29 marzo 2024
Aggiornato 00:00
Auto

Mini Pick Up di nome e di fatto

Si chiama Mini Paceman Adventure e per ora è solo un esercizio di stile. Molto ben riuscito però.

Prendi una Mini, tratta male, lavoraci per ore, non farla banale e quando la guidi fallo rigorosamente sul ghiaione. Il Teorema di Marco Ferradini parlava di donne, ma se fosse dedicato a un’auto forse reciterebbe così. Di sicuro una Mini è stata fatta quasi a pezzi, ma il risultato si lascia decisamente guardare. Si chiama Paceman Adventure ed è, per ora, solo un esercizio di stile dei giovani dipendenti di Monaco e Dingolfing.

Nella storia dell’automobile non sarebbe la prima volta che una show car creata per divertimento fosse così apprezzata dal pubblico da convincere i dirigenti a produrla in serie. Sarà questo il caso? E’ ancora presto per dirlo. Per ora esiste questo unico esemplare. Anche con i suv si è partiti dai pezzi grossi per poi declinarli in tutte le misure. Resta da vedere se qui sarà fattibile il percorso inverso, ovvero partire da un pick up di piccole dimensioni, in questo caso un Mini pick up di nome e di fatto, per poi cavalcare l’onda di un eventuale successo su altre scale.

Di sicuro questa tipologia di veicoli, cosiddetti da lavoro, hanno una tradizione ed un fascino molto più radicati nel nord America, ma gli Europei, si sa, son modaiolo, e se moda sarà, questo esercizio di stile potrebbe prendere piede anche sulle nostre strade. Sicuramente le dimensioni ridotte, i due soli posti e l’aspetto giocoso ed avventuroso sono tutte caratteristiche che potrebbero entusiasmare un pubblico giovane, quello dei neo patentati, o dei single incalliti e ancora alle prese con la sindrome di Peter Pan. Obiettivamente però è davvero una bella vettura.

Questo prototipo monta un 1.6 turbo da 184 cavalli e trazione integrale All4. L’altezza da terra è maggiore rispetto alla Paceman originale, telaio e sospensioni sono stati adeguatamente modificati e gli angoli d’attacco sono da vera off-road. E visto che sono sempre i dettagli a fare la differenza, la ruota di scorta alloggiata sul tetto non passa di certo inosservata come i proiettori supplementari. Da avventura anche la tinta scelta, il Jungle Green. Un nome, una garanzia.