24 aprile 2024
Aggiornato 14:00
Immigrazione

Sala alla tavolata multietnica: non demonizziamo Salvini, Milano lo batterà con idee e fatti

Il sindaco: i no non bastano, serve costruire una proposta. Dimostriamolo da Milano che cos'è la patria

Il sindaco di Milano Beppe Sala con l'arcivescovo Mario Delpini durante #RicettaMilano, la tavolata multietnica per dire no al razzismo
Il sindaco di Milano Beppe Sala con l'arcivescovo Mario Delpini durante #RicettaMilano, la tavolata multietnica per dire no al razzismo Foto: Flavio Lo Scalzo | ANSA ANSA

MILANO - «Il mio atteggiamento personale non sarà di demonizzazione del ministro dell'Interno perché non è questo che mi interessa, lo voglio battere con le idee, dimostrando che a Milano si può, e lo farò con il vostro aiuto: non urliamo e basta, non demonizziamo e basta, non troviamo le differenze e basta ma dimostriamo con i fatti che si può e si parte da Milano. Noi abbiamo il dovere di farlo perché noi possiamo, perché siamo i figli di Ariberto da Antimiano (arcivescovo di Milano nella prima metà dell'XI secolo, ndr) che nel Medioevo parlava di unità e integrazione nel lavoro, siamo i figli di Verri, di Beccaria, di Turati, di Martini, siamo i figli di Milano». E' quanto ha affermato il sindaco del capoluogo lombardo, Giuseppe Sala, in un passaggio del discorso che ha aperto ufficialmente oggi «Ricetta Milano», la gigantesca «tavolata multietnica» in corso al parco Sempione nell'ambito delle diverse iniziative organizzate dal «Comitato insieme senza muri» in collaborazione con l'assessorato alle Politiche sociali menghino. «Le paure ci sono - ha continuato Sala - tutti noi abbiamo delle paure, però Milano le paure le gestisce e non le butta addosso agli altri, Milano non ha paura della diversità perché sulla diversità ci costruisce il futuro, e non è una bella dichiarazione di principio perché Milano lo fa da 26 secoli ed è arrivata dove è arrivata, integrando e mettendo insieme le qualità di tutti noi. Quindi, innanzitutto, affrontiamo le nostre legittime paure ma amiamo la diversità».

I no non bastano
«Noi siamo qua oggi per dire dei 'no' ma siamo consapevoli che i 'no' non bastano, che serve costruire e avere una proposta» aveva affermato poco prima il sindaco, sottolineando che «certamente non saremo mai accondiscendenti rispetto ad un atteggiamento che sta dilagando nel mondo, da Trump all'Ungheria dove in questo momento chi distribuisce un volantino che parla di integrazione rischia dei guai penali. Dobbiamo essere consapevoli che con i soli 'no' non si va da nessuna parte e che non possiamo accontentarci di sentirci diversi - ha evidenziato Sala - e oggi è più che mai il momento di allontanare da noi qualunque senso di superiorità morale, facciamo il giusto, tiriamo fuori le nostre idee e ognuno faccia la propria parte. L'accoglienza è irrinunciabile per noi, diciamolo forte, come sono irrinunciabili, regole, leggi e strumenti. E allora io come sindaco di Milano non mi stancherò mai di chiedere di più e di offrire la nostra capacità per regolare, per gestire, per dare una prospettiva di futuro. L'accoglienza non si discute, lavoriamo per trovare le formule giuste».

Il sindaco cita don Milani
Poi il sindaco ha introdotto l'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, che avrebbe preso la parola dopo di lui affermando che il monsignore «è una persona che stimo moltissimo e potete pensare a quanto sia di conforto per me e per noi avere da sempre la Curia milanese al nostro fianco, non è un fatto scontato ma è sempre stata al nostro fianco e lo sarà sempre». Quindi Sala ha letto una significativa frase di don Lorenzo Milani: «Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia patria, gli altri i miei stranieri. Grazie a tutti voi per essere la mia patria e la nostra patria - ha concluso il primo cittadino - dimostriamolo da Milano che cos'è la patria, riportiamo parole come patria e democrazia al centro della nostra vita e non solo nel dibattito. Non si parla più di democrazia come se non fosse più un valore, facciamo vedere che questa è Milano e Milano è sempre stata fiera dei suoi cittadini ma non lo è mai stata come oggi, per cui sono fierissimo di voi!».