20 aprile 2024
Aggiornato 09:30
Il ritratto del cinque volte iridato

«Marquez può diventare uno dei più grandi». Lo dice anche Valentino Rossi

Domenica a Motegi Magic Marc è diventato il più giovane pilota di sempre a vincere tre Mondiali nella classe regina, a 23 anni e 242 giorni. Prima dello stesso Dottore. E ora è lanciato di diritto verso la storia delle due ruote

Marc Marquez festeggia il suo quinto Mondiale a Motegi
Marc Marquez festeggia il suo quinto Mondiale a Motegi Foto: Honda

ROMA – Da suo idolo sarà anche diventato il suo più grande rivale, ma certamente non si può dire che a Valentino Rossi manchi l'onestà intellettuale quando ammette (unendosi ad un coro che conta altri mostri sacri come Giacomo Agostini, Mick Doohan e Angel Nieto) che Marc Marquez è sulla buona strada per diventare il pilota più vincente nella storia del Motomondiale. E, in effetti, domenica a Motegi almeno su un punto Magic Marc ha fatto meglio del Dottore, un altro pretendente di diritto a quella corona: ha vinto il suo terzo titolo nella classe regina a soli 23 anni e 242 giorni, quasi un anno prima di Vale, che ci riuscì a 24 anni e 238 giorni. Nel farlo, fra l'altro, ha battuto un altro nove volte iridato come Mike Hailwood, che fino a ieri deteneva questo record assoluto con i suoi 24 anni e 108 giorni. «È impressionante sentir dire questo a Valentino, che è uno dei piloti più importanti», risponde con signorilità il campione di Cervera.

Guidato dalla passione
Ma i primati, i numeri, sembrano interessare relativamente al portacolori della Honda, che quando scende in pista pensa piuttosto alla sua passione. Quella trasmessagli da bambino dai genitori Julia e Roser, che a quattro anni gli comprarono la sua prima moto, e che ha resistito anche alla tremenda pressione di questa stagione, per sua stessa ammissione la più dura della sua carriera: «Penso che sia importante prima di tutto godersi la vita, rendersi conto che è un privilegio vivere così – spiega – Ho avuto una grande opportunità da bimbo e l'ho sfruttata. E, anche durante i lunghi e duri allenamenti, non bisogna mai smettere di divertirsi. Se pensassi che fosse solo un lavoro, alla fine mi annoierei. Invece è qualcosa di più: è un sogno che si è avverato».

Contro tutto e tutti
La sua, però, non è stata una strada tutta in discesa. Nei campionati inferiori, Marc era così leggero che dovevano aggiungergli delle zavorre per bilanciare la sua moto. E già nel 2011, un infortunio all'occhio durante una sessione di prove libere rischiò di compromettere la sua nascente salita. Solo due anni dopo il rischioso intervento chirurgico che seguì, il centauro catalano si laureava campione del mondo di MotoGP nella sua stagione di debutto, un'impresa che non riusciva da 35 anni. Nonché solo il quarto pilota nella storia a vincere titoli iridati in tre diverse categorie: gli altri erano stati Phil Read, Mike Hailwood e... Valentino Rossi, appunto. Quello che ancora oggi definisce «il mio punto di riferimento, il mio eroe: è un piacere oggi lottare con lui». Anche se, quando è in pista, nella mente di Marquez non c'è spazio per il timore reverenziale, come lo stesso tavulliese ha scoperto a sue spese un anno fa: «Amo la sensazione della vittoria e cerco di lavorare sodo per ripeterla sempre – conclude – Una delle chiavi è mantenere la concentrazione e non sottovalutare gli avversari. La mia mentalità è sempre quella di vincere».