29 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Imprese e fisco

Protesta dei venditori di sigarette elettroniche, arriva Salvini e parte il coro «Uno di noi»

L`Italia è il primo paese che ha deciso di imporre una tassa sullo svapo, ora arriva l'imposta anche sui liquidi senza nicotina . Erano attesi 115 milioni di euro, ne sono entrati meno di 5 milioni

ROMA - L'approvazione dell'emendamento Vicari, che riguarda il divieto di vendita delle sigarette elettroniche online e la successiva sentenza della Consulta che impone un'imposta a tutti i liquidi, anche quelli senza nicotina, ha creato la sensazione che si voglia spazzare via un intero settore. Sono iniziati così i lavori della tavola rotonda che si è tenuta questa mattina a Palazzo Valdina a Roma durante la quale si è cercato di fare luce sulle soluzioni in campo e sui margini di collaborazione tra industria, istituzioni e associazioni di categoria.

Gli emendamenti di Pd e M5s
Ma una proposta risolutiva è arrivata dai due deputati Sebastiano Barbanti (PD) e Francesco Cariello (M5S). Barbanti ha affermato: «Il decreto fiscale è stato già approvato ma presenteremo subito un odg sull'argomento per trovare correttivi utili» e seguendo, anche lo stesso Cariello, ha ribadito la possibilità di «presentare un ulteriore emendamento che si potrà discutere direttamente alla legge di bilancio». «E' inverosimile che in Italia, a differenza di altri Paesi, si aumentino ancora le tasse a un prodotto che, come dimostrato da tantissimi studi, riduce i danni da fumo, e non presenta rischi per la salute nemmeno nell'utilizzo nel lungo periodo.
Sull'emendamento Vicari
- ha ricordato il prof. Giancarlo Ferro, membro del Comitato Scientifico per la ricerca sulle sigarette elettroniche - c'è un interessante esercizio di de-responsabilizzazione della politica che demanda tutto il da farsi all'amministrazione».

L'Italia è il primo paese che ha deciso di imporre una tassa sulle sigarette elettroniche
Al centro del dibattito una proposta legislativa, quella oggi approvata con il decreto fiscale, che è stata presentata - come detto da Eugenio Ceglia rappresentante del Ministero della Salute - «senza mai sentire i rappresentanti del Ministero». L'Italia è il primo paese che ha deciso di imporre una tassa sulle sigarette elettroniche. Il fatturato delle aziende italiane, infatti, è passato dai 450 milioni del 2013 ai 300 del 2014 fino ai 60 milioni del primo semestre 2015, con una diminuzione degli addetti al settore, passati dagli 8 mila del 2013 ai 2.500 attuali. L'attuale tassazione sulle sigarette elettroniche ha decisamente mancato il bersaglio del gettito. Erano attesi 115 milioni di euro, ne sono entrati meno di 5 milioni. Inoltre, l'aumento delle accise ha comportato la proliferazione di fenomeni evasivi ed elusivi, principalmente dovuti alle carenze della normativa e alla mancanza di adeguati controlli amministrativi. «Dobbiamo avere la possibilità di andare avanti» ha aggiunto Massimiliano Federici di COIV. Produttori, distributori e associazioni di categoria restano in attesa da parte del mondo politico di un reale contributo e sostegno. Erano presenti i rappresentanti delle associazioni di categoria (ANAFE, COIV, UNIECIG, ANIDE e EIM).