28 marzo 2024
Aggiornato 09:00
Nessuna cospirazione contro l'anglo-caraibico

Toto Wolff: «Complotto contro Hamilton? Vi dico io com'è andata»

Il team manager della Mercedes risponde alle accuse del suo pilota, secondo cui avrebbe deciso di cambiare la sua equipe di meccanici per sfavorirlo: «Dobbiamo pensare all'intera squadra, non solo a un uomo, anche se è il campione»

Il team principal Toto Wolff nel paddock di Abu Dhabi
Il team principal Toto Wolff nel paddock di Abu Dhabi Foto: Mercedes

ABU DHABI – Ma quale complotto della Mercedes contro Lewis Hamilton! «Non potete prendere una singola frase da una sua conferenza stampa», protesta davanti ai giornalisti il team principal Toto Wolff. La frase in questione, pronunciata solo ventiquattr'ore prima dal suo pilota, è stata però indubbiamente allusiva: «Tra dieci anni scriverò un libro – aveva dichiarato Hamilton – Compratelo, così scoprirete esattamente quello che è successo. Sarà una lettura interessante». Tanto che il boss non esita a rispondergli: «Forse anch'io scriverò un libro tra dieci anni e ci metterò qualche rivelazione...». La querelle tra il campione del mondo in carica e la sua squadra è scaturita da un fatto che risale a inizio stagione, quando i vertici delle Frecce d'argento decisero di fare a pezzi l'imbattibile equipe di Lewis, spostando cinque meccanici e tre ingegneri a lavorare con il suo compagno di squadra Nico Rosberg. Una decisione che al diretto interessato non è piaciuta, ma che Wolff rivendica ancora oggi: «Gli uomini che lavorano con un pilota sono molto legati a lui, sono i primi con cui parla quando scende dalla macchina – spiega il manager tedesco – Quindi è ovvio che una scelta del genere abbia delle conseguenze a livello psicologico su di lui, lo sapevamo e ne abbiamo tenuto conto. Ma per noi lavorano 1500 persone e dobbiamo farle crescere tutte: un meccanico che oggi si occupa di un dettaglio della vettura potrebbe diventare il numero uno il prossimo anno e poi fare ulteriore carriera all'interno del team. La nostra non può essere una struttura statica: è dinamica, e lo è anche all'interno del garage. Per vincere, un pilota ha bisogno del giusto ambiente e questo lo abbiamo tenuto in considerazione. Ma non possiamo concentrarci solo su una persona, anche se è il campione del mondo: dobbiamo pensare alla squadra nel suo complesso, di cui quella che vedete in pista è solo la punta dell'iceberg».

Parole dal sen fuggite
Il sospetto che Lewis Hamilton ha lasciato inespresso tra le righe del suo discorso, però, è fin troppo chiaro: non è che la Mercedes, dopo aver vinto per due stagioni di fila il titolo mondiale con un pilota inglese, quest'anno ha fatto il tifo per un trionfo tutto tedesco? Di quest'accusa, Wolff non vuole nemmeno sentire parlare: secondo lui, si è trattato soltanto di uno sfogo scappato al pilota anglo-caraibico nel momento sbagliato. «Lewis si fida assolutamente di noi – ribatte – Voi sottovalutate la pressione a cui è sottoposto, non solo quando è sotto i riflettori del pubblico di tutto il mondo. È chiamato a fare risultato tutti i weekend, a correre contro il suo compagno di squadra, a giocarsi il titolo all'ultima gara e a questo punto è venuto fuori tutto, le frustrazioni e i momenti felici. Se gli mettete un microfono sotto il naso e gli fate la domanda giusta, a volte può uscire un titolo, come è successo ieri. Ma per me è solo un boomerang che ritorna indietro: questa strana storia all'interno del team è ormai un capitolo chiuso e non ci voglio tornare sopra. Questo non cambia nulla nel mio approccio con Lewis, perché ho capito bene che si è trattato di dichiarazioni esagerate e prese fuori contesto. A volte dobbiamo permettere ai piloti di esprimere le loro emozioni e le loro sensazioni, senza metterli in croce».