16 aprile 2024
Aggiornato 21:30
MotoGP | Gran Premio d'Australia

Un GP tutto all'attacco: così Marquez mette le mani sul titolo

Nessun calcolo per il campionato, solo la sua solita guida aggressiva senza risparmiarsi: una tattica perfetta che ha regalato al campione della Honda il sesto successo stagionale e 33 punti di vantaggio

Marc Marquez sul gradino più alto del podio in Australia
Marc Marquez sul gradino più alto del podio in Australia Foto: MotoGP

PHILLIP ISLAND – La zampata del campione. Domenica scorsa Marc Marquez era stato sconfitto all'ultimo giro, in un'epica battaglia con Andrea Dovizioso. Ma uno come lui non poteva certo farsi fregare per due settimane di seguito. Così, nel Gran Premio d'Australia, è arrivato subito il riscatto: con il coltello fra i denti e una strategia perfetta, il Cabroncito ha regolato un gruppetto assatanato di avversari che si era creato nelle prime posizioni, fino a portare a casa la sua sesta vittoria dell'anno. «Onestamente è stata una gara incredibile – racconta il campione della Honda – Fin dall'inizio sono sceso in pista cercando di stare tranquillo e di scaldare bene le gomme: ma al secondo o terzo giro c'è stato già il primo contatto, credo con Johann Zarco. A quel punto ho iniziato a pensare: 'Ok, questa sarà una gara tosta'. Si è formato un gruppone degno di una gara di Moto3 e questo mi ha divertito molto, ma a metà gara ho iniziato a rendermi conto che avrei dovuto attaccare o mi avrebbero superato ovunque. A volte è stato un po' pericoloso, ma alla fine sono andato all'assalto mentre cercavo anche di controllare a che punto fosse Dovi, di analizzare tutto. Quando mancavano otto-dieci giri sono riuscito ad andare un po' più forte e mi sono creato un piccolo margine che mi ha reso la vita più semplice sul finale. Su questa pista è importante la durata delle gomme, non si può spingere al massimo per tutti i giri: per cui ho cercato di mettere in atto più o meno la stessa strategia di due anni fa, restare calmo e andare all'attacco sul finale. Era il mio obiettivo, il mio lavoro e alla fine è andata bene».

Più cuore che cervello
Anche a Phillip Island, il Marquez in versione formichina ha lasciato spazio al suo animo più profondo, aggressivo senza risparmiarsi. Marc ha fatto la sua corsa, senza pensare troppo ai calcoli per il campionato, e questa si è rivelata la tattica vincente: «Prima della gara abbiamo fatto una riunione in cui mi hanno chiesto se volessi sapere dove si trovava Dovi – rivela il 24enne catalano – Ho risposto di no, che non mi interessava, perché volevo fare la mia gara. Ma poi a metà gara avevo il dubbio di dove fosse, mi guardavo le spalle cercando di controllarlo. Poi l'ho visto mentre uscivo dalla curva 4, che era ancora nella curva 3. A quel punto ho capito che le cose si mettevano bene e che era il momento di attaccare. Sapevo che questa sarebbe stata una gara importante per aumentare il mio vantaggio». E se il successo australiano conta, ancor più fondamentale è il margine di 33 lunghezze che si è riuscito a costruire (approfittando del contestuale tredicesimo posto di Dovizioso) a due Gran Premi dal termine, ovvero quando di punti da assegnare ne restano solo altri 50. «La vittoria qui è importante, più o meno come quella del 2015, con molti sorpassi – conclude Magic Marc – Ma ciò di cui sono più contento è il vantaggio in classifica, che ora è notevole: questo mi fa sorridere di più. A questo punto è ora di respirare e comprendere le nostre opzioni, dove possiamo lottare in Malesia e a Valencia, ma cercando di portare a casa punti e di non essere troppo aggressivi».