Martina: «Salvini ci porterebbe da Orban»
Il segretario del PD: «Il leader leghista è contro gli interessi italiani. Per colpa sua e dei suoi soci 50 giorni di coas. Alternativi a M5S ma dovere rilanciare sfida»
ROMA - «Un governo con Salvini come azionista di riferimento ci porterebbe da Orban contro gli interessi italiani. Andate a vedere come quei paesi non hanno mai aiutato l'Italia su alcuni temi cruciali come quelli dell'immigrazione e scoprirete una grande verità dietro alla propaganda leghista». Così il segretario reggente del Partito Democratico, Maurizio Martina, a Roma uscendo dal Nazareno.
Da Salvini e soci 50 giorni di caos
«Abbiamo terminato il giro di consultazioni con il presidente Fico. Siamo arrivati a questo dopo 50 giorni di caos, tira e molla e veleni tra le forze che il 4 marzo hanno prevalso. Siamo arrivati a questo non certo per colpa nostra. Salvini e soci che cercano di fare la morale dovrebbero solo tacere ora. È stato giusto fino a qui ribadire con coerenza e nettezza che l'onore e l'onere della prova spettasse a loro. Ma loro non ce l'hanno fatta, offrendo solo ambiguità. Ci hanno dato 50 giorni di proclami senza un passo concreto per il Paese».
Alternativi a M5S ma dovere rilanciare sfida
«Ci viene chiesto di valutare un possibile percorso di confronto con il Movimento Cinque Stelle. Abbiamo riconosciuto alcuni fatti nuovi, a partire dalla chiusura definitiva del tentativo di accordo tra il Movimento, il centrodestra e la Lega, e abbiamo convocato la nostra direzione nazionale per confrontarci e decidere insieme proprio se aprire o meno questo lavoro».
«Non sfugge a nessuno di noi - prosegue Martina - che questa strada è difficile e potrebbe anche non portare a una intesa. Nessuno dimentica gli scontri che ci hanno diviso in questi anni dal Movimento Cinque Stelle. Siamo stati e continueremo ad essere esperienze profondamente diverse, alternative su molti fronti. Rivendicheremo sempre con orgoglio il nostro impegno per l'Italia con i nostri governi di questi anni. Non negheremo mai la nostra storia, la nostra identità, i nostri valori. Si tratta ora di decidere - rileva Martina - se accettare il confronto o meno per giudicarne gli esiti solo alla fine di un vero lavoro di approfondimento. Personalmente ritengo che sia nostro dovere farlo, rilanciando la sfida. Andando a vedere il merito di una possibile agenda d'impegni. Non farlo rischia in qualche modo di contribuire all'involuzione del nostro Paese anche sullo scenario europeo».
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