25 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Fratelli coltelli

«Non è colpa di nessuno». Ma in Mercedes è guerra fredda

La versione ufficiale del team, e anche dei commissari di gara, non incolpa né Nico Rosberg né Lewis Hamilton per l'incidente fratricida al primo giro del Gran Premio di Spagna. Eppure tra i due compagni di squadra è alta tensione

Rosberg e Hamilton lottano al via del GP di Spagna
Rosberg e Hamilton lottano al via del GP di Spagna Foto: Pirelli

BARCELLONA – La risposta più sincera, come spesso accade, è quella dal sen fuggita al vulcanico presidente Niki Lauda, a caldo, a pochi minuti dall'incidente: «Colpa di Hamilton, ha fatto una manovra stupida». Poi i vertici del team e i piloti si rinchiudono in conclave nel motorhome, si scannano a porte chiuse e ne fuoriescono solo dopo aver concordato una versione comune: non è colpa di nessuno. «Lewis ha detto che gli dispiace di avere deluso la squadra – racconta il team principal Toto Wolff – Nico che comprende che la situazione sia difficile per tutti». La stessa versione che verrà poi fornita e accettata dai commissari di pista: «Rosberg aveva il diritto di compiere la manovra che ha compiuto, e il tentativo di sorpasso di Hamilton era ragionevole – scrive la direzione gara nel suo referto – Nessun pilota è colpevole». Incidente di corsa, dunque nessuna penalizzazione. Eppure, quando i due piloti vengono messi di fronte al fuoco di fila delle domande dei giornalisti, a gara ormai conclusa da oltre un'ora e mezza, dalle parole di Rosberg e di Hamilton emergono due punti di vista piuttosto differenti del fattaccio.

Concorso di colpa
Accade tutto dopo l'uscita dalla curva 3. Nico, che grazie a un migliore scatto è riuscito a portarsi davanti al suo compagno di squadra, pigia il consueto pulsante che serve a disattivare la modalità partenza e ad entrare in quella di gara. Ma qualcosa non va secondo i piani, e sulla sua vettura entra in funzione una messa a punto sbagliata: «Io ho fatto tutto come sempre – racconta – Non so cosa sia successo, dovremo studiare i dati». Così, la monoposto del leader del Mondiale esce dalla curva lentamente, troppo lentamente, addirittura con 17 km/h in meno rispetto a quella di Hamilton. «Ero più veloce – spiega l'anglo-caraibico – In una frazione di secondo ho visto uno spazio all'interno e mi ci sono infilato: nessun pilota sceglierebbe mai la traiettoria esterna per superare. E avevo già un pezzo di ruota e di ala affiancate alla macchina di Nico». Ma il tedesco non ci sta: «Mi sono buttato all'interno con una manovra il più veloce, chiara e forte possibile – prosegue Rosberg – per chiudergli la porta e perché capisse che non c'era spazio. È una risposta normale per qualunque pilota, ma lui ci ha provato lo stesso. E questo mi ha sorpreso». A quel punto, l'unica possibilità rimasta a Lewis era quella di spostarsi ancora più a destra, per evitare la collisione. Ma è finito con le ruote sull'erba, ha perso il controllo della sua Mercedes, si è messo di traverso e ha travolto l'auto gemella.

A bocca asciutta
Insomma, è normale che Hamilton ci abbia provato, è normale che Rosberg si sia difeso. Tutto normale. Tranne l'esito finale. «Lewis doveva provarci – ribadisce Wolff – A Barcellona per provare un sorpasso tra vetture identiche il momento ideale è il primo giro. E non si può dare la colpa a Nico per aver chiuso la porta. La ritengo una manovra corretta, è il risultato che è stato sfortunato. Ho detto ai due piloti che loro sono in macchina, che loro sono responsabili di portarla al traguardo. Non voglio aggiungere altro». E poco conta anche l'iniziale diagnosi di Lauda: «Con Niki mi sono scusato come con tutto il resto del team, perché oggi abbiamo perso 43 punti – ribatte Hamilton – Ognuno ha la sua opinione, e non fa molta differenza». «A Niki do ascolto, è un esperto – gli fa eco Rosberg – Ma non mi consola. Alla fine abbiamo comunque ottenuto il peggior risultato possibile, con due macchine in ghiaia e zero punti. È dura, per me e per il team, perché questa gara ce l'avevo già in tasca». Così, in casa dei campioni del mondo, una volta tanto, restano solo musi lunghi, volti accigliati, toni di voce appena sussurrati e una tensione che si taglia con il coltello. «Abbiamo regalato una bella storia a questo sport – conclude Wolff – La vittoria di Verstappen è grandiosa, se lo merita. E le Ferrari hanno recuperato punti su di noi. Tutto bello. Ma io torno a casa incavolato nero».