19 aprile 2024
Aggiornato 20:30
Governo Lega-M5s

Zagrebelsky lancia l'allarme: quello di Salvini e Di Maio è uno Stato «spietato verso i deboli e i diversi». Ecco cosa deve fare Mattarella

Un duro attacco quello che l'ex presidente della Corte Costituzionale sferra contro il nascente governo grillo-leghista

L'ex presidente della Consulta Gustavo Zagrebelsky
L'ex presidente della Consulta Gustavo Zagrebelsky Foto: Alessandro Di Marco ANSA

ROMA - «Sembra si stia configurando un governo a composizione e contenuti predeterminati, totalmente estranei al Parlamento e al presidente della Repubblica. Il quale rischia di trovarsi con le spalle al muro per effetto di un ‘contratto’ firmato davanti al notaio. Eppure, la nomina del governo spetta a lui. Lui non è un notaio che asseconda muto». Lo afferma in un’intervista a Repubblica il presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky, che ribadisce il ruolo non notarile del Capo dello Stato. Da una parte c’è il voto del 4 marzo, che «ha detto una cosa semplice e una difficile. Quella semplice è un desiderio di rottura; quella difficile è il compito ricostruttivo». Dall’altra ci sono i poteri di Sergio Mattarella, che «teoricamente potrebbe respingere le proposte fattegli. Ma, se lo immagina il caos che ne deriverebbe?». Mattarella è un partner che «può e deve intervenire» per fare valere ciò che gli spetta come dovere istituzionale. Non si tratta di «astratti scrupoli di giuristi formalisti, ma di importantissimi compiti di sostanza».

Cosa farà Mattarella
Già, la formazione del governo è un atto complesso - sottolinea Zagrebelsky - e il presidente ha tutte le possibilità, in passato ampiamente esercitate, per far valere i poteri che gli spettano. Se egli accettasse a scatola chiusa ciò che gli viene messo davanti - sottolinea -, si creerebbe un precedente verso il potere diretto e immediato dei partiti, un’«umiliazione» di Parlamento e presidente della Repubblica, una «partitocrazia finora mai vista». Anche per questo non è affatto scontato che dal presidente arrivi un avallo al duo Di Maio-Salvini. Zagrebelsky ha qualche perplessità sui contenuti del contratto di governo siglato da Lega e M5s. «Questo - spiega - non è un contratto ma un accordo per andare insieme al governo. Insomma, un patto di potere, sia pure per fare cose insieme. Niente di male. Ma chiamarlo contratto è cosa vana e serve solo a dare l’idea di un vincolo giuridico che non può esistere». Il presidente, ricordando vicende del passato, ha detto con chiarezza che intende far valere le sue prerogative. Potrebbe procedere a nuove consultazioni, e poi conferire un incarico corredato da condizioni che spetta a lui dettare, come rappresentante dell’unità nazionale e primo garante della Costituzione.

Vincoli di bilancio e uno Stato «spietato verso i deboli e i diversi»
Zagrebelsky si dice preoccupato soprattutto per i vincoli generali di bilancio: «Mi pare che, sulle proposte che implicano spese o riduzioni di entrate, si discuta come se non ci fosse l’articolo 81 della Costituzione che impone il principio di equilibrio nei conti dello Stato e limiti rigorosi all’indebitamento. Ciò non deriva (soltanto) dai vincoli europei esterni, ma prima di tutto da un vincolo costituzionale interno che non riguarda singoli provvedimenti controllabili uno per uno, ma politiche complessive». Un accordo molto, troppo, superficiale, prosegue l’ex presidente della Consulta, su temi importanti come la sicurezza. «Dall’insieme, emerge uno Stato dal volto spietato verso i deboli e i diversi», dall’autodifesa all’uso del taser», si spinge persino ad affermare, «fino alle misure contro l’immigrazione clandestina»: il presidente della Repubblica avrebbe motivo di intervenire, «contro involuzioni che travolgono traguardi di civiltà faticosamente raggiunti». Quanto al «comitato di conciliazione», conclude, è «cosa piuttosto innocua se rimane nella dinamica dei rapporti politici tra i contraenti. Cosa pericolosissima, anzi anticostituzionale, se dalle decisioni di tale comitato si volessero far derivare obblighi di comportamento nelle sedi istituzionali, del presidente del Consiglio, dei ministri, dei parlamentari».