I risultati di Salvini sull'immigrazione: «75 mila sbarchi in meno»
In un lungo colloquio con il Foglio, il ministro dell'Interno spiega le linee guida della sua politica, dalla Rai a Schengen: «Gli accordi internazionali vanno rivisti»
ROMA – «Siamo a circa 75 mila arrivi in meno rispetto allo scorso anno ma la strada è ancora lunga». Così il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, in un'intervista a Il Foglio, sottolineando che l'obiettivo di immigrazione zero «è impossibile. Io voglio un'immigrazione selezionata, qualificata, controllata, sul modello australiano. Affinché l'immigrazione porti valore aggiunto, devi agire drasticamente. Devi chiudere, o limitare al massimo, i canali di arrivo irregolari. Respingere non è tabù. L'obiettivo è far depositare la richiesta d'arrivo nel paese di provenienza: non devono proprio arrivare qui da noi né su gommoni, barconi, canotti o canoe. Ovviamente l'Australia è avvantaggiata dall'essere un'isola abbastanza lontana», spiega il vicepremier.
Euro non irreversibile
Il quotidiano diretto da Claudio Cerasa incalza il leader della Lega anche sulla politica monetaria: «In questo momento c'è l'euro, e io ragiono con la moneta che c'è. Ma fortunatamente in questo mondo, tranne la morte, tutto è reversibile». Anche l'area Schengen, secondo il titolare del Viminale, sarebbe «reversibile» poiché «i trattati, le costituzioni, gli accordi internazionali sono scritti per essere rivisti». Incalzato sull'impegno italiano a rispettare i vincoli di Maastricht a partire dal rapporto deficit/Pil al 3 per cento, il ministro dichiara: «Se lei mi chiede se vengono prima i parametri o la crescita del paese, io le rispondo: la crescita. Guardi che gli altri paesi, dalla Francia alla Germania alla Spagna, li hanno già ampiamente superati. Di deficit, surplus e via discorrendo se ne sono serenamente fregati». Sull'aumento dello spread di cento punti in due mesi, il ministro minimizza: «C'è sfiducia, ci sta. Il cambiamento genera dubbi». «Mi piacerebbe che si tenesse anche in Italia un incontro Trump-Putin, com'è avvenuto a Helsinki. Facciamo parte dell'Alleanza atlantica e siamo chiaramente schierati con le potenze occidentali. Nel 2018 bisogna calcolare se ci sono alleanze offensive o difensive, chi sono i nemici. Io penso che oggi il nemico non sia la Russia ma l'estremismo islamico, il fanatismo, perciò schierare carri armati e uomini ai confini con la Russia mi sembra poco produttivo», aggiunge.
O canone o pubblicità
Nel lungo colloquio, Salvini entra ovviamente anche sul tema caldo della Rai: «Non puoi campare sia di denaro pubblico che di denaro privato, anche perché spesso la Rai fa concorrenza sleale al ribasso a tutte le altre emittenti private svendendo spazi pubblicitari. Fossi un consigliere di amministrazione, mi porrei l'obiettivo di scegliere: o canone o pubblicità, tutt'e due no. In prospettiva si dovrà mettere mano comunque a un'ulteriore riduzione del canone sul modello di alcune tv straniere». A proposito di Marcello Foa, indicato come presidente della Rai dal Cda di viale Mazzini, ma che non ha ottenuto i voti della Commissione di vigilanza: «Foa è cresciuto a pane e Montanelli, invito tutti ad approfondire la sua storia personale di uomo libero, anticonformista, schietto. È l'amministratore delegato del Corriere del Ticino. Va bene tutto ma che i russi siano arrivati a conquistare Lugano mi pare fantasioso».
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