23 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Giustizia e politica

La denuncia di Rosy Bindi: «7 impresentabili fra Sicilia e Ostia»

«Una di queste - ha dettola presidente della commissione Antimafia - rientra nelle condizioni di incandidabilità per la legge Severino, mentre le altre sei incorrono nella previsione del nostro codice di autoregolamentazione»

ROMA - Sono in tutto sette le situazioni di incandidabilità rilevate nel corso dell'ultima tornata elettorale: sei in Sicilia e uno ad Ostia. Ad affermarlo è stata il presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, nel corso di alcune sue comunicazioni allo stesso organismo parlamentare. «Una di queste - ha detto Bindi - rientra nelle condizioni di incandidabilità per la legge Severino, mentre le altre sei incorrono nella previsione del nostro codice di autoregolamentazione».

Servono nuove norme su incandidabilità
Nuove e più estese norme sulla incandidabilità e la inelegibilità dei candidati gravati di pendenze o condanne penali. A chiedere che una norma in questo senso venga varata da Parlamento e governo è stata oggi la presidente della Commissione parlamentare antimafia, la quale ha anche detto che ci sarebbero «i tempi tecnici per approvarla prima della prossima tornata elettorale». Facendo seguito a quanto proposto dal Ministro dell'Interno, Marco Minniti ai partiti per un patto per non accettare i voti della mafia, la Bindi ha, quindi, proposto una serie di misure per allargare la norma Severino e rendere più stringente i vincoli del Codice di autoregolamentazione delle candidature dell'antimafia.

L'autocertificazione del candidato
«Occorre - ha spiegato - giungere ad una modifica della legge Severino prevedendo la pubblicità dell'autocertificazione da parte del candidato e di autocertificare tutte le condanne e i processi in corso. Non solo quelli previsti attualmente dalla legge Severino ma qualunque altro processo che riguarda il profilo morale del candidato. Oggi, infatti, anche per condanne in primo grado per supro, bancarotta o falso in bilancio, ma con meno di due anni di pena, una persona non è tecnicamente incandidabile». La Bindi ha, quindi, proposto che le modifiche comprendano la «sospensione e la decadenza dalla carica» di quanti, pur eletti, abbiano mentito nell'autocertificazione. Cosa che li dovrebbe anche escludere da qualsiasi futura competizione elettorale.

Rafforzare il voto buono
Chiesto anche che si prosegua nella riforma del casellario giudiziario e che, nei Comuni sciolti per mafia, si vada ad un rafforzamento dei requisiti di incandidabilità ad ogni livello di competizione elettorale. Ma, ha insistito la presidente dell'antimafia, occorre in futuro mettere in campo anche «interventi di natura politica» anche per ridare credibilità ad una politica oggi messa a dura prova da un dilagante astensionismo come si è visto sia in Sicilia che ad Ostia. «Il problema del voto alle mafie, invece esiste ed è inutile nasconderlo ed è strettamente connesso alla corruzione e ai pacchetti di voti manipolati secondo le convenienze. Le mafie votano sempre - ha aggiunto la Bindi - e nelle basse affluenze il voto cattivo incide ancora di più. Allora occorre rafforzare il voto buono perchè cacci quello cattivo».