19 marzo 2024
Aggiornato 06:30
Genova

Genova, ritrovato il corpo di Mirko, Marian invece muore in ospedale. Le vittime salgono a 43

Dramma a Genova, dove è crollato un pezzo del viadotto Polcevera, nel tratto che sovrasta via Walter Fillak, nella zona di Sampierdarena

GENOVA - Genova sotto shock: sono decine le vittime del crollo del ponte Morandi sul torrente Polcevera a Genova, sull'autostrada A10, nel tratto che sovrasta via Walter Fillak, nella zona di Sampierdarena. Il disastro è avvenuto intorno alle 11:30 di martedì 14 agosto. «Al momento del crollo transitavano 30-35 autovetture e tre mezzi pesanti» ha detto il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli. I soccorritori hanno trovato diversi mezzi schiacciati sotto le macerie con persone morte all'interno. Diverse auto sono rimaste incastrate e schiacciate tra le macerie del ponte mentre alcuni mezzi pesanti sono finiti nel torrente Polcevera. La quarta notte di ricerche ininterrotte tra le macerie ha riportato alla luce i corpi di un'intera famiglia: mamma, papà e bimba di 9 anni. Attorno alle 14 di sabato 18 agosto l'ultimo ritrovamento: si tratta dell'ultima persona che risultava dispersa nel crollo, Mirko Vicini, uno dei due dipendenti di Amiu travolto insieme al collega dalla macerie, mentre lavorava all'interno dell'isola ecologica. Non si può però escludere che ci siano altre persone sotto le macerie di cui non era stata denunciata la scomparsa, anche se secondo la Protezione Civile appare improbabile. Attorno alle 17 è deceduto invece all'Ospedale Policlinico San Martino a seguito delle gravi ferite Marian Rosca, il paziente di origine rumene del 1982. Sale così a 43 il numero di vittime.

Conte: «Non lasceremo Genova sola»
"Preghiamo per i superstiti perché possano recuperare quanto prima la via della guarigione guarigione» ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Il premier ha anche detto che, dopo il crollo del Ponte Morandi sull’autostrada A10 a Genova alla vigilia di Ferragosto, «abbiamo fatto un aggiornamento sulle persone sfollate per assicurare loro un alloggio. Abbiamo anche fatto una ricognizione sul sistema viario per assicurare che Genova possa riprendere a dispetto di questa tragedia». Gli sfollati superano le 600 persone. «Sabato abbiamo proclamato una giornata di lutto nazionale in concomitanza con le esequie solenni. Saremo ancora qui sabato per i funerali e forse terremo un consiglio dei ministri. Non lasciamo sola Genova».

Attentato alla sicurezza e disastro colposo
La Procura di Genova ipotizza il reato di attentato alla sicurezza dei trasporti in relazione al disastro provocato dal crollo del Ponte Morandi sull’A10. E’ quanto si apprende da fonti della Procura. Confermati invece i reati di disastro colposo e omicidio colposo plurimo. Intanto è in corso una riunione in Procura fra il Procuratore capo Francesco Cozzi e i pm titolari dell’inchiesta, Walter Cotugno e Paolo Terrile. Le attività di ricerca proseguono senza sosta 24 ore su 24 nella speranza di trovare ancora dei superstiti fra le macerie, anche se con il passare del tempo le chance di sopravvivenza fra tonnellate di macerie di cemento armato si affievoliscono. Intanto sabato dovrebbero tenersi i funerali di stato per le vittime. Imponente la macchina dei soccorsi con un campo base allestito nel greto del torrente Polcevera che vede impegnati oltre 250 vigili del fuoco con elicotteri e mezzi pesanti, personale della protezione civile e della Croce Rossa fra cui 50 operatori delle squadre speciali Smts (Soccorsi con mezzi e tecniche speciali), unità cinofile e una quindicina gli operatori del Servizio Psicosociale, SeP, per assistere i partenti delle vittime.

