29 marzo 2024
Aggiornato 13:00
La versione della Rossa

Ducati: «Casey ha detto no e abbiamo scelto Lorenzo»

Il direttore sportivo Paolo Ciabatti e il direttore generale Gigi Dall'Igna spiegano la genesi del matrimonio con il campione del mondo in carica. E le trattative con Iannone e Dovizioso per diventare il suo compagno di squadra

Paolo Ciabatti e Andrea Iannone
Paolo Ciabatti e Andrea Iannone Foto: Ducati

JEREZ DE LA FRONTERA – Nella conferenza stampa ufficiale pre-Gran Premio la loro versione della notizia del giorno la danno il diretto interessato Jorge Lorenzo e il team manager Lin Jarvis, lato Yamaha. La Ducati, dal canto suo, attende qualche minuto per convocarne una privata nella sua hospitality. E il direttore sportivo Paolo Ciabatti, dopo tante indiscrezioni, può finalmente raccontare la storia ufficiale: «Con tutto il rispetto per tutti gli altri piloti, compresi i due Andrea, sono pochi ad aver dimostrato di poter vincere titoli negli ultimi anni: Lorenzo, Marquez e Stoner – esordisce – Quindi, una volta avuta la certezza di poter costruire una moto competitiva, volevamo uno di loro tre. A Casey lo avevamo chiesto apertamente, ma lui ci ha ringraziato per la cortesia, ha apprezzato il gesto e ha ribadito di non avere intenzione di rientrare. Con Marc abbiamo parlato, ma per una serie di ragioni ritenevamo meno favorevole la sua situazione: la Honda ha puntato molto su di lui per vincere ed è pronta a fare di tutto per trattenerlo. Quindi abbiamo deciso di andare avanti con Jorge. I contatti informali andavano avanti da tempo, ma l'approccio si è fatto più serio in Qatar, quando Valentino ha annunciato il suo rinnovo con Yamaha. Era molto presto nella stagione, ma dovevamo cogliere la chance che ci si presentava». Da lì a convincere il campione del mondo in carica il passo è stato relativamente breve: «Lorenzo ha la chance di diventare un eroe per i ducatisti, un ruolo che oggi spetta solo a Fogarty, a Bayliss e a Stoner. Sarebbe bello se, facendo gli scongiuri, vincesse un po' di titoli mondiali e poi decidesse di chiudere la sua carriera con noi». Lo stesso pilota maiorchino, del resto, lo aveva confessato solo poco prima: «La mia idea romantica era quella di rimanere in Yamaha per sempre. Ma ho fatto quello che mi sentivo: vincere il quarto titolo con loro sarebbe stato solo un altro campionato, vincere con la Ducati, impresa riuscita solo a Casey, significa fare la storia». Punto.

Due Andrea per una sola moto
I progetti ci sono, le buone intenzioni pure. Manca solo un dettaglio: il suo futuro compagno di squadra. Che sarà certamente uno dei due Andrea: «È la scelta ideale per motivi di continuità, entrambi hanno fatto molto per lo sviluppo di questa moto – prosegue Ciabatti – Ho parlato con loro quando abbiamo scelto Lorenzo e abbiamo deciso di tenere la situazione aperta per un po' di tempo. Non c'è fretta». «Chiuderemo subito dopo Barcellona – aggiunge il direttore generale Gigi Dall'Igna, definito «genio» dallo stesso Lorenzo che lavorò con lui già ai tempi della Derbi in 125 – La decisione la prenderemo in autonomia: con Jorge ho sempre continuato a parlare anche quando non era più un mio pilota, ma non abbiamo mai parlato con lui del suo futuro compagno di squadra e non vedo perché dovremmo iniziare a farlo ora». Nemmeno i piloti sembrano preoccupati o frettolosi: «Tutti i seggiolini principali sono stati assegnati ed è il momento di pensare al futuro – ammette Andrea Dovizioso – ma i risultati ci sono, il rapporto con la Ducati è buono e io sono rilassato. Se la Ducati è diventata così forte significa che abbiamo lavorato bene negli ultimi quattro anni, e la chance di portare a bordo un campione del mondo è molto positiva per il team». Una cosa è certa: «Nella mia carriera non ho mai voluto dare a un solo pilota l'opportunità di vincere il titolo – ribadisce Dall'Igna – All'inizio della stagione daremo a entrambi il miglior materiale, poi più avanti se qualcuno dimostrerà migliori risultati lo aiuteremo a raggiungere l'obiettivo. Non penso che finora non abbiamo vinto per colpa dei piloti, ma non volevo nemmeno questa scusa. Non ne voglio nessuna, in effetti: il mio obiettivo è vincere. Altrimenti me ne andrò a casa».