19 aprile 2024
Aggiornato 05:00
MotoGP | Gran Premio di Valencia

Non bastano neanche gli errori di Marquez: a Dovizioso serve un miracolo

Marc scivola per l'ennesima volta, ma è in pole. Andrea è solo nono, e domani è chiamato ad un'incredibile rimonta. Ma la prima curva, con gli assalti di Zarco e Iannone, sarà rischiosa

La Ducati di Andrea Dovizioso davanti alla Honda di Marc Marquez a Valencia
La Ducati di Andrea Dovizioso davanti alla Honda di Marc Marquez a Valencia Foto: Michelin

VALENCIA – Una caduta, Marc Marquez non se l'è fatta mancare nemmeno oggi. «Avevo già fatto un buon giro, ho provato a strafare per migliorarlo ma non sono riuscito a fare la curva», racconta il Cabroncito, a cui questo piccolo inconveniente non ha certo tolto il sorriso. «Siamo abituati a vederlo commettere errori, ma lui non è per niente stupido – ribatte infatti il suo diretto rivale, Andrea Dovizioso – In gara sa gestirsi molto bene». Soprattutto quando parte davanti a tutti. Già, perché l'ennesima scivolata della stagione non ha impedito al campione della Honda di firmare l'ennesima pole position. «E stavolta in un weekend speciale», ammette lo spagnolo.

Concentrato sulla tecnica
Quel miracolo in cui Desmodovi era costretto a sperare, insomma, per ora non è arrivato. Mentre Magic Marc scatterà al palo, il forlivese della Ducati non è andato oltre la nona posizione. «Il Mondiale era già abbastanza impossibile prima di venire qui a Valencia, e tale rimane – chiarisce Andrea – Abbastanza». Sperare che il suo avversario finisca per terra anche domani, ormai, non gli basta più: servirebbe anche una fenomenale rimonta, visto che l'unico avversario utile per il ducatista è la vittoria. «Sarebbe meglio partire davanti, ma non è un dramma – frena lui – Questa è una delle gare più lunghe dell'anno e c'è tempo di recuperare, a patto di arrivarci pronti. Sapevo che Marc qui è sempre andato fortissimo, non mi sorprende: noi non siamo i più veloci, ma siamo comunque più vicini degli altri anni. E stiamo ancora lavorando». Resta ancora da trovare qualche soluzione sulla Desmosedici, che potrebbe venire fuori dal warm up di domani mattina: «Il nostro passo gara non era male già oggi pomeriggio, ci manca soprattutto la fluidità, per non dover guidare troppo aggressivo. E un po' di condizione fisica, visto che mi sta per arrivare l'influenza...». Guai a farsi prendere dallo sconforto, insomma: «Non è facile, ma non molliamo. Il finale è ancora tutto da scrivere».

Monta l'aspettativa
A dare una mano a Dovizioso potrebbe essere una partenza che si preannuncia infuocata. All'imbuto della prima curva si presenteranno, alle spalle di Marquez, due cagnacci come Johann Zarco e Andrea Iannone, abituati ad andare all'attacco e, spesso, a fare danni. «Mi aspetto parecchi lottatori e io sarò tra loro», promette il francese. «Di solito il più prepotente sono io», ghigna l'italiano. Ma il cinque volte iridato si dice pronto a superare anche questo ostacolo: «Lo avevo detto: guiderò con il 'Marc style' fino al warm up, poi forse cambierò approccio per adattarmi alle condizioni – spiega – La prima curva è pericolosa, qualcosa succederà di sicuro. Sarà un avvio difficile, perché quando lotti per il campionato sei sempre un po' più rigido in moto, e devi adattarti. Dovrò restare calmo, mantenere la concentrazione, leggere bene la gara e avere quattro occhi. Se qualcuno sarà troppo aggressivo, sono pronto a farlo passare. L'importante è arrivare al traguardo». Le circostanze sembrano girare tutte a suo favore, ma un po' di pressione è inevitabile: «Sono umano anch'io. Domani è il giorno più importante dell'anno e stanotte farò fatica a dormire, mi rigirerò per mezz'ora nel letto. Ma sarei più nervoso se Dovi fosse in pole e io decimo. Invece lui al momento non ha il passo migliore, anche se va più forte di quanto sembri dalla sua posizione in griglia». Insomma, il clan Marquez può già preparare la festa: «Spero che sarà una grande giornata – auspica il fratello minore Alex, per la prima volta dell'anno in pole insieme a lui in Moto2 – Per Marc è un weekend molto importante, tengo le dita incrociate. Ma lui è un pluricampione e sa cosa fare». O no?