24 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Cronaca

Minacce sui muri e alle fermate dei bus: Salvini nel mirino di 'vandali writer'

Il ministro dell'Interno si sfoga su Facebook dopo il caso di Torino e di Cisano Bergamasco: «Poveretti, mi fate solo pena»

TORINO - Torino e la provincia di Bergamo. Le fermate dei pullman del capoluogo piemontese e i bagni del centro polifunzionale di Cisano Bergamasco. Per alcuni semplici atti vandalici, per altre minacce più o meno velate. Il risultato è che praticamente ogni giorno, e ormai in decine di città italiane, il luogo in cui insultare, minacciare, attaccare il ministro dell'Interno del governo italiano sono muri, porte, pareti. Una volta, come accaduto a Torino, un disegno con un cappio legato al collo di Salvini e l'ormai immancabile slogan 'Lega stretto'. Un'altra scritte - in un discutibile italiano - di insulti e offese. Stavolta, però, il ministro dell'Interno non ha resistito e dopo il caso di Torino si è sfogato, alla sua maniera - tra l'ironia e la presa in giro - su Facebook.

Il caso di Torino
«Ieri, in alcune fermate dei pullman a Torino, sono comparse queste simpatiche scritte» il post su Facebook del ministro dell'Interno. Poi, l'immancabile messaggio agli autori del gesto: «Poveretti, mi fate solo PENA. Io non ho paura, vado avanti più determinato che mai, insieme alla nostra splendida Comunità!». Infine, lo slogan-hastag diventato ormai simbolo del suo governo: «#primagliitaliani».

Il caso di Cisano Bergamasco
Un atto «di ignoranza allo stato puro». Così il sindaco il sindaco leghista di Cisano Bergamasco, Andrea Previtali, ha commentato le scritte apparse sulle porte e sulle pareti dei bagni del centro polifunzionale di via Dorando Pietri.  Oltre che da parole cariche di odio e violenza, l’atto vandalico - come si può vedere dalla foto qui sotto - è caratterizzato anche da una buona dose di ignoranza. «Perché danneggiare un bene della collettività?» si chiede il sindaco leghista. Assurdo, poi, per il primo cittadino «augurare la morte a Salvini e il rogo a tutti i leghisti, con tanto di pennarello rosso e riferimento al simbolo comunista falce e martello». Questa la «buona dialettica di chi ha qualche problema con la democrazia e soprattutto di educazione».