19 aprile 2024
Aggiornato 17:30
Formula 1 | Il caso

La ruotata di Vettel divide il mondo dei motori. E pure Valentino Rossi lo difende

È stato l'intervento diretto del presidente della Federazione Jean Todt, che ha messo il suo impegno per la sicurezza davanti al suo amore per la Ferrari, a riaprire l'inchiesta e la polemica. Ma i commissari di gara e i suoi colleghi piloti sostengono che il campione tedesco sia stato già punito a sufficienza

Sebastian Vettel guida la sua Ferrari nei box di Baku
Sebastian Vettel guida la sua Ferrari nei box di Baku Foto: Ferrari

ROMA«Da qualche Gran Premio è chiaro che la sfida è tra loro due, che sono anche caratterialmente molto diversi: normale che ci siano degli scontri più tosti del solito. Ma a me così piace: lo sport è bello anche per queste cose». Il mondo dei motori si spacca sul caso del momento: la ruotata rifilata da Sebastian Vettel a Lewis Hamilton durante il Gran Premio dell'Azerbaigian di Formula 1, e le relative polemiche che ne sono seguite. E perfino la leggenda della MotoGP, Valentino Rossi, non ha potuto proprio esimersi dal dire la sua. Non si schiera, il Dottore, tra colpevolisti e innocentisti, per il momento si gode solo lo spettacolo. Ma chi non potrà proprio mantenere la sua stessa neutralità, anzi, dovrà decidere se i dieci secondi (e i tre punti sulla patente sportiva) di penalità inflitti al ferrarista tedesco siano stati una punizione sufficiente o se, al contrario, si meriti una sanzione più esemplare, sarà il tribunale della Federazione internazionale dell'automobile, chiamato a riunirsi lunedì prossimo a Parigi proprio per dirimere questa spinosa questione.

Pareri a confronto
È stato il presidente della Fia Jean Todt in persona a chiedere questa udienza. Non poteva certo lasciare che il suo storico amore per la Ferrari, di cui fu a lungo team principal, offuscasse il suo impegno per la sicurezza stradale, che ne sta caratterizzando il mandato presidenziale, concentendo ad un pilota professionista, ad un campione come Vettel, di farla franca, o quasi. Senza questo intervento dall'alto, infatti, sarebbe bastata la pena comminata domenica dalla direzione gara: «Poteva essere più severa, ovviamente – spiega il commissario Paul Gutjahr al quotidiano svizzero Blick – Come una bandiera nera o una sospensione per una gara. Ma Hamilton non era stato danneggiato e non volevamo influenzare troppo il campionato del mondo». Oltre all'inchiesta della giustizia sportiva, però, la richiesta di Todt ha riaperto anche l'inevitabile dibattito, tra chi, come il suo predecessore Max Mosley, invoca una penalità più dura e chi, come l'attuale responsabile sportivo della F1 Ross Brawn, afferma invece che a questo sport serva la «passione».

Difensori d'ufficio
Non sono in pochi, infatti, quelli che ritengono che alla fine Vettel se la caverà con una semplice lavata di capo: «Ad essere onesto, guardando le immagini della camera car, non è affatto chiaro se Sebastian abbia colpito Lewis apposta – sostiene il terzo pilota della Renault, Sergey Sirotkin alla testata russa Sportbox – Penso che, nel momento in cui ha alzato la mano e ha voltato la testa, non si sia reso conto che la macchina stava girando verso la Mercedes e che si sono toccati. Secondo me, la situazione è molto più tranquilla di quanto tutti pensino». La pensano così anche gli ex campioni del mondo Jenson Button («Vettel ha fatto una stupidata, ma è stato già sanzionato, guardiamo avanti», ha scritto su Twitter) e Jacques Villeneuve: «Sono un pilota e se un avversario mi avesse frenato davanti come ha fatto Lewis con Seb, io mi sarei comportato allo stesso modo – ha dichiarato al sito specializzato internazionale Motorsport – Si è preso una penalità, la peggiore secondo il nuovo regolamento. E non penso che stesse cercando di colpirlo: aveva una mano sola sul volante e stava guardando e gesticolando verso di lui. Va bene così, da un lato sono contento di vedere che i piloti hanno delle emozioni, è divertente. I due piloti in lotta per il campionato si sono arrabbiati, ma senza fare danni: qual è il problema?». Saranno della stessa opinione anche i giudici federali?