Come gestire la paralisi del traffico
L’attività di rimozione delle macerie durerà a lungo (il capo del dipartimento nazionale dei Vigili del Fuoco, Bruno Frattasi, ha ipotizzato più di 10 giorni) e nel frattempo bisognerà ragionare su come ripristinare almeno temporaneamente la viabilità visto che con il crollo del ponte la città è divisa in due. Ma non solo. A rischio è l’intera economia del capoluogo ligure, così come il trasporto merci sia quelle in arrivo dai porti, sia quelle in transito verso la Francia e il resto del paese. Sul Ponte Morandi infatti transitavano circa 2mila tir al giorno diretti allo scalo portuale. Per evitare la paralisi sono allo studio diverse soluzioni fra cui l’apertura notturna dei terminal ed il passaggio di una parte dei camion attraverso lo stabilimento Ilva di Cornigliano. Ma prima, come ha ribadito il premier Giuseppe Conte, bisogna completare la rimozione delle macerie. Per quanto riguarda invece l’accertamento delle cause del crollo, il ministero delle Infrastrutture dei trasporti ha creato un nucleo di inchiesta interno che già venerdì mattina dovrebbe riunirsi a Genova. Nel mirino degli ispettori potrebbero finire i tiranti di cemento armato utlizzati al posto di quelli in acciaio e che potrebbero aver innescato il cedimento.

Evacuati 11 palazzi
La Protezione Civile del Comune di Genova ha provveduto finora a far evacuare 11 palazzi e la situazione è sotto monitoraggio costante. «Tutto il ponte Morandi andrà demolito con gravi ripercussioni al traffico e problemi per i cittadini e le aziende» ha dichiarato il viceministro delle Infrastrutture Edoardo Rixi oggi pomeriggio a Genova nella sede della Protezione civile. «Un ponte del genere non crolla né per un fulmine, né per un temporale, vanno trovati i colpevoli».

Un fulmine e poi il cedimento strutturale come prima ipotesi, poi superata
Alcuni testimoni che in auto si trovavano vicino al ponte Morando prima del crollo hanno visto «un fulmine colpire il ponte». «Erano da poco passate le 11,30 quando abbiamo visto il fulmine colpire il ponte - ha detto Pietro M. all'Ansa - e abbiamo visto il ponte che si andava giù». Sarebbe stato un cedimento strutturale a provocare il crollo di parte del viadotto Morandi. Tantissimi, da sempre, i dubbi sulla tenuta di un ponte considerato un capolavoro dell'ingegneria, in cui evidentemente invece qualcosa non ha funzionato a causa di un errore di progettazione (queste le parole al DiariodelWeb.it dell'ing. Antonio Brencich che da tempo lo criticava).

La voce dei testimoni
«Ho visto la gente corrermi incontro, scalza e terrorizzata». Così Alberto Lercari, autista Atp, presente al momento del crollo sul ponte Morandi, che proveniva da Arenzano verso Genova ovest, contattato da Agi: «Uscito dalla galleria ho visto rallentamenti e sentito un boato. La gente scappava venendo verso di me. E' stato orribile».
«Inizialmente pensavamo fosse un tuono vicinissimo a noi, abbiamo sentito un boato incredibile» ha raccontato uno dei testimoni. «Noi abitiamo a circa 5 chilometri dal ponte, ma abbiamo sentito un botto pazzesco. Eravamo in casa, quando abbiamo sentito un vero e proprio boato - dice -. Ci siamo spaventati tantissimo, abbiamo avuto molta paura. La situazione era drammatica, il traffico completamente in tilt e la città paralizzata». «Inizialmente pensavamo fosse un tuono vicinissimo a noi, abbiamo sentito un boato incredibile».

Autostrade: «In corso lavori»
In relazione al crollo, Autostrade per l'Italia ha comunicato che «sulla struttura - risalente agli anni '60 - erano in corso lavori di consolidamento della soletta del viadotto e che, come da progetto, era stato installato un carro-ponte per consentire lo svolgimento delle attività di manutenzione». «I lavori e lo stato del viadotto erano sottoposti a costante attività di osservazione e vigilanza da parte della Direzione di Tronco di Genova», assicurano le Autostrade.

Costruito nel 1967
Il viadotto Polcevera dell'autostrada A10, chiamato ponte Morandi poiché intitolato a Riccardo Morandi, ingegnere che l'ha progettato, attraversava il torrente Polcevera, a Genova, tra i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano a ovest dal centro. Inaugurato il 4 settembre 1967, fu costruito dalla Società Italiana per Condotte d'Acqua. È lungo 1.182 metri, ha un'altezza al piano stradale di 45 metri e 3 piloni in cemento armato che raggiungevano i 90 metri di altezza. Si tratta di un ponte a trave strallata, dove gli elementi verticali erano cavalletti costituiti da due V sovrapposte; una V aveva il compito di allargare la zona centrale ove appoggiava la trave strallata, mentre una V rovesciata sosteneva i tiranti superiori.