18 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Visto dal grande campione del passato

Ferrari, senti il tuo grande ex Alain Prost: «Cosa serve per tornare a vincere»

Il pilota francese, già bandiera della Rossa e quattro volte iridato, dà la sua ricetta per l'uscita di Maranello dalla crisi: «Serve un comportamento più lineare, meno sbalzi d'umore. E le parole andrebbero scelte con più cura»

Alain Prost
Alain Prost Foto: Red Bull

ROMA – La calma è la virtù dei forti. Non è solo un noto proverbio, ma per certi versi anche la ragion d'essere di Alain Prost, quattro volte campione del mondo di Formula 1 che proprio per la sua freddezza, la sua lucidità, la sua capacità di ragionamento anche nelle situazioni di maggiore stress era soprannominato il Professore. E questa è anche la ricetta che il leggendario pilota francese consiglia alla Ferrari, che fu la sua squadra per due stagioni, per uscire dalla crisi in cui è precipitata l'anno scorso. Più razionalità anglosassone, meno colpi di testa tipicamente latini. Un po' come il suo grande amico (e ormai ex patron del Mondiale) Bernie Ecclestone aveva decretato in modo ben più categorico: il problema della Rossa è che ci sono troppi italiani. «Bernie l'ha detta in modo brutale – ha commentato Prost a La Repubblica – Io sono stato due anni in Italia. Uno è stato bellissimo, l'altro tremendo. Ci sono caratteristiche uniche da voi. Quello che mi sento di dire è che per vincere in un contesto così competitivo come la F1 serve un comportamento più lineare, con meno sbalzi d'umore. Anche le parole andrebbero sorvegliate con più cura. È chiaro che se all'inizio della stagione prometti di vincere il Mondiale, poi diventa più difficile mantenere la calma quando le cose vanno male».

Le priorità per il futuro
Oltre che per la Ferrari, Alain ha delle indicazioni anche per i nuovi proprietari del campionato: il gruppo americano Liberty Media. «Se potessi dare un consiglio ai nuovi padroni, ecco, direi: per prima cosa riportate la gente a vedere le gare – spiega – Abbassando i prezzi dei biglietti per entrare nei circuiti. Sono stellari. Non ha senso. E con i circuiti vuoti muore tutto. Abbassare il costo dei biglietti è una mossa. Sono d'accordo con Ross Brawn che serve qualcosa di più: un progetto a 4-5 anni, con riforme strutturali mirate in più settori; tecnica, regole, comunicazione». Comunicazione, appunto: servono campioni più capaci di stabilire un contatto con i tifosi, più umani, insomma. Come accadeva ai suoi tempi. Anche se oggi un pilota che gli ricorda tanto il suo storico rivale Ayrton Senna, il francese lo vede: Max Verstappen. «I piloti sono uomini e gli uomini sono figli del tempo – prosegue – Quanto a Max, quello con Senna non è un paragone inappropriato. È un ragazzo speciale. Guida benissimo. Ha una personalità d'acciaio. Ricorda Ayrton nella forza mentale: mi ha colpito. La capacità di rimanere nel suo mondo e di non essere sfiorato da nulla. In questo l'ho rivisto molto. E il nuovo Prost? Non c'è nessuno che ricordi le mie caratteristiche. Qualcuno diceva Rosberg ma no, proprio non ci siamo. Quello delle somiglianze è un gioco stucchevole: o c'è qualcosa di netto, come con Verstappen oppure non funziona. Il fatto è che io sono unico».