24 aprile 2024
Aggiornato 00:00
Vaccini

«So dove vai al mare, spero che affoghi!»: mamma no-vax contro Burioni. Che risponde

Il virologo, docente al San Raffaele di Milano, spiega perché «la 'mamma informata' ha torto». E perché non si vaccinano i bambini appena nati

Il medico Roberto Burioni, professore di microbiologia e virologia al San Raffaele di Milano
Il medico Roberto Burioni, professore di microbiologia e virologia al San Raffaele di Milano Foto: ANSA/FLAVIO LO SCALZO ANSA

Nel mirino dei no-vax, da tempo, c'è Roberto Burioni, professore all'università 'Vita-Salute' San Raffaele di Milano e da sempre in trincea per far capire l'importanza delle vaccinazioni. Ma mai si era verificato, prima, un simile scontro. Ad attaccare, stavolta, è una 'mamma no vax' che sui social si è scagliata contro il noto virologo. «Ho saputo che vai al mare a ... Prego di non incontrarti e in cuor mio spero che affoghi!» ha scritto la donna nel suo post. Poi, l'insulto. Diretto. «Per ogni lacrima versata, per ogni notte insonne, per ogni discriminazione, per ogni ora tolta ai nostri figli dietro questa guerra… il mio più sonoro vaff!». Decine i messaggi di vicinanza e solidarietà al professore, che - sempre su Facebook - ha voluto ringraziare tutti per l'affetto ricevuto. «Non era la prima volta che incrociavo Alessandra P.C., la mamma riminese che mi desidera annegato. Ci eravamo già incontrati in una trasmissione televisiva dove la signora aveva provato a spiegarmi che i vaccini non servono, visto che i bambini gli anticorpi se li fanno a terra giocando». Ed è per questo che Burioni ha voluto ripostare il commento che scrisse tempo fa, quando spiegò perché, a suo avviso, la 'mamma no-vax' aveva torto».

«Perché la mamma no-vax ha torto»
Come detto, non è la prima volta che la signora si scaglia contro il virologo, studioso di fama internazionale, accademico, autore di numerose pubblicazioni: è lo stesso Burioni a raccontarlo riproponendo un post pubblicato nel 2016 all'indomani di una trasmissione tv alla quale aveva partecipato insieme alla signora in questione. «In una recente trasmissione televisiva ho avuto la fortuna di incontrare una mamma informata che dall'alto del suo incarico di amministratrice del Gruppo Facebook Mamme di Rimini è stata così gentile da spiegare a me e a tutti i telespettatori che non c'è bisogno di vaccinare i bambini perché tanto gli anticorpi se li fanno giocando per terra. Devo dare una brutta notizia agli incolpevoli suoi figli e ai genitori che non vaccinano i figli confidando nella potenza protettiva del pattume domestico: non è vero».

Gli anticorpi e i vaccini
«Per quanto si faccia giocare nello sporco» ha spiegato Burioni «i bimbi molto piccoli, non potranno mai produrre gli anticorpi suscitati dai vaccini e per esemplificare il concetto parliamo di un batterio che si chiama Haemophilus influenzae di tipo B (di qui in poi confidenzialmente "emofilo")». E spiega: «Nel mondo prima della messa a punto di questo vaccino, quando i figli dei genitori informati giocavano per terra, l'emofilo era un germe molto pericoloso. Si trasmetteva con le goccioline di saliva da persona a persona, lo si trovava nella gola del 5% della popolazione e quando riusciva a penetrare nell'organismo di un bimbo erano grossi guai. Causava non solo delle infiammazioni molto gravi delle prime vie respiratorie, ma anche delle pericolosissime meningiti che, pur con un trattamento antibiotico tempestivo ed ottimale, uccidevano un bimbo su 20 e ne lasciavano uno su tre con gravissime e permanenti sequele neurologiche. Per darvi un'idea prima dell'arrivo del vaccino negli Stati Uniti ogni anno ventimila bambini, pur avendo giocato per terra, si ammalavano gravemente e ben mille (avete letto bene: mille) morivano, smettendo definitivamente di giocare».

Perché vaccinare i propri figli
Quindi, avverte il medico, «guai a seguire i consigli della mammina informata: il germe circola di meno, ma ancora circola, anche perché non tutti si vaccinano. Nel Minnesota dall'introduzione di questa vaccinazione nessun bambino era morto per questa terribile malattia. Purtroppo nel 2008 si è verificato un episodio epidemico nel quale si sono contati cinque casi molto gravi: i genitori di due di questi bimbi avevano rifiutato la vaccinazione; i genitori di un altro avevano deciso di ritardarla. Uno purtroppo è morto: aveva solo cinque mesi e non aveva ancora fatto in tempo a completare il ciclo di vaccinazione». L'immunità nei confronti di questo batterio dunque «serve, e serve subito: ritardare la somministrazione del vaccino (come vi suggeriscono regolarmente i raglianti antivaccinisti) lascia i vostri figli vulnerabili proprio nel momento in cui sono più in pericolo, per cui non rimandate senza motivo le immunizzazioni, non fareste una cosa buona per il vostro bimbo e lo esporreste a gravi rischi».

Perché non si vaccinano i bambini appena nati
«Qualcuno potrebbe chiedermi: ma perché allora non vacciniamo i bimbi appena nati? La risposta non è scontata: il vaccino che abbiamo è molto efficace, ma se viene utilizzato in bambini che hanno meno di sei settimane non solo non funziona, ma 'paralizza' il sistema immune impedendogli addirittura di rispondere bene alle dosi future di vaccino. Il momento in cui iniziare a vaccinare è dunque esattamente quando è prescritto, a due mesi, non prima e non dopo. Prima sarebbe troppo presto, dopo sarebbe troppo tardi». Insomma - conclude Burioni - gli schemi di vaccinazione «sono come i freni della vostra automobile. Sono stati messi a punto da esperti che se ne intendono dopo lunghi studi e rigorose sperimentazioni: modificarli sulla base della vostra opinione personale o su consiglio di qualche mammina informata non è una buona idea».