29 marzo 2024
Aggiornato 15:30
Il talento di Ascoli Piceno ribatte alla scuderia

La verità di Romano Fenati: «Perché Valentino Rossi mi ha licenziato»

Il giovane pilota appiedato dal team Sky Vr46 racconta la sua versione delle ore che hanno portato al divorzio con la squadra del Dottore e dei motivi per cui il loro rapporto è precipitato: «Ho deciso di rimanere me stesso»

Romani Fenati al box Sky Vr46
Romani Fenati al box Sky Vr46 Foto: VR46

ROMA – Finito il tempo dei comunicati ufficiali, arriva quello delle parole sincere, senza filtro. Se nei primi giorni dopo il fattaccio, infatti, le ricostruzioni delle vicende che hanno portato al divorzio tra Romano Fenati e il team Sky Vr46 sono state affidate alle note formali della squadra e della mamma-manager del pilota, ora iniziano finalmente ad emergere i pensieri autentici dei diretti interessati. Quarantott'ore fa era stato Pablo Nieto, team manager della scuderia di Valentino Rossi, a fornire a noi del Diario Motori la sua versione della vicenda. Oggi gli risponde in prima persona il pilota ascolano, intervistato dai colleghi de La Stampa. Fenati inizia raccontando dal suo punto di vista le ultime ore del suo rapporto con la squadra a Zeltweg, quelle in cui la situazione è definitivamente precipitata: «Si è scritto di liti e pass da me tirati in faccia – spiega – ma non è assolutamente accaduto nulla di ciò. Ho semplicemente chiesto spiegazioni al mio capotecnico (Pietro Caprara, ndr) sul perché avessi un distacco così grande in qualifica. Poi c’è stata una riunione fra mia madre, che è l’amministratore delegato della società che cura i miei interessi, e i responsabili del team. Io, per contratto, avrei dovuto avere un mio personale tecnico delle sospensioni e questo punto non era stato rispettato. Si è cercato un accordo per proseguire la collaborazione, ma non è stato trovato».

Responsabilità condivise
La delusione più grossa di Fenati, però, è umana: per non essere riuscito a portare a termine con successo il matrimonio con il team che gli aveva fiducia nella speranza di compiere il definitivo salto di qualità in Moto3. E, sotto questo aspetto, il giovane motociclista attribuisce molte responsabilità anche alla struttura Sky Vr46: «La colpa va divisa – afferma Romano – Ognuno avrebbe dovuto prendersi le proprie responsabilità, come ho fatto, forse in questo modo una soluzione si sarebbe potuta trovare. Ho imparato che la sincerità è fondamentale e che a volte bisogna fare buon viso a cattivo gioco. È giusto maturare tecnicamente, ma una persona deve rimanere se stessa. Non si può cambiarla o costruirla a tavolino, per me è meglio un 'vaffa' detto in faccia che una coltellata alle spalle. In squadra non mi sentivo me stesso. Diciamo che venivo indirizzato, era tutto pre-costruito, mentre io sono un tipo istintivo. Provo fastidio quando vedo ingiustizie o superficialità. Allora cerco di avere spiegazioni». La sua carriera, però, è tutt'altro che conclusa: «Non tornerò in pista quest’anno, ma sto valutando offerte sia in Moto2 che in Moto3 per la prossima stagione».