turbolenze e i coni antintrusione fuori dalle pance a protezione, fino al cosiddetto assetto picchiato, dunque con l'avantreno molto più basso.

Pro e contro
Per il resto, in attesa che venga svelata la veste definitiva della vettura, non resta che affidarsi alle cospicue indiscrezioni che filtrano in questi giorni dalla Gestione sportiva del Cavallino rampante. Voci, però, dal tenore contrastante, tanto da rinfocolare gli interrogativi di chi osserva dall'esterno. Gli ottimisti puntano i riflettori sui dati positivi, che stanno emergendo soprattutto dalle simulazioni aerodinamiche. Le conseguenze più significative sarebbero proprio quelle derivanti dalla decisione di allungere il passo di circa sei centimetri, arrivando a una distanza tra le ruote anteriori e quelle posteriori di 365 cm, molto simile a quella della Mercedes che, in controtendenza, ha preferito invece ridurla. In questo modo, a parità di carico, la macchina risulterebbe molto più efficiente nella gestione dei flussi d'aria, specialmente nelle curve veloci che più problemi hanno creato nel passato campionato. Non preoccupa nemmeno il giro di vite introdotto in extremis dalla Federazione internazionale dell'automobile sulla modifica dell'altezza da terra grazie allo sterzo. La decisione federale, infatti, è giunta proprio in risposta a una richiesta di chiarimento della Ferrari, che ovviamente aveva già pronta la contromisura: il terzo elemento idraulico (invece che meccanico) della sospensione anteriore, lo stesso già utilizzato dai top team rivali per ottenere lo stesso obiettivo pur nel rispetto del regolamento. Il pessimismo, semmai, è giustificato su un altro fronte, manco a dirlo quello del motore. L'ultima evoluzione avrebbe raggiunto il tanto agognato aumento di potenza, ma farebbe fatica invece a durare per sette Gran Premi di fila: una soglia resa necessaria dalla nuova regola che limita a tre i propulsori concessi per l'intera stagione. Nonostante l'allontanamento del vecchio responsabile Lorenzo Sassi, che ha perso il posto proprio per gli errori commessi in tema di affidabilità, pare che la nuova power unit si rompa ancora troppo spesso al banco prova, che è comunque molto meno probante dei reali test in pista. Altrettanto incognita resta la capacità di integrare al meglio la parte elettrica ibrida con il motore termico, il principale punto di forza delle Frecce d'argento.

Il leader sprona il gruppo
Insomma, per ora sulla Ferrari del futuro aleggia una certa fondata speranza, ma anche qualche comprensibile grattacapo. Gli uomini della Scuderia sono i primi a sapere bene che, dopo essersi ritagliati con tanti sforzi il ruolo di outsider nella lotta iridata, riuscire a raggiungere la completa parità con l'invincibile corazzata tedesca è un'altra storia, ben più complicata. Lo ha ammesso esplicitamente lo stesso Sebastian Vettel: «Rispetto al 2016 i regolamenti sono rimasti più o meno gli stessi – ha spiegato il quattro volte campione del mondo – Penso che abbiamo delle fondamenta buone e sane su cui costruire dall'inizio dell'anno e spero che potremo continuare così. Ci manca da compiere l'ultimo passo che, se ci guardiamo indietro, è sempre il più difficile di tutti. Stiamo già lavorando molto e, nell'ultimo paio di mesi che ci rimane, ci concentreremo sulla prossima stagione, cercando di rendere l'auto più veloce, il motore più potente, e poi vedremo che posizione avremo raggiunto».