29 marzo 2024
Aggiornato 07:30
Migranti

Sull'immigrazione ora lo scontro è tra Italia e il 'blocco dell'Est'

I Paesi di Visegrad, Repubblica Ceca in testa, contrari a qualsiasi forma di solidarietà sui migranti. Così i possibili ex 'alleati' sono diventati i 'nemici'

Giuseppe Conte e Matteo Salvini, in una immagine del 27 giugno 2018
Giuseppe Conte e Matteo Salvini, in una immagine del 27 giugno 2018 Foto: ANSA/ALESSANDRO DI MEO ANSA

ROMA - Erano gli alleati perfetti per un'Italia a marcia 'Salvini'. Almeno sul fronte immigrazione. Ma alla prima occasione hanno voltato le spalle al governo Conte. I Paesi di Visegrad, da sempre contrari a qualsiasi forma di solidarietà sui migranti, si sono infatti schierati apertamente contro la politica della redistribuzione chiesta dal premier italiano Giuseppe Conte con una lettera inviata ai 27 leader europei. Così mentre Spagna, Portogallo, Malta, Germania e Francia hanno dato il loro ok ad accogliere una parte dei migranti sbarcati in queste ore a Pozzallo, la Repubblica Ceca ha alzato il primo muro, seguita a ruota dall'Ungheria. E mentre il premier Conte parla di «solidarietà e responsabilità» che «iniziano a diventare realtà» il suo omologo ceco Andrej Babis, ferma l'ipotesi di un nuovo modello di redistribuzione dei migranti, parlando addirittura di un «approccio» che segnerebbe «la strada per l'inferno»

Praga e Budapest contro l'Italia
«Ho ricevuto la lettera del premier italiano Giuseppe Conte» ha scritto il premier della Repubblica Ceca Andrej Babis su Twitter «in cui chiede all'Ue di occuparsi di una parte delle 450 persone ora in mare. Un tale approccio è la strada per l'inferno». Per Babis «il nostro Paese non riceverà alcun migrante» perché «l'unica soluzione alla crisi migratoria è il modello australiano, cioé non fare sbarcare i migranti in Europa». Sulla stessa onda le parole di Istvan Hollik, portavoce del gruppo parlamentare di Fidesz, il partito del premier Viktor Orban: «L'Ungheria non accoglie nessuno. Gli elettori ungheresi si sono espressi chiaramente alle ultime elezioni: non vogliono vivere in un paese di immigrati». Nel mirino, poi, torna Soros: «Gli ungheresi rifiutano il piano Soros».

Si sfalda l'asse 'sovranista'?
Senza il blocco di Visegrad ma con un'interlocuzione finalmente aperta con Francia, Germania, Spagna, Portogallo? Addirittura con la piccola ma strategica Malta? Per Conte meglio così: «Questa è la solidarietà e la responsabilità che abbiamo sempre chiesto all'Europa e che ora, dopo i risultati ottenuti all'ultimo Consiglio europeo, stanno cominciando a diventare realtà». Parole che trovano conferma nello sfogo de presidente della Camera, Roberto Fico: «Chi non accetta quote va sanzionato pesantemente». Poi un chiaro messaggio al premier ceco Babis: «La strada per l'inferno è non saper accogliere. La questione migranti va affrontata con l'Europa e bisogna essere molto duri, perché in questi anni c'è stato un 'lavarsene le mani'». Ne è convinto il presidente della Camera, Roberto Fico, secondo cui «è molto importante tutelare e mettere in salvo tutte le persone a bordo delle navi, come è stato fatto ieri, garantendo qualsiasi tipo di servizio» ma «allo stesso tempo, bisogna dire all'Europa che l'Italia deve poter avere delle quote distribuite». Un impegno, insiste Fico, che non deve essere una sorta di «una tantum» come nel caso di Germania o Malta che «ne prendono 50». L'obiettivo deve essere quello di «avere un piano ordinato e organizzato di quote. Chi non vuole le quote, come i Paesi di Visegrad, non vuole comprendere cosa sta succedendo nel mondo» perché «i flussi migratori non si fermeranno mai, vanno solo gestiti perchè se si costruisce insieme una rete di solidarietà non esistono emergenze».

Salvini ora guarda alla Russia
Chiara anche la posizione di Matteo Salvini che, apertamente, non volta le spalle agli (ex) alleati sovranisti: «Le ong risparmino tempo e fatica sappiano che i porti italiani non sono disponibili». Ora «in Italia ci arrivi solo se hai il permesso, non siamo più il campo profughi del mondo». Da Mosca ha poi chiarito il senso del suo viaggio che non è stato solo «per vedere la finale dei Mondiali» e «non su un aereo di Stato ma «su un volo di linea» organizzato «dalla Fifa»: tra Italia e Russia l'impegno «comune» è di dare «stabilità dei Paesi del Nordafrica». Un impegno «che riguarda anche la lotta al traffico di esseri umani e all'immigrazione clandestina, per il contrasto al terrorismo islamico, al traffico di droga e di armi, per la prevenzione del fenomeno dei foreign fighter, per la cybersicurezza e la difesa dagli attacchi informatici».